Quando si parla di ritmica, anche il delay può dire la sua, è il caso appunto del MultiTap del Timefactor che permette di tessere una tela ritmica molto particolare.
Abbiamo visto quasi ogni tipo di Delay durante questa serie, ora parliamo di uno di quelli che nonostante la sua particolarità è molto diffuso nel mondo chitarristico mainstream, ovvero il MultiTap.
I questo effetto di ritardo il tempo può essere suddiviso in più Tap o “tocchi”, che consentono la creazione di un delay ritmico. Per fare un esempio possiamo dire che è possibile impostare il ritardo per 480 millisecondi, quindi avere un Tap a 1/2 del tempo (240 ms) e 1/3 del tempo (160 ms).
Paragonato a un delay “normale”, in cui potresti ottenere ripetizioni solo a intervalli regolari, in questo preso in esempio abbiamo 120, 240, 360 e 480ms o 160, 320 e 480ms, ma non una combinazione delle due.
Questo crea l’effetto di un ritmo basato su ripetizioni a 160, 240 e 480 millisecondi, con però l’aggiunta di feedback per ripetizioni multiple, e l’effetto ritmico diventa ancora più forte.
Ora, nel Timefactor è possibile giocare in maniera millimetrica con questo tipo di suono, grazie appunto all’algoritmo che implementa le opzione di spaziatura tra un Tap e l’altro. Infatti, possiamo lavorare su quattro principali valori:
- XKnob/Slur: definisce la quantità di diffusione tra le varie Tap, da nessuna (0) fino a massima (10)
- Speed/Delay Tap Spacing: stabilisce la spaziatura tra i vari tap partendo da 0 (spaziatura che aumenta all’aumentare del delay) a 5 (tap equamente spaziati) a 10 (spaziatura che diminuisce all’aumentare del delay)
- Depth/Delay Tap Taper: stabilisce il livello relativo tra i vari Tap, questo varia invece da -10 (dove l’ultimo Tap è più forte di volume rispetto al primo), passando per lo zero (tutti i tap sono uguali) fino ad arrivare a + 10 (il primo Tap è il più forte rispetto agli altri)
- Filter: è un filtro che controlla il timbro attenuando le frequenze alte per “scurire” il suono generale di tutte le code
A livello prettamente sonoro, non si discosta moltissimo dai delay presenti nell’algoritmo di BandDelay o di DuckedDelay, ci sono delle sfumature che lo rendono più aperto sugli estremi di banda, ma di fondo il timbro è quello.
Essendo però un suono estremamente dry, permette di essere condito con modulazioni e/o riverberi per meglio giocare con gli spazi tra un Tap e un altro, non è accostabile al suono quasi “infinito” del Digital Delay ma permette di essere lavorato con macchine esterne.
Nato per lavorazioni “ritmiche”, gli ambiti di utilizzo sono forse tra i più ampi mai visti su questa rubrica, ma un altro punto da tenere in considerazione per un utilizzo “saggio” di questo algoritmo, è di utilizzarlo per tutte quelle occasioni dove si necessita di creare spazi attraverso la dinamica del nostro suonato.
Questa necessità la si può trovare in qualsivoglia genere, quindi per la prima volta abbiamo un delay non tanto adatto per un genere o un suono particolare ma quanto per una necessità ben precisa.
Il prossimo, che sarà anche l’ultimo di tutta la rubrica, sarà il delay meno utilizzato (probabilmente) da tutti i musicisti, ma che è ancora oggi presente in tantissime macchine di fascia alta come il Timefactor, ovvero il Reverse Delay.
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