HomeMusica e CulturaArtisti - SpecialCorretto uso del Master

Corretto uso del Master

Cari MusicOffili, eccoci ritrovati al nostro secondo appuntamento, nell’articolo precedente “Dov’è Finita La Demo?” ho voluto trattare un tema indirizzato in particolar modo a chi si sta avvicinando alla composizione di brani che andranno a far parte di un supporto fisico chiamato cd e allo stesso tempo ho un

Cari MusicOffili, eccoci ritrovati al nostro secondo appuntamento, nell’articolo precedente “Dov’è Finita La Demo?” ho voluto trattare un tema indirizzato in particolar modo a chi si sta avvicinando alla composizione di brani che andranno a far parte di un supporto fisico chiamato cd e allo stesso tempo ho un po’ voluto “puntare il dito” contro la convinzione che tutti abbiamo la possibilità e la capacità di realizzare un “vero” disco. Inutile dire che si è sviluppata subito un’accesa discussione sul forum in cui si sono generati molti spunti, spero di poterne suscitare altrettanti con questa seconda parte! Anni fa, tempi ormai andati, si usava incidere a proprie spese una demo di tre o quattro brani tanto da potersi proporre a case discografiche con la speranza di ottenere un contratto per la realizzazione del così tanto sognato disco. In caso di mancata risposta, la band, per iniziare a farsi conoscere, mandava il proprio lavoro a giornali settoriali o web-magazine per ottenere una recensione sotto la categoria “Demo” tanto da iniziare a far girare il proprio nome. In un secondo momento si valutava l’idea di realizzare nuovi brani per ricominciare da capo la ricerca di un contratto ma, in questo caso, con un’esperienza maggiore alle spalle.
Alcune band ce la facevano a raggiungere il disco e così continuavano nel proprio percorso, altre invece no, prendendo così la decisione di mettere da parte i propri sogni e sciogliere il gruppo oppure accontentandosi, cosa comunque nobile, di suonare per puro hobby tra amici e nei locali che davano modo loro di esibirsi. Ed oggi come funziona? È rimasto tutto uguale o qualcosa è cambiato?
Mi rincresce dirlo ma determinati procedimenti sono molto diversi, alcune cose sono peggiorate altre, volendo, sono migliorate. Innanzi tutto possiamo dire che è diventata un’impresa ardua, o anche meglio, impossibile trovare una casa discografica che investa soldi per la realizzazione di un disco (registrazione, missaggio etc…).
Purtroppo ormai solo nei film possiamo vedere la band che dopo un’esibizione in un locale sconosciuto viene avvicinata dal discografico di turno per poi ritrovarsi sui più grandi palchi del mondo con milioni di copie vendute e milioni di fans sparsi per il globo.
Quindi vediamo un po’ come potrebbe muoversi un gruppo emergente che ha ancora il cassetto pieno di sogni… Stando a quanto anticipato, tra le righe possiamo leggere che di sicuro la band avrà delle spese da affrontare, prime tra tutte la realizzazione del proprio Master (cd ultimato). La prima decisione che la band deve prendere, se ha intenzione di riuscire ad ottenere un contratto di qualche tipo, è il numero di brani da incidere. Con i tempi che corrono, se consideriamo quanti gruppi provano a costruirsi una propria carriera, se entriamo anche nell’ottica che c’è sempre chi ha fatto più di noi, l’ideale sarebbe incidere un numero di brani la quale durata totale superi almeno i trentacinque/quaranta minuti tanto da avere un prodotto che duri quanto un vero disco. Possiamo dire che è diventato inutile inviare un prodotto di solo tre o quattro brani: in questo modo, sempre sperando che la fortuna ci assista, si potrebbe sperare in una risposta che dica “belle canzoni ma vorremmo sentire il resto”. Inviando un master completo, invece, si può aspirare a trovare un’etichetta discografica che lo prenda, stampi delle copie e si muova con un’adeguata promozione (pubblicità del lavoro in pubblicazione, pubblicità a lavoro pubblicato, recensioni, interviste e tutto ciò che concerne un’ottima promozione).
Vorrei fermarmi un attimo per mettervi in guarda sulle situazioni che potreste incontrare.
