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Still Got The Blues #1

Salve a tutti cari MusicOffili, così iniziamo oggi questa mia nuova rubrica didattica tutta incentrata sul blues, nella quale cercherò di fare il più possibile chiarezza su alcuni punti oscuri che spesso vengono tralasciati, come ad esempio l’importanza di essere buoni chitarristi ritmici prima di diventare dei no

Salve a tutti cari MusicOffili, così iniziamo oggi questa mia nuova rubrica didattica tutta incentrata sul blues, nella quale cercherò di fare il più possibile chiarezza su alcuni punti oscuri che spesso vengono tralasciati, come ad esempio l’importanza di essere buoni chitarristi ritmici prima di diventare dei novelli Steve Ray Vaughan (eh si, quei suoi soli che ci piacciono tanto richiedono grande sensibilità ritmica oltre che melodica); in questa prima puntata parleremo di come affrontare un dilemma che spesso affligge noi chitarristi anche in altri generi, ma più spesso proprio nel blues, come accompagnare quando c’è già un chitarrista ritmico che porta lo shuffle? Posso cavarmela mettendo frasi soliste ovunque? No!
Posso trovare un accompagnamento che sia complementare, sia in termini di voicing che di ritmo, a quello del mio collega? Si!

Innanzi tutto possiamo dividere l’organizzazione della nostra ritmica in un blues da 12 battute in modo molto semplice:

  • basso range
  • medio range
  • alto range

La scelta ricadrà in base al tipo di ensemble in cui stiamo suonando: se siamo in una band con due chitarre e un organista, molto probabilmente lasceremo a quest’ultimo il compito di accompagnare usando il range di accordi più alto per “colorare” l’esecuzione del brano.
In ogni caso è fondamentale ascoltare chi sta suonando con noi per capire come creare un accompagnamento completare al loro.

Ora però bando alle ciance ed entriamo nel vivo di questa breve lezione.
Ecco degli esempi di ritmiche sul basso range, il primo è il classico boogie-woogie, che prende il nome proprio dal tipico accompagnamento pianistico; per praticità ho preferito sviluppare gli esempi su un blues in A, partendo prima dai voicing con la tonica su sesta e quinta corda, così da poterli trasportare in tutte le altre tonalità e soprattutto darvi un’alternativa per quando vi serve un accompagnamento dal suono più staccato.Nel secondo esempio, invece, lo stesso blues è con le toniche con le corde a vuoto che, oltre ad affaticare meno la mano sinistra, ci consente di avere un sound più “aperto” e ricco di armoniche.Come noterete, non ci sono abbellimenti né fills negli esempi ed è del tutto intenzionale proprio perché vorrei ci si soffermasse più sull’aspetto ritmico per costruire basi più solide (infatti tutti gli esempi dell’articolo possono e devono essere correlati da abbellimenti ma lo vedremo in un’altra occasione sempre su questa rubrica).
Ci sono inoltre altri modi per accompagnare nel basso range, utilizzando in particolare il walking bass. Non è insolito infatti in alcuni casi doppiare la linea del basso. Però mi riservo questo argomento per le prossime puntate (in qualche modo dovrò pure invogliarvi a seguire la rubrica no?).

Veniamo ora al medio range. Se avete prestato attenzione fin qui, la particolarità delle ritmiche sul basso range è quella di porre l’accento sempre sul battere. Quindi possiamo creare un effetto di equilibrio ritmico non soltanto cambiando voicing, ma spostando anche l’accento sul levare come nell’esempio successivo.Qui la particolarità è quella di usare voicing sulle quattro corde centrali, tutti dominanti con la nona, e va notato che il A9 è suonato in primo rivolto (a molti ricorderà un C# semidiminuito e nei fatti lo è), molto utilizzato nel blues.

Infine venendo al range alto, ci ritroviamo a doppiare la sezione fiati. Questo è un accompagnamento estremamente efficace perché di per sé funziona benissimo in risposta al cantato.  Può essere innanzitutto utilizzato in modo molto statico come nel primo esempio:Oppure lo si può utilizzare articolandolo un po’ aggiungendo il movimento cromatico:Come studiare tutto questo materiale? Semplicemente mettendolo in pratica sui vostri blues preferiti e soprattutto trasportandolo in tutte le 12 tonalità.
Non ho volutamente aggiunto un finale negli esempi (sempre perché è un argomento che voglio mantenere a parte), ma ovviamente i chorus conclusivi dovranno terminare col passaggio Bb7 – A7, a differenza di quelli intermedi che terminano, come negli esempi, F7 – E7.
Naturalmente resto a disposizione sul forum per qualsiasi vostra domanda.
Long live the Blues!

Fabiana TestaFabiana svolge attività professionale dal 2006, è diplomata GIT di Los Angeles (Outstanding Student Award) ed ha all’attivo numerose collaborazioni, tra cui quella con Massimo Ranieri nel suo tour “Canto Perché non so nuotare… da 40 anni!”. Attualmente, contemporaneamente all’attività di freelance, è insegnante sia privatamente che presso il Roma Contemporary Music College.