Siamo arrivati ai ruggenti anni '20, Gibson è oramai sulla cresta dell'onda e continua ad innovare in campo di acustiche e ben presto anche di elettriche.
Siamo arrivati ai ruggenti anni ’20, Gibson è oramai sulla cresta dell’onda e continua ad innovare in campo di acustiche e ben presto anche di elettriche.
Dopo aver visto nella scorsa puntata alcune grandi invenzioni come quella del Truss Rod, che compie quest’anno il centenario, continuiamo con Davide Tomassone a scoprire la storia di Gibson.
Siamo negli anni ’20, un periodo di grande crescita ed entusiasmo ma anche di enormi paradossi. Siamo nell’era del proibizionismo, dei club dove si esibiscono le big band e dei circoli privati dove si entra con la parola d’ordine e si serve alcol clandestinamente.
L’azienda di Kalamazoo in questi primi ani ’20 ha ancora l’obiettivo di spodestare l’altro grande marchio americano di chitarre acustiche, Martin, e se da un lato continua la sua produzione oramai classica di flat top, dall’altro risponde alle esigenze dei chitarristi delle band con una chitarra dalla voce molto grossa, la Jumbo, in grado di competere con le altrettanto dotate concorrenti.
La J-200 è ancora oggi una delle chitarre più belle mai costruite, decenni dopo la vedremo costantemente nelle mani di Elvis Presley.
Non scordiamoci poi che nel ’22 era nata la mitica L5, ancora come strumento totalmente acustico (verrà amplificato solo nel 1940).
Charlie Christian con la sua ES150
Nel 1929, tuttavia, cambia tutto, perché si abbatte sugli Stati Uniti la Grande Depressione, una catastrofe economica senza precedenti.
Gibson per rispondere alle necessità dei musicisti, sempre con meno soldi da spendere, fonda alcuni marchi minori, con strumenti di minor pregio e costo. Uno di questi è ad esempio Kalamazoo, in onore al nome della loro stessa cittadina.
Pur tuttavia la ricerca non si ferma e sono sempre più pressanti le richieste dei chitarristi delle big band (Jazz in particolare) che hanno letteralmente bisogno di “farsi sentire”.
Arrivano così a metà degli anni ’30 alcuni grandi classici, come la Super 400 (inizialmente chiamata L5 Super) o la chitarra che dà il via alla lunga tradizione Electric Spanish, cioé la ES150, la chitarra di Charlie Christian (uno strumento basato sul corpo acustico della L-50). Ricordiamo che il numero applicato a questi strumenti non è altro che prezzo in dollari di allora.
Ma vi abbiamo anticipato anche troppo, perché è l’ora di tornare nelle sale del negozio di Sergio Tomassone, ascoltare i racconti di Davide e di sentire alcune bellissime chitarre suonate dal sempre bravissimo Moreno Viglione!
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