Nella migliore delle ipotesi, l’etichetta lavorerà per voi a proprie spese prendendosi, ovviamente e giustamente, una percentuale sulle royalties, diritti SIAE, copie fisiche vendute e brani venduti online.
Oppure lavorerà quasi completamente a proprie spese ma da parte vostra avrete l’obbligo di acquistare un tot numero di copie da loro stampate cedendo, comunque, una parte dei diritti come nel caso precedente. La maggior parte ve le rivende a 5 euro IVA inclusa il che, a mio avviso, per la band va più che bene dal momento in cui con 500 euro avreste 100 copie del vostro lavoro e rivendendolo a 10/15 euro a copia rientrereste tranquillamente con le spese e riuscireste anche ad incrementare il vostro fondo cassa.
Altre etichette, invece, lavorano in base al vostro budget… cioè, più pagate e più loro lavorano. L’ideale sarebbe trovare più proposte per aver modo di valutare quella migliore. Oggi come oggi esistono, sparse per il mondo, migliaia e migliaia di etichette discografiche di basso, medio ed alto livello. Quelle che si muovono con un’adeguata promozione sono quelle che trovate sempre presenti, su giornali settoriali o web magazine, con recensioni ai propri prodotti, interviste ai propri gruppi o pubblicità all’etichetta stessa. Quindi vi invito ad annotarvi il nome dell’etichetta che trovate sotto il gruppo recensito o il marchietto (molti ancora si chiedono cosa sia) stampato sul retro del cd. Una volta fatta una lista delle etichette, impacchettate il vostro prodotto ed inviate il tutto.
Potete anche provare a contattarle tramite e-mail cercando di istaurare intanto un rapporto per chiedere anche se sono disposti a scaricare l’album compresso da voi in precedenza in qualche modo (zip, rar ecc.), anche se non è il metodo di più garantito successo nell’attirare l’attenzione. Vi consiglio di essere il più professionali possibile a partire dal modo in cui scrivete l’e-mail fino ad arrivare a ciò che inviate. In primis dovreste ottenere un master soddisfacente come sound (diamo per scontato che la composizione/arrangiamento del brano siano professionali), rivolgendovi anche a piccoli studi che in digitale o analogico–digitale, riescono a soddisfare a pieno le vostre esigenze anche a prezzi contenuti. Piccola avvertenza: non lasciatevi impressionare dall’estetica dello studio o dal “mixerone” di turno. Prima di decidere con chi lavorare, fatevi dare delle registrazioni effettuate da loro cercando anche di farvi dire quanto tempo è stato speso per tale prodotto. Tutti gli studi, piccoli o grandi che siano, ottengono sound diverso in base a quanto tempo restano a lavorare sul mix di un brano! Nel vostro pacchetto, inserite anche un piccolo book fotografico della band con biografia allegata. Non dilungatevi troppo nello scrivere che tanto chi vi valuterà non spenderà più di cinque minuti a leggere la vostra bio. Ovviamente consiglio di inserire una biografia alle band che abbiano già almeno un minimo percorso alle spalle. Può sembrare cosa stupida, ma già un primo impatto positivo, anche visivo, porta ad un ascolto più interessato del master. Prima ho detto che esistono etichette di piccolo, medio ed alto livello. Questo vuol dire che in un modo o nell’altro si può raggiungere la pubblicazione del proprio disco ma bisognerebbe anche riconoscere a che livello esso sia stato pubblicato. Purtroppo personalmente oggi come oggi mi sento circondato da “rockstar”, da ragazzi che pubblicano con una piccola etichetta il proprio disco e si atteggiano a star mondiali, o da chi mette su un’etichetta e pretende, o più semplicemente, ha la convinzione di poter spingere una band a livello mondiale tanto quanto case tipo Roadrunner ed altri big del settore. Oppure di tour fatti in giro affittando locali o andando a suonare lontano dal proprio paese, davanti a sedie vuote, per poi tornare e far credere che migliaia e migliaia di persone hanno comprato il biglietto d’ingresso per lo spettacolo e guarda caso ti porgono foto dei locali in cui hanno suonato ma le foto sono scattate prima dello spettacolo (o sempre verso il palco) e mai per avere una testimonianza di quanta gente era lì presente durante lo show. Come bisognerebbe ridimensionare la parola disco o quanto meno ammettere che non tutte le pubblicazioni sono uguali, lo stesso vale per la parole tour. Vi porgo una piccola domanda e poi chiudiamo questa piccola parentesi… non pensate che ci sia differenza tra un tour pianificato perché la band viene contattata da terze persone e un tour pianificato perché la band, o chi per essa, si propone per suonare?
