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John Entwistle, ovvero l’Hendrix del basso elettrico

Chi può essere paragonabile, sul basso elettrico, al rivoluzionario Jimi Hendrix? Sono sicuramente tanti i nomi che ci vengono in mente, ma nel rock e negli anni '60 è soprattutto uno a saltar fuori dal mucchio: John Entwistle, eclettico bassista dei The Who.

Chi può essere paragonabile, sul basso elettrico, a Jimi Hendrix? Nel rock e negli anni ’60 è soprattutto uno a saltar fuori dal mucchio: John Entwistle.

Il paragone dell’eclettico bassista dei The Who con Hendrix può non essere subito chiaro, ma ripercorrendo la storia del rock bisogna ammettere che il primo uso del basso come strumento di importante rilevanza anche solistica, e non solo come accompagnamento, si ha proprio con Entwistle. In effetti, basti pensare al fatto che in quegli anni spesso nei gruppi del genere (professionisti e amatori) il ruolo del basso era affidato a un chitarrista di secondo piano, esistendo ufficialmente ancora ben poca “didattica rock” sullo strumento, e ciò succedeva non senza qualche malumore (Noel Redding ne sa qualcosa…).

Come spesso accade, il tutto è frutto di una situazione in cui si fece di necessità virtù. Il chitarrista Pete Townshend, infatti, prediligeva ben più le parti ritmiche a quelle solistiche e in un modo davvero tutto suo che forniva alla band non solo il ringhio della chitarra elettrica, ma anche una vera e propria scansione metrica dei brani. 
E non dimentichiamo che dietro le pelli c’era Keith Moon, anch’egli cresciuto autodidatta e con un’idea di arrangiamento dei brani sulla batteria a dir poco tutta sua.
Questi in effetti erano i The Who: un gioco di incastri ritmici da togliere il fiato unito a un livello compositivo di altissimo livello. 

John Entwistle, ovvero l'Hendrix del basso elettrico

Photo by Jim SummariaCC BY-SA 3.0

Così, John Entwistle dovette “reinventare” il ruolo del basso, eseguendo quelli che da un lato sono sì accompagnamenti, ma dall’altro assomigliano molto a continue linee solistiche e improvvisazioni. Quando non erano addirittura veri e propri assoli di basso, a sostituire la chitarra di Townshend, come succede nel loro primo grande successo “My Generation“.
Il tutto condito da una tecnica molto personale e funambolica, con un timbro dello strumento mai clean, a volte anche molto distorto (vero e proprio precursore in questo senso), amplificato da colonne di potenti stack Hiwatt in diretta competizione con quelle di Townshend.

Riascoltiamolo allora nella naked track del brano “Won’t Get Fooled Again“, tratto dalla pietra miliare del rock “Who’s Next“.
In questo caso abbiamo anche l’occasione di ammirarlo con le riprese a lui dedicate nel rockumentario “The Kids Are Alright” alla fine degli anni ’70.

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