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Laufey

Gli album “rivelazione” del 2022, da ascoltare o riascoltare

Una mia personale selezione dei dischi che mi hanno stupito nel corso dell'anno che sta per volgere al termine.

Tra band storiche e artisti emergenti, in questo 2022 non sono mancatele sorprese e la buona musica, che ci fa sempre respirare una bella boccata d’aria fresca.

Paolo Nutini – Last Night in The Bittersweet

Paolo Nutini segna il suo gran ritorno con un nuovo album dopo anni di lontananza dal palcoscenico. L’ultimo disco, dopo ben 8 anni, è Last Night in The Bittersweet.
La sua voce non passa mai inosservata e quest’assenza si è fatta sentire dentro e fuori il palco. 

“Throught the Echoes” è senz’altro un grido che si propaga attraverso gli echi del mondo. La forza e l’incisività contenuti in questo brano rappresentano bene i pilastri su cui ha fondato la sua intera carriera e le caratteristiche del suo essere cantautore e musicista.

Non c’è solo Nutini in questo album, ma anche Quentin Tarantino. Sí, proprio il regista di Hollywood è presente con un suo brano che utilizzò nel film “True Romance” di cui curò la sceneggiatura, in una nuova veste riprodotta dall’artista scozzese dal nome italiano.

Florence + The Machine – Dance Fever

Il nuovo album Dance Fever dell’eclettica Florence , insieme alla band d’accompagnamento “The Machine”, è uno sprint di vera energia. Descrive lei stessa la sua creazione come “una favola scandita attraverso quattordici brani“.

È un disco formatosi ai tempi del lockdown, una danza continua che dura in eterno quella della cantante Londinese, in contrapposizione al periodo di buio e chiusura totale.
Tra i produttori spicca Jack Antonoff, che ha curato tra gli altri i brani “King” e “Free” che aprono l’album. L’altro produttore è il musicista e compositore membro dei Glass Animals, Dave Bailey.

I testi si ispirano ai racconti e leggende gotiche dei preraffaeliti e a film horror come “Midsommar”. 

Jethro Tull – The Zealot Gene

Il magnifico flauto dei Jethro Tull continua a suonare, la loro ultima opera è The Zealot Gene.
Un album denso dello stile inconfondibile e dell’ energia della band capitanata dallo scozzese Ian Anderson. I brani si dipanano tra distorti e ostici racconti riferiti alla bibbia. 

Una battaglia tra assoli di chitarre e melodie flautistiche, distorsione di suoni e tastiere mistiche.
In “Sad City Sister” non manca lo spirito del leader, la danza delle chitarre acustiche e il suono allietante della fisarmonica oltre all’immancabile flauto traverso.

RHCP – Black Summer/Return of The Dream Canteen

Il ritorno in corsa del chitarrista John Frusciante, dopo anni di assenza, ha dato una bella scossa al gruppo e ha fatto impazzire tutto il mondo musicale.
Il doppio album dei Red Hot Chili Peppers è la rivelazione più stupefacente per i fan del gruppo proveniente da Los Angeles. Si tratta prima di “Unlimited Love: uscito il 1 aprile e poi “Return of The Dream Canteen”, il 14 ottobre.

Dal primo è tratto il singolo “Black Summer”, una stretta al cuore, una malinconica espressione di voler uscire da un periodo giù.
“Bella”, tratto dal secondo disco, è un blues funky che contiene il riferimento a una ragazza bellissima, probabilmente di nome e di fatto.

Stromae – Multitude

Un vero colpo di scena l’album di Stromae ed è immancabile la sua incisività musicale. L’artista belga ha portato sulle radio di tutto il mondo, Multitude.

Il titolo dell’album rappresenta un insieme, una moltitudine, appunto, di personalitá musicali che compongo l’arte di Stromae, nonché gli strumenti utilizzati per renderla cosí variegata.

