HomeStrumentiChitarra - Test & DemoStrymon Timeline e gli algoritmi Ice e Duck
Strymon timeline ice duck

Strymon Timeline e gli algoritmi Ice e Duck

Difficilmente si può parlare di particolarità in un mondo in cui i delay vanno più o meno tutti nella stessa direzione, ma a quanto pare il Timeline stupisce ancora oggi.

In anni di attività, di cui quasi tre ormai nella sola piattaforma di Musicoff, avendo acquisito una certa esperienza e un certo know-how, so più o meno che nella progettazione di determinati apparati alcune linee guide sono fisse.

Esempio banale, rimanendo nel mondo dei delay: è ovvio che se costruisci un pedale come il Timeline, sei tenuto a seguire il trittico di simulazioni tipico per tutti i musicisti (a nastro, analogico di vario tipo e infine digitale) per poi aggiungere delle variazioni sul tema, o delle vere e proprie novità che possono essere il tuo game-changer nel mondo dei delay.

Un cosiddetto game-changer è difficile sia da individuare che da definire, perché dovresti dare per scontato di aver provato almeno tutte le altre soluzioni della stessa gamma prima di poter esclamare “eureka”, e dopo questa prima fase dovresti contestualizzare questo plus per definire potenzialmente quanto potrebbe cambiare le carte in tavola nel mercato musicale.

Uno di questi, probabilmente, è contenuto nel Timeline ed è l’algoritmo Ice, che è un delay che “spezzetta” il nostro segnale in diverse parti, mettendole in diversi intervalli di intonazione, permettendo quindi una cosa diversa rispetto a un pitch shifter che prende l’intero segnale.

Questa è una cosa abbastanza inusuale dal punto di vista dei suoni disponibili su altre macchine (Korg SDD 3000 e Eventide Timefactor non propongono cose simili).

Come parametri utilizzabili, per l’algoritmo Ice abbiamo:

  • Parametro 1 – Intervals: seleziona l’intervallo di intonazione dei pezzi audio da un’ottava fino a due ottave
  • Parametro 2 – Slice: seleziona la dimensione dei pezzi audio che vengono tagliati e riprodotti
  • Parametro 3 – Blend: miscela tra il segnale Dry e Ice sulla linea di ritardo
  • Parametro 4 – Smear: ammorbidisce l’attacco delle ripetizioni mantenendo la piena risposta in frequenza
  • Parametro 5 – Hipass: applichi un filtro passa-alto da a 40 Hz fino a 900 Hz

Passiamo poi a un altro gran bel colpo da maestri, il Duck Delay, chesi può dire sia il delay per i solisti, interpretazione del Ducked Delay che permette di gestire il volume delle code in base alla dinamica.
Per meglio comprendere il funzionamento (e anche per non essere ripetitivo), suggerisco di leggere la spiegazione che feci all’epoca per il Timefactor, il concetto di base è lo stesso.

Tra i parametri configurabili, possiamo trovare:

  • Parametro 1 – Sensitivity: regola la sensibilità di ingresso per la funzione di abbassamento del volume per l’effetto ducking
  • Parametro 2 – Release: imposta il tempo di rilascio per l’effetto ducking che determina quanto velocemente il segnale di ritardo ritorna al livello di volume normale una volta che si smette di suonare
  • Parametro 3 – Feedback: imposta il parametro feedback ducking selezionabile come Normal o Gate
  • Parametro 4 – Hipass: applichi un filtro passa-alto da a 40 Hz fino a 900 Hz

È effettivamente un delay ottimo per le parti solistiche, dato che il nostro volume è dipendente in maniera esclusiva dal nostro modo di suonare, dalla nostra dinamica e da come questi due fattori vanno a impostare il brano.
Si tratta di un delay digitale piuttosto neutro, ma che riesce a essere più morbido di altri grazie al controllo “Smear” evitando così delle cadute troppo evidenti di volume, utilissimo dal rock anni ‘80 in poi, per il pop, sottogeneri vari dei suddetti e un piccolo coltellino svizzero in studio e in live.

L’Ice invece è tutt’altro discorso, parliamo di un delay estremamente ampio, che può essere a un passo dal chorus (molto alla lontana) e allo shimmer (anche questo, molto alla lontana).

Permette di avere un suono estremamente ampio perchè non gioca semplicemente sul panning, creando un suono molto vicino a quello dello string che si può ottenere con alcuni multieffetto, ma applicato a un delay e senza processazioni digitali ulteriori.

Come per altri, è un suono che potrebbe andare bene per tantissimi generi ma per casi ben definiti, quando a un musicista serve un suono non solo estremamente grande, ma anche tridimensionale
Questo può essere il suono giusto per quella determinata occasione, perchè differisce dal doppio delay, differisce dal panning, dallo shimmer e da tutto quello che fino a oggi è passato per le mani a chi scrive.

Nella prossima puntata tratteremo altri due delay che permettono di giocare molto con gli spazi aggiungendo suoni e ampiezza…

>>> VAI ALL’INDICE DELLE PUNTATE <<<