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Sette anime differenti in un’unica armonia vocale

Fermamente convinti di non apprezzare i gruppi vocali? L'ascolto di questo disco è comunque consigliato, prima di emettere un giudizio così definitivo.

E lo si dice proprio perché consapevoli che partire da una posizione di eccessivo scetticismo a volte può privarci di qualche bella scoperta.
È il caso, almeno per chi scrive, del disco di cui si parla in questa sede. Pubblicato sul finire dello scorso anno, Raìse è il lavoro di debutto del Venice Vocal Jam, collettivo nato nella Serenissima già nel 2010 e sviluppatosi nel corso della decade attraverso la sperimentazione tra vari generi musicali con un sempre maggiore orientamento all’utilizzo esclusivo della voce.


Dopo un percorso artistico che ha portato il Venice Vocal Jam ad affermarsi come apprezzata realtà nazionale del proprio settore, è finalmente arrivata la prima produzione in studio, curata da Erik Bosio, punto di riferimento ben oltre i confini italiani per quanto riguarda la musica vocale, che ha messo la sua firma sui cinque inediti presenti nel disco in collaborazione con altri autorevoli personaggi del contesto musicale in questione.

Le altre cinque tracce dell’album sono arrangiamenti di brani editi che vanno a descrivere la varietà di punti di riferimento del gruppo: si va infatti dai Beatles ai Vulfpeck, passando per la “Vita” resa celebre dall’interpretazione di Lucio Dalla e Gianni Morandi.
L’orientamento internazionale appare evidente, ma le origini vengono orgogliosamente rammentate dalla presenza di due brani in dialetto veneto.

Si parlava nel titolo di sette anime: tante quante i componenti del Venice Vocal Jam, e inevitabilmente differenti per caratteristiche umane e musicali; ma tutte e sette unite in un progressivo percorso di armonizzazione che non è soltanto vocale.
Già, perché la disciplina necessaria al raggiungimento di un risultato così consistente è tutt’altro che scontata e richiede uno sforzo comune di grande consapevolezza; ma si può fare, quando a unire un collettivo di artisti ci sono concetti apprezzabili come quello della “valorizzazione delle differenze“.

Ma perché consigliare questo disco anche agli scettici? Il motivo sta nella credibilità di quanto realizzato in Raìse non soltanto come espressione di un gruppo a cappella ma piuttosto come espressione di un collettivo di musicisti.
Sorvolando sull’eccellente talento vocale messo in campo, condizione necessaria ma non per questo sufficiente al buon esito di un simile lavoro, la qualità delle armonizzazioni è alta e la varietà delle voci coinvolte (ma soprattutto dei pensieri musicali che qui si sono espressi) contribuisce a renderla ulteriormente interessante.

Ma Raìse non è soltanto un lavoro tecnicamente ben eseguito, perché il disco sa coinvolgere anche l’ascoltatore avvezzo a situazioni dal carattere più marcatamente ritmico (e se ve lo dice il sottoscritto…) e pur nella sua complessità realizzativa riesce a scorrere con assoluta leggerezza persino su un orecchio “affaticato” da tanti ascolti quotidiani.