Dopo aver parlato nell’articolo precedente delle varie visioni sulle origini della Gibson Les Paul, ora di chiarire alcuni punti insieme al gentile Tony Bacon, autore prolifico di storia della chitarra, il quale ha avuto l’occasione di intervistare numerose volte sia Les Paul che Ted McCarty. Alcune delle domande sono pleonastiche, nel senso che fanno riferimento a punti già chiariti nel libro del Sig. Bacon, ma ritenevo comunque importante sottolineare alcuni aspetti, nella certezza che non tutti avranno sottomano il volume in questione.
Secondo il suo libro, Ted McCarty e Les Paul avevano due versioni completamente differenti circa la nascita della Gibson Les Paul. Les Paul, intervistato da lei, dichiarò: “Disegnai tutto eccetto il top arcuato“, d’altra parte McCarty disse “Trascorremmo un anno disegnando la chitarra e Les non la vide mai finché non la portai in Pennsylvania“.
Lei ha avuto l’opportunità di incontrare e intervistare entrambi numerose volte e ha studiato la questione, qual è la sua opinione?
Si, nel The Les Paul Guitar Book passo un po’ di tempo cercando di trovare una risposta obiettiva a questa domanda. Ted e Les rappresentano i due lati della disputa, e la mia opinione personale, dopo aver pesato le prove che mi offrirono, è che la Gibson disegnò virtualmente tutto della Les Paul.
Penso fosse chiaro che Les avesse molte sue proprie idee su come una chitarra dovesse essere progettata in modo da andar bene per il suo modo di suonare, ma la Gibson, naturalmente, volle produrre una nuova solidbody che potesse risultare appetibile a più chitarristi possibile.
Come dico nel libro, quel che non è in dubbio è che il rispettato “playing” di Les e il suo successo commerciale come musicista, più la pesante esperienza nella costruzione e nella commercializzazione delle chitarre della Gibson, si sommarono in una forte e impressionante combinazione.
Crede che alla Gibson si ricordassero del prototipo di solid-body di Les, la “Log”, quando McCarty decise di progettare una chitarra solid body?
Si, credo che sia ben potuto succedere. Ma, cosa più importante, loro avevano in mente il grande successo commerciale che Les (e Mary) stavano avendo all’epoca: tenevano uno show radio settimanale nel 1949 e nel 1950, ebbero una hit che arrivò al n° 6 alla fine del 1950, due numeri 2 e due numeri 1 nel 1951, inclusa la notevole “How high the moon“.Les aveva una fama tangibile in tutti gli Stati Uniti, e così il suo era un ottimo nome da avere su una chitarra.
Durante lo “Stroudsburg deal”, McCarty mostrò a Les Paul un prototipo della chitarra. Sembra che nessuno ricordi come fosse quel prototipo, sennonché, lei scrive, potrebbe aver avuto una normale cordiera Gibson dell’epoca, con un ponte separato. Sa se questo prototipo sia perso per sempre e totalmente sconosciuto? C’è ancora la possibilità di ottenerne una descrizione, magari da qualcuno che lavorò al progetto?
Tristemente, non c’è più nessuno di quelli che lavorarono al progetto. Ho parlato con più persone che ho potuto finché ho potuto, e nessuno sa che fine fece quella chitarra. Non so se Les l’avesse ancora quando morì: la sua casa era piena di roba, ma Les era famoso per tagliare e modificare le sue chitarre: così dev’essere andata, anche se fosse sopravvissuta, sarebbe stata molto diversa da com’era negli anni ’50. Peccato!
La Gibson Les Paul ha una “pancia”, un top arcuato che è tipico, ma Les Paul non sembra aver mai amato quel top. Può dirci chi lo disegnò?
Les mi disse per il mio libro che la “pancia” scavata fu suggerita per il modello Les Paul da Maurice Berlin, il capo della società che controllava la Gibson all’epoca, la CMI. Berlin disse a Les che gli piaceva l’idea che la Fender non fosse in grado di replicare una parte così difficile nel lavoro di produzione, mentre la Gibson già lo faceva per molte altre chitarre, per cui per loro non costituiva un problema. Credo sia da annoverare nell’ambito delle abilità di marketing della Gibson.
Perchè una scala di 24,75″? Era una richiesta di Les Paul? Qual era (o quali erano) la misura delle corde tipica all’epoca?
Era una scala leggermente più lunga di quella tipica della Gibson, ma non so perché scelsero quella lunghezza specifica. Les non mi disse mai che fosse stata una sua richiesta. Le corde all’epoca erano più spesse di come siamo abituati oggi.
Da dove saltò fuori il colore oro?
Les mi disse che il colore oro del modello Les Paul originale, così come il nero per la Les Paul Custom, fu una sua idea. Disse che l’idea per l’oro nacque quando chiese alla Gibson di preparare una archtop tipo 175 per qualcuno che aveva incontrato in ospedale, una sorta di precursore della ES-295, e che poi suggerì alla Gibson di usarlo per la nuova Les Paul, perché oro significava “il meglio”.
Allo stesso modo per la Custom nera, disse che suggerì così perché le mani del chitarrista sarebbero state più evidenti contro lo strumento sotto le luci del palco.
Photo by Karl Jonsson – CC BY 2.0
La Gibson Les Paul fu costruita all’inizio affetta da alcuni errori, risolti con la produzione del 1953. Les Paul disse che li fermò quando si accorse che avevano combinato un disastro… pensa che avesse tutta questa influenza nella produzione Gibson? Quali furono quegli errori?
Penso che in questo caso, sì, avesse dell’influenza. Alla Gibson potevano avere le loro idee su come progettare e produrre chitarre, ma fecero chiaramente un errore con la scarsa angolazione dei manici di quelle prime Les Paul, e così ebbero semplicemente da ascoltare quel che Les ebbe da dire in proposito. Così come accadde nel 1953, quando la Gibson si liberò dell’originale cordiera a trapezio e la rimpiazzò con nuova unità a barra singola, col risultato che la chitarra divenne molto più suonabile.
Ultima domanda, la stessa che lei pose a Tom Murphy: ci dica una cosa che vorrebbe chiedere ai dipendenti della Gibson negli anni ’50, se avesse una macchina del tempo.
Gli chiederei di aiutarmi a riempire la macchina del tempo con più chitarre possibile, per portarle indietro con me nel 2010 (si può dargli torto? NdA).
Questo articolo/intervista era stato originariamente pubblicato dal (purtroppo ormai scomparso) magazine online “Guitar News” alcuni anni orsono. Non essendo più disponibile nel web, viene riproposto in questa sede in due puntate, per ragioni di lunghezza, nella speranza che possa interessare e con la consapevolezza di raccontare una storia forse poco nota ma, credo, non marginale.
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