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Un sogno chiamato Buffalo Springfield

Sulla Sunset Strip di Los Angeles, due noti folk rocker californiani (Richie Furay e Stephen Stills) sono bloccati nel traffico. Si trovano a bordo di una magnifica Bentley guidata da un loro amico, l'attore Barry Friedman.

A un certo punto, Stills nota sull’altro lato della strada un vecchio carro-funebre Pontiac. “Guardate un po‘”, dice ai suoi compari, “ma quello al volante non è Neil Young?“.
Nonostante il traffico caotico, Friedman fa immediatamente una (vietatissima) conversione a U e, un minuto dopo, a bordo della sua Bentley si ritrovano (fianco a fianco) Steve Stills, Neil Young, Richie Furay e Bruce Palmer. A tutti è sufficiente uno sguardo d’intesa: sta per nascere una nuova rock band.

La settimana successiva, i quattro musicisti invitano il batterista Dewey Martin. Dopo la prima prova, Stills capisce di aver trovato il gruppo dei suoi sogni. Di lì a qualche giorno, il comune amico Van Dyke Parks dice di aver visto uno schiacciasassi per strada con una curiosa insegna: Buffalo Springfield.

È un nome perfetto per la band. Evoca, contemporaneamente, l’epopea del vecchio West e il senso dei grandi spazi americani.

Pochi mesi dopo, nella stessa zona di Los Angeles in cui Stills, Young, Palmer e Furay si erano incontrati, polizia e giovani hippie che protestano per la chiusura del locale Pandora’s Box danno vita a violenti scontri e colluttazioni.
Colpito da questo episodio, Stephen Stills scrive “For What It’s Worth“, il pezzo più celebre dei Buffalo Springfield, destinato a diventare uno dei più emblematici brani pacifisti della storia del Rock.



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