Molto spesso abbiamo visto che certe chitarre nascono da un concept o da un’idea visionaria, ma capita in tal senso che uno strumento possa dare un eredità a qualcosa che lentamente sta scomparendo sotto il giogo del tempo.
Per quanto possa sembrare strano, o per certi versi folle, l’inesorabile scorrere dell’entropia è una delle costanti dell’universo, molti direbbero il tempo ma non voglio essere il nemico giurato dei fisici e dei loro dibattiti.
Cosa è possibile fare per preservare un ricordo, o qualcosa che è stato? O lo si mette in una teca, oppure lo si fa rinascere, e probabilmente questo strumento ne è la rappresentazione più ovvia di questo concetto.
L’idea di fondo
L’idea della serie Sorano, nasce dall’idea di preservare il ricordo di un paese, per quanto il tempo sia il più cinico ente della nostra esistenza, è bello pensare che in un modo o nell’altro il tempo lo si possa ingannare, o quantomeno si possa trasformare il risultato del suo passaggio.
I legni che compongono questa chitarra, vengono da edifici antichissimi della cittadina di Sorano, che sono stati riconvertiti per un utilizzo liuteristico, il che ha un senso di “tributo” e di continuazione della storia, seppur in diverse forse e in diversi scopi.
Possiamo definirla una capsula del tempo, ma non in senso stretto, una capsula del tempo di un luogo più che di un oggetto o di un momento.
Idea estetica lineare, per farti sentire a casa
Volendo rimanere in un contesto di forme “conosciute” alla maggior parte dell’utenza, strizza molto l’occhio al mondo super strat, più però inerente al mondo Tom Anderson, Schecter o anche Mike Pensa (senza il top carved) o anche Suhr Legay.
Ci si sente molto a casa alla fine, il Tummy Cut è ben strutturato e permette di appoggiare il corpo sia della chitarra che dell’utilizzatore in maniera molto comoda e senza dover optare soluzioni di posizione strane, non sei tu che ti adatti a lei, un pochino lei si adatta a te.
Come suona quindi?
Sulle essenze utilizzate, parliamo di un caso che non è mai capitato, sia in termini di scelta dei legni veri e propri (castagno e ciliegio per body e manico) e soprattutto con una stagionatura e un origine di questo tipo, l’unica cosa “normale” è praticamente il top in acero fiammato che è inserito sopra il body.

Parliamo di uno strumento molto particolare per quanto riguarda la configurazione elettronica, abbiamo quattro posizioni totali che fanno suonare un solo pickup alla volta (il che farebbe pensare alcuni, ma non è una cosa molto diversa da quello che possiamo trovare su una Cabronita, dato che ha tre posizioni per far suonare un solo pickup), in due modi differenti e così suddivisi:
- Posizione 1 – Manico in modalità Humbucker
- Posizione 2 – Manico in modalità P90
- Posizione 3 – Ponte in modalità P90
- Posizione 4 – Ponte in modalità Humbucker
Da qui è più una mia ipotesi che altro, molto probabilmente la cosa è dovuta a un comportamento simile al coil tap, ovvero che mettendo in modalità Humbucker semplicemente si tendono a utilizzare più spire del solito P90 e quindi a comportarsi come tale.
La prima cosa che salta all’orecchio, anzi quella che non salta all’orecchio in verità, è il fatto che siano estremamente silenziosi, anche in modalità P90, che è comunque una cosa difficile data la conformazione stessa del P90.
Di fondo tutto lo strumento suona abbastanza in avanti sul regime delle medio alte, nelle posizioni al ponte risulta abbastanza “scampanellante” come direbbe qualcuno; il comportamento è più dinamico e con un’uscita più grossa rispetto a qualche altro tipo di P90.
Nelle modalità Humbucker il discorso non cambia moltissimo, abbiamo ovviamente un suono molto più grosso ma in nessuno dei casi scuro, vuoi per la conformazione dei legni utilizzati che per la struttura stessa dell’elettronica, ma in nessun caso abbiamo quella sensazione di suono cupo o “muddy”.
È una chitarra che sa essere cattiva, la modalità Humbucker da molte soddisfazioni, riesce a dare quella sensazione di suono molto aggressivo, mancano forse qualche frequenza nel regime delle basse frequenze, ma è una perdita che sono disposto ad accollarmi se posso evitare di utilizzare un altro strumento sul palco.
Il routing delle registrazione è gestito come segue: Chitarra -> Cavo Rigotti->MOTU Ultralite Mk5 -> Tonex Software con profilo Mezzabarba Mzero con IR della sua cassa 4×12
Sinceramente parlando, pensavo fosse uno strumento molto “inquadrato”, ma penso sia stata una di quelle volte in cui personalmente mi sbaglio, pensavo fosse uno strumento troppo di nicchia o comunque relegato forse a un macro-genere.
Ho provato a usarla droppata, per generi post punk, per un tributo agli Oasis, e per qualche brano rock nel mezzo, e si è comportato in maniera molto convincente, a patto però di essere pronti a imparare a gestire a modino il potenziometro del volume, perché si potrebbe rischiare in diverso occasioni di avere suoni troppo taglienti.
Coltellino svizzero per tutte le occasioni? Più o meno, necessita di attenzione sul cosa si cerca di ottenere, così come è facile ottenere un ventaglio di suoni per ogni occasione è altrettanto facile riuscire a sbagliare.
Dobbiamo veramente parlare di soldi?
Qui, forse per la prima volta, un po’ mi rifiuto intellettualmente di fare un paragone economico con altre realtà del mercato, perché come abbiamo visto durante tutto l’articolo, più che innamorarti dello strumento per il suono che rappresenta, potrebbe avere più senso legarsi a lui per l’idea che ne è dietro, che è comunque una cosa decisamente rara, per non dire unica.
Si rientriamo nell’universo degli strumenti custom, ma in questo caso, a cosa la paragoni? Quali altre chitarre hanno avuto questa storia Quali altre chitarre hanno avuto questo ricordo impresso?
Mi concederete, per la prima volta in 11 anni di carriera, che certe volte si può essere un pelo più umani e non guardare solo il costo di uno strumento, altrimenti reputeremo indimenticabili quasi esclusivamente le chitarre che costano quanto l’anticipo per un utilitaria.
Maggiori informazioni sul sito di Damiani Guitars
















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