L’industria degli strumenti musicali negli Stati Uniti sta osservando all’orizzonte una nuova crisi a causa dell’introduzione di nuove tariffe doganali e di significativi cambiamenti alle normative di importazione.
Chitarre, amplificatori, sintetizzatori e altri strumenti musicali di fabbricazione americana rischiano di diventare meno competitivi nel mercato globale, con conseguenze che potrebbero stravolgere l’intero settore.
Le nuove politiche tariffarie imposte dagli Stati Uniti ai paesi come Cina, Messico, Indonesia e Corea del Sud stanno portando a un aumento dei costi di produzione e distribuzione. Mentre l’obiettivo dichiarato è quello di proteggere la produzione americana, l’effetto concreto potrebbe essere un incremento dei prezzi al consumo e una riduzione della domanda di strumenti prodotti negli Stati Uniti.

Impatto sui costi e la produzione globale
Uno dei cambiamenti più significativi riguarda l’introduzione della tariffa reciproca, annunciata dall’amministrazione Trump. Questa misura impone tariffe sugli strumenti musicali importati dagli Stati Uniti equivalenti a quelle già applicate dai paesi d’origine sugli strumenti statunitensi. Ad esempio, se la Cina impone una tariffa del 20% sugli strumenti musicali americani, gli Stati Uniti applicheranno lo stesso tasso sulle chitarre cinesi importate.
Questo sistema avrà un forte impatto su marchi che producono strumenti fuori dagli Stati Uniti, come Fender, Gibson e Schecter, che dipendono fortemente dagli stabilimenti in Messico, Corea del Sud e Indonesia.
Fender, in realtà, potrebbe in parte parare il colpo di questa nuova regolamentazione, dato che il Messico, almeno per ora, non impone tariffe sugli strumenti americani, rendendo così più conveniente la produzione negli stabilimenti di Ensenada rispetto a quelli in Asia.
Tuttavia, per le aziende che dipendono dalla Cina o da altri paesi con forti imposte sulle importazioni, le conseguenze potrebbero essere pesanti. Le chitarre di fascia bassa e media potrebbero subire un aumento significativo di prezzo, rendendole non più così accessibili per i musicisti.
Il colpo di grazia alle chitarre economiche dalla Cina?
Un’altra misura che avrà un effetto drastico sul mercato è l’eliminazione della regola “de minimis”, che finora permetteva di importare strumenti musicali sotto gli 800 dollari senza pagare tasse doganali. Con la sua rimozione, qualsiasi strumento importato sarà soggetto a tariffe e imposte, indipendentemente dal prezzo.
Questo cambiamento colpirà in particolare il mercato delle chitarre economiche prodotte in Cina, spesso vendute su piattaforme come AliExpress e Timu. Marchi noti per la produzione di strumenti a basso costo, come Chibson (le discusse copie delle Gibson), subiranno un crollo delle vendite negli Stati Uniti, rendendo molto più difficile e costoso acquistare chitarre economiche online.
Questo, chiaramente, non è in effetti un male per i marchi storici, che vedranno rasato al suolo o quasi il mercato dei cloni.
Inoltre, le nuove regole impongono che gli acquirenti forniscano un ID fiscale o il numero di previdenza sociale al momento dell’importazione, complicando ulteriormente il processo d’acquisto. Questa nuova barriera potrebbe scoraggiare molti musicisti dall’acquistare strumenti da rivenditori internazionali.
Il futuro incerto del “Made in USA”
Se da un lato le nuove tariffe potrebbero favorire alcuni produttori americani, dall’altro il rischio è che la produzione di strumenti negli Stati Uniti diventi insostenibile a causa dell’aumento dei costi di produzione. Marchi come Gibson, Martin, Fender e Mesa Boogie potrebbero trovarsi costretti a delocalizzare ulteriormente la produzione o a ridurre drasticamente la loro offerta.
L’aumento dei prezzi degli strumenti musicali potrebbe anche spingere molti musicisti verso il mercato dell’usato, alterando le dinamiche della domanda e dell’offerta. I rivenditori potrebbero, inoltre, scegliere di ridurre le scorte di strumenti americani, privilegiando prodotti provenienti da paesi con costi di produzione più bassi.

Verso un cambiamento epocale?
I prossimi anni saranno decisivi per il futuro dell’industria musicale americana. Se le nuove politiche tariffarie e doganali non verranno gestite con attenzione, il “Made in USA” rischia di diventare un marchio di nicchia, accessibile solo a pochi musicisti disposti a pagare prezzi sempre più elevati.
I grandi marchi riusciranno a mantenere la loro identità e competitività? Oppure assisteremo a una nuova fase della produzione musicale, con strumenti sempre più lontani dai loro luoghi d’origine?
Cover Photo by Superikonoskop - CC BY 4.0
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