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Fusioni elettro-acustiche con il Trio Mezcal

"Trio Mezcal" è l'album d'esordio omonimo di un terzetto di musicisti che hanno plasmato una particolare alchimia tra generi differenti.

Cosa succede quando un contrabbassista dalle influenze jazz e classiche, un percussionista dal carattere afro-cubano e un chitarrista dallo spirito contemporaneo si incontrano in un unico progetto musicale? Abbiamo trovato una piacevole risposta nel disco di esordio del Trio Mezcal.

Le origini del gruppo risalgono al 2016, anno in cui Pippi Dimonte (contrabbasso), Alessandro De Lorenzi (chitarra) ed Emiliano Alessandrini (percussioni) decisero di infondere le rispettive influenze musicali in un progetto che ne desse una forma elaborata e personale mantenendo al tempo stesso le principali connotazioni di ciascuna corrente.

Il primo risultato tangibile di questa collaborazione è proprio l’album che possiamo ascoltare qui, pubblicato nel 2018 e disponibile sui principali digital store e piattaforme di streaming; autore di tutti i brani è Dimonte, con l’eccezione di “A Pandemonium of Parrots” che è firmato da Alessandro De Lorenzi.


L’opera si delinea come ben distanziata dalla produzione di un trio jazzistico convenzionale: la presenza di un percussionista in luogo della standardizzata batteria porta l’ascoltatore a suggestioni di tutt’altro respiro, contribuendo (assieme ad alcune precise scelte melodico-armoniche) a sancire quel carattere mediterraneo che pervade l’intero disco.

D’altro canto non può lasciare indifferenti la presenza di una chitarra elettrica che non si crea problemi a risultare incisiva (ammettiamo che alcuni riff ci hanno suggerito un contesto ai limiti del Rock) andando in più di un’occasione al di là della semplice definizione di atmosfere meno “tropicali”, funzione che pure viene ricoperta con apprezzabile efficacia anche grazie all’utile supporto di adeguati effetti.

A equilibrare il discorso ecco un contrabbasso che sa valicare con sicurezza i confini delle personali influenze da standard Jazz, adattandosi in maniera elastica alle inclinazioni dei compagni di viaggio ma imponendosi anche a larghi tratti come elemento di primo piano e sconfinando in territori che richiamano a un utilizzo classico dello strumento.

L’intento del progetto sembra dunque aver trovato in questo album un ottimo riscontro pratico, risultato non scontato se pensiamo alla potenziale complessità del trovare un’amalgama credibile nel miscelare filoni non così fondamentalmente collegati.

Per chi volesse seguire il gruppo anche sulle piattaforme social lasciamo di seguito i link disponibili:

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