HomeMusica e CulturaArtisti - SpecialBye bye Yardbirds: Clapton saluta tutti e se ne va

Bye bye Yardbirds: Clapton saluta tutti e se ne va

13 Marzo 1965, Eric Clapton lascia gli Yardbirds per divergenze artistiche. La pietra dello scandalo è la registrazione di un nuovo 45 giri.

I musicisti si trovano di fronte a due possibilità: incidere un brano che strizzi l’occhio al beat, intitolato “For Your Love” e caldeggiato dal bassista-leader Paul Samwell-Smith, oppure registrare una versione di “Your One And Only Man” del soul man americano Otis Redding, opzione preferita da Clapton.
Dopo avere inciso “For Your Love” i musicisti dicono chiaramente che non c’è bisogno di provare il pezzo di Redding.
Eric Clapton è furioso: “Li ho mandati al diavolo. In quel momento ho deciso che non avrei più suonato con loro“.

“For You Love” è la goccia che fa traboccare il vaso. Da alcuni mesi, infatti, si è creato un solco tra Clapton e il resto della band. Nati in seno alla vivace scena londinese d’inizio anni ’60, gli Yardbirds sono riveriti come uno dei gruppi emergenti di British Blues.
Sono arrivati persino ad accompagnare il bluesman afro-americano Sonny Boy Williamson e Clapton ha avuto l’onore di suonare col leggendario Muddy Waters

Il manager del gruppo, Giorgio Gomelsky, e Paul Samwell-Smith sono però convinti che la formazione debba rendere il proprio repertorio più appetibile al grande pubblico per riuscire a sfondare come hanno fatto Beatles e Rolling Stones.
Clapton, al contrario, è fermamente convinto che la band debba suonare blues. Scritta da Graham Gouldman dei Mockinbirds ispirandosi per l’introduzione strumentale allo standard “The House Of The Rising Sun” e rifatta dai Fleetwood Mac nel 1973, “For Your Love” diventa il maggiore successo degli Yardbirds.

L’harpsichord è suonato da un allora sconosciuto Brian Auger. Clapton sarà rimpiazzato negli Yardbirds con un altro chitarrista elettrico fuori dall’ordinario: Jeff Beck. Il cantante Keith Relf liquida la separazione in modo sarcastico: “Forse Clapton ama così tanto i blues da non sopportare di sentirli suonati così male da un gruppo di bianchi come noi“.