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Giuseppe Righini – Houdini

Molto interessante questo album di Giuseppe Righini, elettronica soft, quasi vellutata, mista a pop e folk; "Houdini" sembra imporsi come un viaggio, e di fatto, alla fine del suo ascolto, resta l'impressione di aver camminato in una specie di mondo parallelo, e di aver visto e conosciuto posti nuovi, tutto ciò come s

Molto interessante questo album di Giuseppe Righini, elettronica soft, quasi vellutata, mista a pop e folk; “Houdini” sembra imporsi come un viaggio, e di fatto, alla fine del suo ascolto, resta l’impressione di aver camminato in una specie di mondo parallelo, e di aver visto e conosciuto posti nuovi, tutto ciò come se fosse stato solo un sogno. Resta quindi qualche ricordo sfocato ma gradevole, un senso di relax.Probabilmente l’ambientazione deve molto alla voce del songwriter italiano, che, tranne in qualche occasione, resta sempre molto pulita e calda. Per altro degni di nota i testi, scritti in maniera davvero egregia e sempre pregni di significato. Il resto lo fanno i tappeti sintetici e l’utilizzo assolutamente musicale dell’elettronica, a la Depeche Mode o David Bowie per intenderci.Si apre con “Monge Motel“, il riff di synth sorprende immediatamente creando un effetto di smarrimento sonoro che obbliga ad un certo relax, in qualche modo tutto il brano sembra giocare proprio da preparativo per ciò che verrà, e così un’atmosfera pacata e rilassante getta le basi per ascoltare l’evoluzione del resto del lavoro.Magdalène” esordisce già più prepotente, restano pronunciate le atmosfere tipiche del pop elettronico e più genericamente di un certo pop/rock commerciale, portando con se un ritornello vivace. La successiva “Amsterdam” apre misteriosa, ma si impone subito con i suoi richiami ad ambienti più blues e folk, grazie all’interessante riff di chitarra. Il tutto si colora con qualche intervento di synth e di violoncello, che sottolinea perfettamente il senso di malinconia del testo.Con “Nonsense Dance” si ritorna all’uso massiccio dell’elettronica, che riprende la matrice folkloristica con la sua interessante fusione ad una base sintetica che sembra richiamare perfettamente lo stile berlinese. Si arriva così a Licantropia, che esordisce in modo molto soft, richiamando a tratti lo stile di “Magdalène“, e tale resta per tutta la durata del brano. In ogni caso la texture che si viene a creare tra chitarra e percussioni prepara un ottimo tappeto sfruttato in maniera deliziosa dalla melodia vocale e da riff elettronici davvero interessanti, come ad esempio la semplice melodia che sembra esser suonata dal rumore di una trasmissione in codice Morse. Davvero bella e impossibile da immaginare senza questi accorgimenti.A questo punto un coro armonizzato apre la via di “Bye Bye Baba“, il brano che mi ha fatto pensare di più ai Depeche Mode, probabilmente per la sua incisività percussiva. Interessante l’ironia del testo e gli arrangiamenti, che la rendono leggermente più violenta rispetto alle precedenti, differenza sostenuta ancora una volta da un ottimo lavoro della parte elettronica, tra l’altro fondamentale, e dal testo altamente metaforico e pregno di riferimenti.Dopo una intro di batteria elettronica pieno di groove si apre un’intensissima “Tic toc bar“, cantata in maniera certamente aggressiva e incisiva, molto sentita. L’intreccio elettronico fa crescere continuamente il brano, gli arrangiamenti la rendono enorme, colmando pian piano gli spazi vuoti e dando le basi per incrementare la melodia vocale a livello ritmico.In maniera quasi sognatrice esordisce invece “Lungo la strada“, che rimane pacata su un pad enorme che accompagna ancora una volta interessanti fraseggi vocali e un testo davvero interessante. Finalmente si giunge alla title-track, probabilmente la meta più ambita durante l’ascolto di un album, semplicemente per il fatto che dovrebbe essere una sorta di sunto del significato e dell’essenza dell’intero lavoro. Per questo motivo è davvero apprezzabile il fatto che si trovi come penultimo brano, e quindi in una posizione nella quale può davvero prendere le sembianze di un punto fermo, di una conclusione.In ogni caso ci troviamo di fronte ad una traccia ancora una volta ricco di elettronica, massiccia e con discrete evoluzioni verso la parte finale del brano. Si chiude però con Non siete soli, che sembra essere una sorta di ninna nanna, un brano di speranza, di voglia di cambiamento, pronunciato in maniera malinconica ma allo stesso tempo rassicurante e velatamente ironica.Per concludere, penso che Houdini sia di base un album estremamente semplice, che però riesce a sorprende grazie alla genialità degli arrangiamenti e alla sua ottima produzione. Mi sento di consigliare almeno un ascolto, quanto meno per godere della graditissima atmosfera che racchiude.Carlo Romano GrillandiniTracklist:
1. Monge Motel
2. Magdalene
3. Amsterdam
4. Nonsense dance
5. Licantropia
6. Bye Bye Baba
7. Tic Toc Bar
8. Lungo La Strada
9. Houdini
10. Non Siete Soli