Eh si, sebbene non ci spostiamo di un centimetro dalla nostra nuova sede di Roma, non ce ne stiamo con le mani in mano e andiamo a raccontare stavolta qualcosa di noi.
Non vi preoccupate, non partono i curricula della redazione, piuttosto cominciamo a svelare i retroscena del nostro studio, da come è stato concepito a come poi è stato realizzato.
Cablare, un duro lavoro ma qualcuno…
Di certo io non posso parlarvi di progettazione acustica o di muratura, di termoidraulica o di pavimentazione, mi limiterò a parlarvi di quello che è il mio mestiere… ma qual è il mio mestiere?!? Ne faccio tanti!
Scherzi a parte, il cablaggio audio è una delle cose che faccio da più tempo, da molto prima che iniziassi a muovere le manopole sui mixer.
Già a 14 anni mi divertivo a costruire mixer con i circuiti di Nuova Elettronica e le scatole Teko. A 16 anni costruii un multicord per il mixer Montarbo (con eco a nastro) del gruppo di liscio che si prese il rischio di mettermi in regia!
Utilizzai all’uopo un cavo multipolare telefonico (rimediato da un amico non so come) e stage-box 10 canali, rigorosamente con jack sbilanciati: sulle piazze prendevamo Radio Vaticana che era una bellezza!!!
Ma di ronze ne sono passate sopra quei palchi, era il lontano 1988, per fortuna nel frattempo qualcosa l’ho imparata…
Così, quando Thomas ”Doc” Colasanti mi ha chiesto di mettere mano al progetto del cablaggio audio/luci/video del nuovo studio di Musicoff, non mi è parso vero: lasciare una firma in quella che reputo la migliore fucina di contenuti musicali e tecnici del belpaese, sarebbe stata un’occasione imperdibile!
Al nostro primo incontro, organizzato per definire i punti cardine del progetto, vis a vis – in compagnia, manco a dirlo, di una sleppa tanta di pizza con la mortadella – Thomas è stato subito chiaro e netto: ”per il nuovo studio di Musicoff solo il meglio!”.
E allora la scelta è stata obbligata: cavi Klotz, connettori Neutrik e pannelli Link!
Per prima cosa ho contattato l’architetto responsabile del progetto e degli impianti, per fare in modo di inserire nelle varie tavole anche quella relativa al cablaggio di segnale audio, potenza, video e luci.
Questa operazione è stata fondamentale per stimare la quantità e il passaggio delle tubazioni (i famosi “corrugati”), da posare prima che pavimento e pareti fossero finite.
Dalla riunione con Thomas era uscito fuori che, per quanto l’ambiente fosse contenuto (un open space di circa 9x9mt), in qualsiasi posizione si potesse trovare una sorgente sonora, la si sarebbe potuta collegare a pochi metri di distanza.
Connessioni ovunque e in qualunque momento
Tradotto significa che molti punti di connessione sarebbero stati sparsi in giro, di quelli che sul palco normalmente chiamiamo “stage-box”.
Per carità, le stage-box per il live sono fatte in metallo, per essere maltrattate prima dai facchini e poi dai tecnici, mentre in questo caso, verranno trattate con i guanti da Thomas e i suoi collaboratori, per questo motivo sono state progettate in esclusiva dall’architetto e realizzate appositamente in legno.
Il dimensionamento del cablaggio tiene dunque conto del numero di sorgenti che si prevede di avere, della posizione di queste, della posizione della regia e del numero di segnali di ritorno necessari all’ascolto dei musicisti.
Questo per quanto riguarda l’audio, mentre per le luci il percorso del segnale DMX è sostanzialmente unidirezionale, dalla console in regia verso le luci, da collegare in cascata, tramite splitter eventualmente.
Per il video invece si prevedono diversi punti di collegamento (24 in totale) che mettono in comunicazione la regia con le varie sorgenti (telecamere) e destinazioni (schermi LED).
Uno studio multifuzione
L’esigenza di avere uno studio multifunzione, che potesse adattarsi alle innumerevoli situazioni che si verranno a creare nel tempo, ci ha portato a individuare sette zone di ripresa e una zona per la regia, ciascuna dotata di diverse possibilità di connessione audio/video e luci. In ordine di numero di connessioni abbiamo:
- Palco A: lo dice la parola stessa, è la stage-box per eccellenza, quella che prevede di raccogliere il numero più alto di sorgenti e di ritorni di ascolto, un una zona che rappresenta il lato sinistro della zona palco principale
- Palco B: idem con patate per il lato destro
- Booth: è la gabbia del batterista, o più in generale degli strumenti molto rumorosi
- Riunioni: zona di pianificazione e di community!
- Corner: angolo polivalente, anche per eventuale seconda regia
- Soppalco: zona di ripresa video e all’occorrenza audio
- Truss: zona di connessione per tutto ciò che riguarda audio/video/luci posizionati sulla truss
- Regia: la centrale di controllo, il regno supremo del Doc!
Ottenuti questi dati, si procede a stilare la lista della spesa, molto divertente da fare quando non si bada a spese se l’obiettivo principale è la qualità!
I cavi che abbiamo scelto
Partiamo ovviamente dalla distribuzione audio, in particolare dei segnali analogici, per la quale sono stati scelti i multicord Klotz della serie Analog Studio PW X, in tagli da 4, 8, 16 e 24 canali (o “coppie” come si dice in gergo).
