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Paul McCartney fa ascoltare il magico suono del Mellotron

McCartney mostra il Mellotron in un video che rivela magia, limiti e fascino dello strumento che segnò la musica degli anni ’60.

Inequivocabilmente, dopo la chitarra, lo strumento che negli anni ’60 cambiò più di tutti il modo di immaginare la musica fu il Mellotron. Non tanto per meriti di design o per qualche pretesa di virtuosismo tecnico, quanto per la sua capacità di offrire ai musicisti un territorio sonoro che fino ad allora era appannaggio esclusivo delle orchestre.

Un’idea semplice, almeno in apparenza: premere un tasto e ottenere archi, fiati, cori. Ma, all’epoca, quella semplicità aveva quasi del miracoloso. Ed è proprio questa dimensione tra sogno e meccanica imperfetta che rende prezioso il video in cui Paul McCartney lo mostra e lo suona davanti alla telecamera, con quella naturalezza che aveva solo chi viveva immerso in un’epoca di scoperte.

Il Mellotron non fu pensato come un vero strumento “con un suo timbro”, bensì come un sistema per controllare registrazioni preregistrate, un antenato dei campionatori moderni. Ogni tasto corrispondeva a un breve nastro magnetico contenente un suono reale, inciso in studio. Non un impulso sintetico, ma strumenti veri: archi, fiati, ottoni, voci.
Premuto il tasto, il nastro scorreva sulla testina; rilasciato, una molla lo riportava al punto di partenza. La durata massima era di otto secondi. Otto secondi che, all’epoca, bastavano per costruire mondi interi.

Mellotron, Museum of Making Music (California)
Mellotron, Museum of Making Music (California) Photo by doryfour – CC BY-SA 2.0

Dire che fosse delicato è un eufemismo. Ma quelle fragilità erano parte del suo fascino. Si poteva passare da tappeti di archi malinconici a cori eterei, fino a evocare vibrazioni psichedeliche semplicemente premendo pochi tasti e aggiungendo un pizzico di riverbero o un’eco a nastro. Bastava poco per trasformare la stanza in un universo parallelo, e il successo nel rock, nella psichedelia e nel nascente progressive non fu affatto casuale.

Nel video – un piccolo frammento che oggi vale quasi come un documento storico – il baronetto parte con esempi che oggi possono sembrare perfino banali, ma che nel contesto dell’epoca erano pura fantascienza. Mostra quanto fosse semplice creare arrangiamenti complessi, quasi da one man band, semplicemente giocando con quelle registrazioni.

Poi, al minuto 2:46, arriva quel passaggio che fa scendere una lacrima nostalgica anche a chi il Mellotron non l’ha mai toccato: una delle intro più celebri mai registrate, un frammento che sembra contenere tutto ciò che lo strumento rappresentò per i Beatles e per la musica degli anni ’60.

Funzionamento del Mellotron

Funzionamento del Mellotron: alla pressione del tasto (1), il nastro magnetico viene riprodotto dalla testina (5) con una durata massima di 8 secondi, dopodiché il tasto va premuto nuovamente. Quando questo viene rilasciato, una molla (9) fa sì che il nastro sia riavvolto velocemente al punto di partenza.
Photo by Fred the OysterCC BY 2.0

Riguardare oggi quella scena significa rientrare nel laboratorio sonoro di un’epoca in cui le idee correvano più veloci dei mezzi tecnici, e forse è proprio questo che rende il video così significativo. È un promemoria di quanto la creatività sapesse adattarsi, improvvisare, sfruttare anche i limiti di uno strumento imperfetto.

Il Mellotron non sarà stato comodo, non sarà stato affidabile, ma ha permesso a intere generazioni di musicisti di pensare più in grande. E nel sorriso di McCartney mentre lo suona, questa verità rimane ancora evidente.



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