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Blanca, la prima serie tv totalmente in olofonia

Blanca è il primo programma televisivo ad usare questa particolare tecnica di audio immersivo.

Torniamo sull’argomento principe di questo periodo, oltre le amenità dei primi giorni della pandemia, ossia l’Audio Immersivo, prendendo spunto in tutt’altro settore. 

Infatti la RAI ha prodotto e da lunedì 22 trasmetterà la serie Blanca che ha la caratteristica di essere, grazie al lavoro di un team audio di prima categoria, il primo sceneggiato totalmente in olofonia, con possibilità di ascolto sia 5.1 che stereo (scegliendo “altra lingua” o “lingua originale”) tramite il canale RAI 501 HD che stereo tramite il canale RAI 1.

La produzione audio per la TV

Spiegazione in breve del workflow per i non addetti ai lavori: la produzione audio per film e sceneggiati prevede delle figure professionali che sono menzionate nei titoli di coda, troppo spesso tagliati con grande disappunto di tutti gli operatori del settore, un po’ come accade per i crediti nella musica.

La lavorazione prevede innanzitutto un fonico di presa diretta coadiuvato da un microfonista, saranno loro a fare le riprese necessarie dei dialoghi negli ambienti. Le riprese audio sono ovviamente in digitale per fornire alla post-produzione le possibilità più ampie possibili di lavorazione.

Blanca

Quindi il primo professionista con il quale mi sono interfacciato è il fonico di presa diretta Roberto Sestito, socio AITS, con il quale ho scoperto di avere condiviso (in situazioni diverse) l’amicizia con un grande fonico, il M° Bruno Pupparo, altro mio compagno di sperimentazioni nonché docente presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.

Per questa lavorazione la scelta per il microfonista, descriverei il suo ruolo non tanto come le orecchie ma piuttosto come braccio destro del fonico di presa diretta, è ricaduta su Leonardo Giambi; per questa lavorazione così complessa nel corso del tempo sono stati coinvolti gli altri assistenti Andrea Oppo, Teresa Scarcia, Mike Priore e Federico Altieri.

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Roberto mi ha detto che la lavorazione è stata resa impegnativa per lo scopo di realizzare un’intera produzione con un metodo poco omologato, quindi percorrere per l’audio sentieri di sperimentazione nuovi riunendo tutta la conoscenza, la passione, l’impegno e l’intenzione di mettere in discussione in modo creativo tutti i metodi precedenti… addirittura a un certo punto della lavorazione ha dovuto modificare il setup di uno dei due carrelli di presa diretta!

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L’approccio all’olofonia

Fondamentale è stata la collaborazione dei componenti della parte cinematografica, a iniziare dal regista, per comprendere insieme quale fosse l’approccio giusto per riprese che dessero il senso dello spazio come lo percepisce una detective non vedente come la scena in cui lei entra in una sala di attesa.

Il carrello era dotato di un registratore multitraccia Sound Devices Scorpio che riceveva i radiomicrofoni Lectrosonics con capsule Sanken, come boom erano usati dei Sanken cs3,  mentre per gli ambienti è stato scelto un Sennheiser Ambeo (spesso collegato a un Mixpre usato a spalla), mentre per i fondi sono stati usati principalmente due Schoeps con capsule MK4 in ORTF.
Su richiesta della produzione questi ultimi due set microfonici sono stati usati spesso anche per ambienti a vuoto e fondi, per poter avere delle parti uniformi da usare per qualsiasi esigenza di post- mentre spesso la ripresa del dialogo è stata effettuata in mono per essere poi spazializzata.

All’ottimo e creativo lavoro di Roberto si doveva per forza di cose affiancare un lavoro altrettanto sperimentale e creativo in fase di post-produzione e mix, che è stato affidato a Marco Giacomelli.

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Lo scopo più importante e impegnativo della sua parte di lavorazione era di rendere comprensibile lo spazio nel quale la detective si muoveva, ossia il senso dell’ambienza come è vissuto da un non-vedente!
Descritto in poche parole questo approccio sembra facile, ma in realtà ha implicato una sfida creativa non indifferente, iniziata chiedendo consulenza a Umbi Maggi, di OLO 360 SOUND, sicuramente il maggior esperto italiano per la tecnica di ripresa olofonica, scelta dettata anche dalla possibilità di ascolto ottimale del pubblico televisivo.

Una delle problematiche più critiche riguardava (e qui si apre un universo nuovo, superiore a quello per lavori del musicale!) la traslazione del segnale audio immersivo in audio stereo senza perdere l’ambienza essenziale per comunicare la percezione del non-vedente… ovviamente per il segnale stereo è fortemente consigliato l’ascolto in cuffia, piuttosto che dagli altoparlanti della TV.

Il lavoro di sound designer è quindi diventato più complesso per gestire al meglio, tramite Pro Tools (il cui pan 5.1 si è rivelato ottimo, p. es., per rendere l’ambienza di una stanza nera nella quale il suono proviene da molte fonti) e Avid S6, le tracce mono del dialogo e i molti elementi audio binaurali e ambisonici. Un grande aiuto è arrivato dalla prestigiosa produzione e sperimentazione IRCAM, grazie al plug in HEAR V3 per il downmix in binaurale.

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Ma, come può confermare chiunque abbia affrontato problematiche simili, tutte queste fonti con standard spaziali diversi (monio, stereo, binaurale, ambisonic e 5.1) pongono un’ulteriore sfida: la fase dei segnali!
Di nuovo si è trattato di fare un lavoro certosino con confronti continui fra l’ascolto 5.1 e lo stereo binaurale dell’audio realizzato; Marco afferma, con grande soddisfazione, di aver ottenuto un’ottima correlazione in fase e un’immagine spaziale ben definita anche con l’ascolto in cuffia.

Chiudo ringraziando ulteriormente Roberto e Marco per la grandissima disponibilità nel fornirmi dettagli importanti (persino di domenica!) che mi hanno consentito di scrivere articolo con l’intento di offrire parametri di ulteriore sperimentazione e informazioni per apprezzare lo sforzo nella realizzazione… invito tutti a godersi l’audio di questa serie.