Klotz è un marchio tedesco, leader dal 1979 nella produzione di cavi e connettori per il mondo audio e non solo. È distribuita in Italia da Backline SRL.
La serie PolyWIRE (PW) della Klotz è da anni il bestseller europeo nella gamma di cavi di connessione e installazione da studio.
Grazie all’uso di un PVC specifico, il cavo è robusto e comunque ultraflessibile e rimane piatto senza attorcigliarsi quando viene steso o installato.
Le buone prestazioni audio derivano dalla generosa sezione trasversale dei conduttori interni (0,22 mmq), insieme alla bassa capacità, mentre le guaine numerate rendono l’assemblaggio più semplice e l’etichettatura superflua.
La schermatura è quella classica da installazione, ovvero a foglio di alluminio e conduttore nudo associato. Con l’ultima generazione di questo cavo viene applicato un isolamento conduttore in polietilene reticolato, per evitare il restringimento durante la saldatura.
La posa di questi multicord, ovvero quello che gli elettricisti chiamano “l’infilaggio”, è stata una vera Odissea, parafrasando il Manuel Fantoni di Verdoniana memoria, specie se parliamo del 24 coppie.
Ebbene si, quando abbiamo scoperto che per questioni di sovrapposizioni, il corrugato diametro 40mm faceva un giro a dir poco bizzarro, raddoppiando il percorso, mi si sono rizzati i capelli… e vi assicuro che nel mio caso ce ne vuole!
Ma alla fine ce l’abbiamo fatta, grazie soprattutto alla sovrumana forza del boss (che tirava il cavo con un gioco di gamba/testa/spalla), alla straordinaria tenuta del cavo (ben lubrificato), nonché alla sapiente maestria del cablatore… che sarei io (che spingevo agevolmente)!
Per la distribuzione del segnale di potenza abbiamo scelto invece i cavi Klotz della serie SCH, in tagli da 2, 4 e 8 conduttori di sezione da 2,5 mmq.
La caratteristica di questo cavo per altoparlanti, o cavo speaker, è la guaina complessiva estremamente sottile e tubolare, che presenta due vantaggi: oltre ai costi, viene mantenuto basso anche il calore di combustione o LHC (extreme low heat of combustion), criterio importante in diverse installazioni fisse.
Inoltre è presente tra i conduttori la classica polvere ritardante alla fiamma o FRNC (flame retardant and non corrosive) e i fili di rame nudo sono trafilati a trefoli molto sottili.
Passiamo ora al fronte luci, dove abbiamo utilizzato cavi singoli Klotz della serie OT (Omni Trans), adatti ai segnali digitali che richiedono impedenza di 110 Ohm, come il DMX (luci) o l’AES/EBU (audio).
I vantaggi di questo cavo sono la sua capacità molto bassa e costante di attenuazione, nonché una schermatura estremamente densa: i requisiti per una connessione senza interfaccia su lunghe distanze.
La robusta e spessa guaina esterna in PUR consente inoltre di inserire il cavo nei tralicci in modo rapido e semplice, cosa che nel nostro caso non è servita, avendo installato i cavi nelle tubazioni.
I due conduttori interni hanno sezione di 0,22 mmq (24AWG) mentre la schermatura è doppia, costituita da foglio in alluminio e maglia di rame.
Si, avete visto bene, questo sopra è un cavo video. Faccio mea culpa, purtroppo devo confessare che Doc mi ha costretto a occuparmi non solo del segnale DMX delle luci ma anche di quello del video, cosa davvero imperdonabile…
Ma siamo professionisti, facciamo buon viso a cattivo gioco, testa bassa, saldatore acceso e via andare!
Per la distribuzione video abbiamo concordato con Thomas di adottare il segnale digitale SDI, da convertire eventualmente in HDMI ove necessario. Per il cablaggio ci siamo rivolti alla Link sia per il multipolare coassiale CVS LK5RX75S2 che per il singolo coassiale CVS LKRG6DS 4K.
L’esigenza di fondo era quella di riuscire a mantenere integro, su standard UltraHD e 4K, il segnale che dalle telecamere arriva alla regia video, per questo la scelta è ricaduta su questi cavi, rigorosamente made in Italy.
Il singolo coassiale in particolare, è l’HDTV RG6 di Eurocable ed è dotato di una tecnologia a “gas iniettato” per un’attenuazione molto bassa anche alle frequenze più alte. Il cavo è indicato principalmente quando la distanza di trasmissione del segnale da coprire è considerevole ed è adatto al trasporto di segnali che seguono le specifiche SMPTE per la distribuzione video SDI e HDTV.
La versione 4K disponibile su richiesta e noi l’abbiamo richiesta!
Per chiudere la parata dei cablaggi presentiamo il CAT6A S/FTP Solid Bare di Eurocable, un cavo ad alte prestazioni dotato di una guaina flessibile e robusta.
Tutte le coppiole sono schermate individualmente e una guaina esterna aggiuntiva lo protegge dalle interferenze. Queste caratteristiche garantiscono un’elevata velocità di trasmissione; il CAT6A di Eurocable è conforme con gli standard EIA/TIA 568B.2 e ISO/IEC 11801.
Ovviamente il cablaggio di rete è stato pensato per un eventuale trasporto di segnale digitale multicanale come ad esempio Dante, AVB, AES50 o67, etc.
Credo che per questa prima puntata possa bastare, ma non finisce qui, non perdetevi la seconda parte del “making-of” del cablaggio dello studio di Musicoff!
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