Il sound dance e ritmico continua ad essere parte integrante del suo stile. La punta di diamante è sicuramente il brano “Santé” (“alla salute” in italiano), che è dedicato a  tutti coloro che lavorano in orari difficili e spesso sottopagati, mentre gli altri festeggiano.

La solassitude” invece sottolinea la solitudine provata durante questi anni, lontani dalla scena musicale e forse anche sociale, in cui ha sofferto duramente per via di problemi di salute. 

Insomma Stromae è sempre sul pezzo, in qualsiasi momento, sia per le tematiche che per la musicalità.

Nikki Yanofskym – Nikki By Starlight

Una voce fresca e giovanile quella di Nikki Yanofskym, artista jazz canadese, uscita con il suo ultimo album lo scorso 21 ottobre, Nikki By Starlight.

L’album è un mix di ballate, brani uptempo e samba. É un’armonia di 15 brani dedicati ai grandi del jazz and soul. Il titolo è infatti un rimando al brano “Stella By Starlight” , standard composto da Victor Young ma poi riproposto da tantissimi artisti nel corso del tempo. 

“Comes Love”, altra perla del jazz , scritta da Charles Tobias and Sam H. Stept nel 1939 , è inserita nell’album della delicata cantante.

Per rimarcare il legame di Yanofskym col passato, lei usa lo stesso modello di microfono utilizzato da Ella Fitzgerald.

Silvana Estrada – Marchita

Silvana Estrada, cantautrice del mondo musicale sudamericano, a soli 25 anni, vanta già 5 album incisi. L’ultimo suo lavoro proposto quest’anno è Marchita, che si addentra nell’anima e nella cultura messicana da cui lei proviene. 
Nella lingua originale, trasmette tutta la sua personalità a pieno della sua energia.

Lo stile è per lo più in solo acustico, con sul fondo un giro di strumenti tra piano, hand clap e strumenti a fiato e a corda.
La voce la fa da padrona nell’intera composizione, come una preghiera che si trascina via il suono attraverso la strada della vita. Non a caso il significato del suo cognome in spagnolo è proprio “strada”.

Forte è l’influenza di grandi nomi della tradizione messicana tra cui Chavela Vargas e Violeta Parra. 
Il brano “Un Día Cualquiera” è particolare per l’utilizzo dell’organo Farfisa di origini italiane, prodotto a Osimo vicino Ancona.

“Sabré Olvidar” è una classica ranchera, tipico genere messicano, e si contraddistingue per la semplicitá e asprezza che traspirano dalle parole.

La sostanza del significato/i dell’album è racchiusa proprio nel brano ”Marchita”, “appassita” in lingua originale , in riferimento alla caducità dell’anima umana di fronte a un amore perduto per sempre.

Laufey – Everything I Know About Love

Laufey Lín Jónsdóttir, in arte Laufey, cantante dai toni delicati e leggiadri, classe 1999, mista islandese e cinese di origini, è diventata popolare online durante la pandemia.
Il suo primo album Everything I Know About Love é la conferma del suo percorso propiziatorio verso la musica professionale.

Dall’emotività nostalgica e spezza-cuore, il suo stile ha sempre avuto un affinità al jazz e infatti ci sono molti rimandi alla maniera di Ella Fitzgerald. 
Come lei stessa ribadisce durante un’intervista “il jazz e le radici classiche, è la musica con cui sono cresciuta ed amo introdurla in una nuova veste agli ascoltatori più giovani. Ho adorato il modo in cui i grandi della musica del ‘900 poterono raccontare delle grandiose storie in un paio minuti e volevo portare la magia di quel tempo ai nostri giorni

Una moltitudine (come direbbe Stromae) è la lista di artisti che hanno spiccato e riempito di qualità e sostanza quest’anno, per cui non basterebbe un articolo per descriverli tutti.
Una notizia positiva che ci fa sperare in un altro anno ricco di musica e di bei racconti!