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15 anni di iPod, cosa è cambiato?

Per quelli della mia generazione sarà un bel colpo al cuore pensare che sono passati già 15 anni dall'uscita di quel piccolo lettore che rivoluzionò così tanto l'ascolto e, poco tempo dopo, la ricerca e l'acquisto di musica digitale (alias musica "liquida"); ricorre infatti oggi l'anniversario della presentazi

Per quelli della mia generazione sarà un bel colpo al cuore pensare che sono passati già 15 anni dall’uscita di quel piccolo lettore che rivoluzionò così tanto l’ascolto e, poco tempo dopo, la ricerca e l’acquisto di musica digitale (alias musica “liquida”); ricorre infatti oggi l’anniversario della presentazione ufficiale dell’iPod, avvenuta il 21 ottobre 2001 in una delle famose conferenze di Apple.

15 anni di iPod, cosa è cambiato?

Steve Jobs presenta l’iPod

L’iPod è stato uno dei “colpacci” di Steve Jobs, pari a quello di 6 anni dopo con il primo iPhone. Solamente 8 mesi prima, non a caso, era stata messa a disposizione la piattaforma iTunes (solo per utenti Mac, nel 2003 con la versione 4 sarà messa a disposizione anche per Windows in parallelo al lancio dell’iTunes Store), che oggi è per moltissimi il portale d’ingresso all’ascolto e all’acquisto di musica in rete, ampliati oramai anche a film e quant’altro. 

Se agli occhi di molti, soprattutto giovani, il primo modello potrà apparire un po’ rozzo e “grosso”, l’immagine che se ne ebbe all’epoca fu a dir poco rivoluzionaria, arrivando da ben altro tipo di portabilità musicale. Basti pensare ai lettori cd portatili, tutt’altro che esenti da problemi (anche in presenza di sistemi “anti-shock”) e comunque decisamente scomodi.

D’altra parte, oramai da anni si era decisamente sviluppata la diffusione del supporto digitale, soprattutto grazie (o “per colpa di”) alcuni software peer-to-peer, Napster in primis (e non sorprende che il suo inventore Sean Parker sia oggi uno dei finanziatori di Spotify), che contribuirono ad affossare con la pirateria un mercato discografico già parzialmente in balìa degli eventi (e oggi sfido personalmente chiunque a dire che sia stato un bene, abbiamo ascoltato troppo, troppo di fretta, troppo in bassa qualità e le nostre giustificazioni sulla presunta liceità del gesto si reggevano sugli stuzzicadenti, ora infatti ne paghiamo le conseguenze… NdR).

15 anni di iPod, cosa è cambiato?

Il primo iPod

Sulle pubblicità di Apple regnava una scritta che non dava adito a fraintendimenti: “Say hello to iPod. Say goodbye to your hard drive. 1,000 songs in your pocket“.
Apple ci proponeva quindi un lettore tascabile con un ottimo audio (per l’epoca) e ben organizzato, contenente almeno un migliaio di canzoni e con durata delle batterie decisamente lunga.
E due anni dopo, con l’iTunes Store, aggiungeva:

  • accesso a formati di alta qualità
  • facile e non dispendioso acquisto anche di singoli brani 
  • download a notevole velocità

Tolta l’oramai assodata “legge dell’attrazione di Apple”, è indubbio che per chi veniva da ingombranti soluzioni d’ascolto e file mp3 di scarsa qualità ottenuti con download notturni infiniti (ricordo che ai tempi gli abbonamenti flat non erano così diffusi come oggi e qualcuno viaggiava ancora con il misero 56k), tutto quello che accadde dal 2001 al 2003 fu una sequela di fulmini a ciel sereno.

15 anni di iPod, cosa è cambiato?

La prima versione dell’iTunes Store

Si può quindi ben dire che per le etichette discografiche, arrese oramai di fronte all’inarrestabile emorragia causata dalla pirateria, questo fu l’inizio di un nuovo business, insieme alla rivalutazione dell’importanza dei live show (non a caso i biglietti dei concerti adesso non si può certo dire che siano a buon mercato…) e dei media TV.
Tanti altri sono stati i cambiamenti portati da iPod e iTunes, basti pensare a come oggi si relazionino con essi i fonici, che devono preparare gli album a questo tipo di fruizione e a cui Apple stessa richiede precisi criteri di mastering (non tra i più traumatici a onor del vero).

Ma non solo, c’è un aspetto ben più importante da tenere in considerazione. Fu probabilmente la reale “fine” (in maggior parte almeno) degli ascolti su supporti analogici e con i relativi mezzi.
I pro e i contro di questo cambiamento sono oggi sotto gli occhi di tutti.
La comodità di ascoltare ovunque una quantità illimitata di musica, ed è davvero così anche grazie allo streaming, è decisamente impagabile. 

Pur tuttavia, l’ascolto si è fatto sempre più randomico, meno attento a tutta una serie di aspetti che rappresentano non solo l’anima della musica e dell’ascolto musicale, ma anche di tante altre arti ad essa correlate. Basti pensare alle copertine, una volta sotto le mani di artisti veri e propri, già ridotte nel formato cd, praticamente delle icone in quello digitale (escludendo booklet digitali che chissà in quanti realmente sfogliano).
Usando una metafora casalinga, la musica è sempre più diventata da “coinquilina” ad “animale da compagnia”.

15 anni di iPod, cosa è cambiato?

IPod 2016 nelle varie versioni disponibili

Colpa dell’iPod?
No figuriamoci, è giusto festeggiare questi 15 anni nei quali comunque il nostro accesso alla musica è cambiato. L’era digitale è inarrestabile e l’aver eliminato gli orrendi mp3 a 128Kbps (vero e proprio insulto alla musica) per formati ad alta qualità o addirittura lossless, è una grandissima conquista. Ad oggi non sono pochi gli audiofili che amano la musica liquida e non pochi i mezzi che ci permettono di ascoltarla ottimamente.
Lunga vita all’iPod quindi, a cui auguriamo altri 15 anni di benessere e innovazioni.

Ciò detto, è singolare che proprio nell’era di massimo innalzamento della qualità digitale, anche in streaming, stia tornando un certo gusto per alcuni supporti un po’ rétro, che recuperano quella parte di mondo che probabilmente un aggregato di byte non potrà mai avere. Tatto, odori, sensazioni, che non possono essere trasmessi da semplici auricolari che spuntano da una tasca.
Jack White (White Stripes, The Raconteurs), che non a caso distribuì il primo album dei WS solamente in vinile ai giornalisti (“perché non mi fido di un critico che non ha un giradischi in casa” cit.), afferma nel film documentario It Might Get Loud, che la comodità e la soddisfazione non sempre sono una panacea, ma costituiscono un freno ad altre possibilità. “La facilità d’uso è un malessere da combattere in ogni settore creativo“, dice.

15 anni di iPod, cosa è cambiato?

Retro del mio vecchio iPod Nano di 2a generazione personalizzato

Bè ognuno ovviamente ha la sua idea, comunque sia, che siate a casa di fronte un Hi-Fi o con gli auricolari del vostro iPod nelle orecchie, continuate ad ascoltare musica e vedremo tra 15 anni di cosa scriveremo e come ascolteremo.