Vi do il mio parere. Nel primo caso, se la band viene chiamata vuol dire che in quel determinato posto ha un seguito, ha una certa importanza e di conseguenza i presenti allo spettacolo saranno, al 90%, lì per la band di turno e di sicuro ci sarà una certa affluenza. Nel secondo caso, invece, se il locale accetta di far suonare la band, di sicuro non darà un cachèt alto e per di più se ci sarà gente, di sicuro in numero inferiore rispetto al primo caso, sarà lì in quanto clienti abituali del locale quindi è indifferente quale gruppo salirà sul palco. Se ci pensate bene la differenza è enorme.  Comunque non fraintendetemi, personalmente non critico chi pubblica dischi con piccole etichette o chi promuove la proprio band suonando in giro (che sono cose a dir poco importanti come step di “gavetta”), ci mancherebbe altro, ma critico chi gioca a fare la rockstar! Se pensate di non essere in grado di muovervi da soli per trovare un’etichetta discografica, potete valutare l’idea di mettervi in mano a qualche agenzia, ovviamente a pagamento, che lavori per voi a tale proposito. Ma anche qui mi sento di darvi qualche dritta.
Non mi fermo troppo a parlare delle agenzie che lavorano bene, queste devono essere solo rispettate, ma ci tengo a sottolineare che anche in questo caso è facile trovare avvoltoi che approfittano dell’ignoranza, della buona fede e del continuo rincorrere i propri sogni della band.
È giusto che la band paghi l’agenzia, dopotutto essa lavora per voi, ma non è giusto quando l’agenzia vi pone false speranze a prezzi anche elevati. Vi faccio un piccolo esempio in cui potete incappare: ci sono agenzie che vi chiedono cifre tipo 3/4000 euro ed in cambio vi offrono la registrazione di due brani per poi muoversi nella ricerca di un’etichetta (specificando sul contratto che non assicurano la riuscita del loro operato).
Se ci fermiamo un attimo a pensare a quanto letto in precedenza nell’articolo e a riflettere su questa proposta che vi potrà essere fatta (proposta vera e non inventata dal sottoscritto) possiamo dedurre che dal momento in cui con due brani nessuna etichetta sarà interessata alla band di turno, l’agenzia investirà una cifra che si aggira intorno ai 300euro (anche questo non è inventato dal sottoscritto) per far registrare e lascio a voi immaginare se con tale cifra si possa ottenere un’ottima riuscita dal momento in cui parliamo di registrazione, missaggio e mastering, quindi almeno tre o quattro giorni di lavoro ottimizzati in uno solo, o in un giorno e mezzo.
In seguito, se almeno hanno un minimo di buon senso, inoltreranno i due brani ad una propria mailing list e così, con un click, inviano i brani ai vari contatti facendo credere alla band che per contattare tutte le etichette e per attendere risposta dovranno lavorare per almeno un anno giustificando così la cifra che chiedono. Ed infine? Dopo un bel periodo di attesa la band riceverà la risposta che nessuna etichetta è interessata a loro e quindi arrivederci e grazie. Prima di salutarvi voglio sottolineare che esistono etichette discografiche che lavorano molto bene nella promozione della band e, allo stesso tempo, esistono ottime agenzie (anche non a pagamento anticipato ma a percentuale sui guadagni, cioè se lavorano bene si guadagna tutti, altrimenti nessuno ci perde) che aiutano le band a trovare un contratto ma, a mio avviso, in articoli come questi è meglio parlare più che altro delle situazioni spiacevoli che vorremmo evitare cercando di essere lucidi nelle nostre scelte senza essere influenzati dall’estrema voglia di “apparire” piuttosto che “essere”. Simone Fiorletta