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A Lars Ulrich dei Metallica piacciono gli Oasis

Lo ha dichiarato in un'intervista sui suoi gusti musicali che ha mandato in cortocircuito i pensieri di alcuni dei più accaniti metallers fan della sua band.

Da uno come Lars Ulrich, batterista, fondatore e spesso, nel bene e nel male, deus ex machina di molte scelte nella carriera dei Metallica, ti aspetteresti dei gusti musicali decisamente dediti al filone del Metal.
D’altronde, il buon Lars ha anche oramai “un’età” e se pensiamo ai suoi anni di formazione musicale, è più lecito aspettarsi che il suo cuore stia maggiormente nel rock classico e nel “proto-heavy” che in forme musicali successive di cui lui stesso è uno dei fautori.
E in effetti, come scopriremo, è così.

Ma di sicuro, non ti aspetti che il batterista dei Metallica sia il fan di una band Brit-Pop e soprattutto di quella band che normalmente non viene certo vista di buon occhio da gran parte dei metallari in giro per il mondo, uno di quei gruppi che si potrebbe dire “o lo ami o lo odi”, ovvero gli Oasis.

Pur tuttavia, in un’intervista rilasciata appena prima della pandemia a LouderSound, Ulrich ha apertamente dichiarato: “Tutti mi hanno sentito parlare fino allo sfinimento dei Motörhead, dei Diamond Head e degli Iron Maiden, ma ho un apprezzamento piuttosto ampio per molti generi musicali“.

In realtà, Lars e Noel Gallagher si conosco bene di persona, tanto che all’epoca dello scioglimento della band inglese è rimasto famoso un sms mandato dal batterista al chitarrista/cantante che più o meno citava “sei molto coraggioso o fottutamente stupido! [a lasciare la band]”.

L’amore per i classici

Durante l’intervista vengono sparate domande a raffica a Ulrich in stile “sondaggio”, dalle quali si evince che sebbene sicuramente sia un grande conoscitore di musica e durante la sua vita ne avrà viste e ascoltate di ogni, alla fin fine ancora oggi il suo cuore non batte per nicchie ristrette.

Intanto chiarisce subito che da ragazzo i suoi idoli musicali erano Jimi Hendrix, i Rolling Stones e i Doors. Però già aggiunge qualcosa di inaspettato, cioè che in realtà nel suo periodo di crescita ascoltava tantissima musica Jazz, da John Coltrane a Miles Davis, passando per Ornette Coleman e Dexter Gordon. A proposito, quest’ultimo mitico sassofonista era anche il suo padrino…

Ricordiamo, per inciso, che in quel periodo Lars era ancora in madrepatria, in Danimarca, ascoltava prevalentemente la radio (che passava per lo più musica proveniente da UK) e il suo interesse era più nel tennis che nel suonare la batteria.

Le domande che seguono riguardano una serie di “preferiti”, come il concerto migliore a cui ha assistito, il cantante migliore, il guitar hero… e vengono fuori nomi altrettanto interessanti. Innanzitutto un grande amore per gli AC/DC e in particolare quelli guidati da Bon Scott, da lui ritenuto la migliore voce di sempre.

E per quanto riguarda i chitarristi, ecco far capolino in effetti il “papà” di gran parte dei seicordisti Heavy Metal, ovvero Ritchie Blackmore (Deep Purple, Rainbow).
Tra l’altro, per Lars uno dei migliori album di sempre si chiama, non a caso, Made in Japan e il suo personale “inno” è “Smoke on the Water“…

L’inaspettata vena Brit- Pop

Ok fin qui tutto ok, a parte la sorpresa-non-sorpresa del Jazz.
Ma cosa vi immaginate abbia risposto Ulrich alla domanda “chi è il miglior songwriter di sempre?“. Ebbene tenetevi forte…

Noel Gallagher. Si, quella metà dei fratelli Gallagher (forse la più importante, almeno nella loro band) che tanto è malvista da chi ha un ideale di Rock assai lontano dalle melodie e dagli accordoni degli Oasis.

Eppure Lars dice: “La cosa più difficile al mondo – credetemi, lo sappiamo bene – è scrivere una canzone semplice. E più è breve e semplice, più è difficile. Canzoni come Wonderwall, Live Forever, Supersonic, se sentite Noel che le fa da solo, solo chitarra e voce, è incredibile come ti arrivano quelle canzoni quando sei a nudo e vulnerabile.”

Questo è un lato di Ulrich – identificato spesso come un duro e puro – che davvero non si poteva sospettare, oltretutto maturato in età non più giovanile. Certo è che forse la spiegazione di un certo “ammorbidimento sonoro” della band durante la metà degli anni ’90 potrebbe essersi arricchito di un nuovo tassello nel puzzle.

Ma d’altronde è inutile costruire castelli in aria, la cosa importante e ribadire un concetto: l’amore e/o l’appartenenza a un genere musicale non deve mai diventare una chiusura mentale, non bisognerebbe mai vergognarsi di ammettere di ascoltare un certo tipo di musica solo perché “nel nostro branco” si potrebbero ricevere delle critiche.

Lars ce lo insegna e continua nell’intervista parlando di quanto vengono toccate le corde delle sue emozioni con i brani del duo folk Simon & Garfunkel, tra l’altro con un pezzo così particolare come “Scarborough Fair“.

Anche nell’estremo saluto…

Pur tuttavia alla fin Lars torna verso i lidi più cari ai rockers, dichiarando una delle canzoni che vorrebbe al suo funerale: “Killing In The Name” dei Rage Against the Machine.
Però aggiunge: “Ma non so se questa canzone definisce la mia vita. Potrei scegliere “Supersonic” degli Oasis o “Am I Evil” dei Diamond Head. O forse “Return Of The Vampire” dei Mercyful Fate.

Cari metallari incalliti e fan dei Metallica, se già non lo sapevate (lo confessiamo, non era certo un segreto di stato, NdR) dovete farvene una ragione, a Lars piacciono gli Oasis.

Foto di copertina: Noel G. by J.F Del Valle CC BY 2.0 – Lars U. by Kreepin Deth CC BY 3.0