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Preamplificatore 1° parte

Proseguiamo l'analisi del nostro sistema di amplificazione ideale con alcune considerazioni storico-tecniche. Storicamente, nell'amplificatore per chitarra, la sezione di preamplificazione è quella che ha subito maggiori trasformazioni ed evoluzioni. Se infatti analizziamo la sezione finale di un ampli degli

Proseguiamo l’analisi del nostro sistema di amplificazione ideale con alcune considerazioni storico-tecniche. Storicamente, nell’amplificatore per chitarra, la sezione di preamplificazione è quella che ha subito maggiori trasformazioni ed evoluzioni. Se infatti analizziamo la sezione finale di un ampli degli anni 60/70 non troviamo sostanziali differenze rispetto a quella di un amplificatore attuale della stessa classe di potenza, anzi, possiamo dire che la riscoperta del suono valvolare dagli anni 80 si è basata proprio sul riutilizzo del classico schema di finale a tubi in push-pull in classe AB, già utilizzato in passato in tutti gli amplificatori di potenza superiore ai 10W. All’opposto, la sezione preamplificatrice ha subito negli anni considerevoli trasformazioni che hanno portato da un lato ad un aumento continuo del guadagno, dall’altro all’aumento della versatilità, con l’adozione di percorsi del segnale differenziati e selezionabili, con circuitazioni dei toni più complesse e con l’adozione di Loops effetti esterni.Il preamplificatore classico degli anni 50/60 prevedeva invece un solo Volume e il controllo dei toni che, oltre alle tre manopole classiche Bass, Mid, Treble poteva includere un Bright oppure Cut, come nei vecchi VOX, che agiva come attenuatore dell’estremo acuto della banda.
A tale proposito va sottolineato come entrambi questi comandi, pur nella differenza di nome operavano un taglio e non un’esaltazione delle frequenze alte, essendo costituiti essenzialmente da un semplice filtro passa basso passivo ottenuto con una reattanza capacitiva (condensatore, vedi lezioni precedenti) dosabile attraverso un reostato (potenziometro) in parallelo rispetto al segnale.
Così concepito, l’amplificatore riflette le tendenze estetiche e musicali di allora: suono amplificato sì, ma senza la ricerca deliberata della distorsione che in questo momento, lungi dall’essere sentita come lo strumento espressivo che caratterizzerà e caratterizza in modo totale il suono della chitarra elettrica, è ancora considerata un difetto dell’amplificatore.