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Suono elettrico e acustico, quanto si somigliano?

Già a partire dal nome di questa categoria di strumenti, se ne intuisce la loro natura acustica, anzi… semiacustica! Ciò vuol dire che ci dovrebbe essere una componente acustica nel suono elettrico generato dal pickup, trasportato poi attraverso il cavo e infine riprodotto attraverso l'amplificatore.

Già a partire dal nome di questa categoria di strumenti, se ne intuisce la loro natura acustica, anzi… semiacustica! Ciò vuol dire che ci dovrebbe essere una componente acustica nel suono elettrico generato dal pickup, trasportato poi attraverso il cavo e infine riprodotto attraverso l’amplificatore.

Il pickup, o trasduttore elettromagnetico, funziona con un principio molto semplice: genera un campo magnetico che è in grado di leggere le variazioni di movimento della corda, trasportando questo segnale attraverso un impulso elettrico a bassissimo voltaggio, che viene convertito, lavorato e potenziato attraverso un preamplificatore.

Questo segnale viene poi amplificato di potenza con lo stadio finale di amplificazione e infine riprodotto attraverso gli speaker, che in maniera simile al pickup e al suo principio magnetico, ma con l’aggiunta di un movimento meccanico, sposta l’aria secondo movimenti precisissimi, potendo così riprodurre la musica generata in questo caso dal chitarrista con il suo strumento in mano.

Questo è il routing del segnale della corda da noi pizzicata riprodotto dall’amplificatore. Gli ingredienti di questa ricetta sono tanti, quindi, e ognuno si riflette sul risultato finale.

guitar humbucker pickup

Photo by FreebirdCC BY-SA 2.0

Di fatto il pickup influenza la colorazione timbrica del suono grazie alla sua conformazione e costruzione (qualità del magnete, numero di avvolgimenti, materiali impiegati, ecc.), ma ci sono altri fattori, come ad esempio l’effetto “microfonico”.
Il pickup, infatti, ha anche la capacità di far passare un segnale come fosse un microfono (che nel suo funzionamento prevede sempre un principio magnetico), che riflette la parte acustica dello strumento. Ad ogni modo però si tratta di un effetto presunto, che agli effetti pratici non è misurabile e distinguibile dalla componente “elettrificata”.

È un dato di fatto, inoltre, che lo stesso pickup montato su due strumenti diversi, suona in modo differente, così come anche il suo sistema di ancoraggio al corpo (flottante, incassato, sospeso su molle, ecc.) ne influenza il suono. Senza contare che anche il materiale e la costruzione stessa dello strumento influenzano la vibrazione della corda.

Indubbiamente lo strumento nel video, essendo una hollowbody, non è la chitarra semiacustica dal suono acustico più generoso: un’archtop con pickup basculante sospeso e il top libero di suonare (in quanto non appesantito da pickup incassati), è lo strumento di categoria con il maggior suono acustico.

Ma in questo articolo non voglio parlare di quantità o di qualità del suono acustico: semplicemente ho voluto portare l’attenzione su uno strumento definito da tutti “chitarra semiacustica”, cercando di analizzarne le componenti e il percorso del suono.

Nel video si possono ascoltare in successione il suono elettrico generato dal pickup e successivamente il suono dello strumento ripreso da un microfono a condensatore (Samson MTR 301) posizionato davanti al dodicesimo tasto. Dopo un paio di confronti tra i due suoni ho prodotto un mix dei due segnali, andando a prediligere al 70% circa il suono elettrico e lasciando quindi il rimanente 30% di suono acustico.

  • 0.01 Suono Elettrico (uscita DI Laney A1)
  • 0.10 Suono Acustico (mic Samson MTR 301)
  • 0.18 Suono Elettrico (uscita DI Laney A1)
  • 0.30 Suono Acustico (mic Samson MTR 301)
  • 0.34 Suono Elettrico 70% – Suono Acustico 30%
  • 0.46 Suono Elettrico (uscita DI Laney A1)
  • 0.54 Suono Acustico (mic Samson MTR 301)
  • 1.03 Suono Elettrico (uscita DI Laney A1)
  • 1.14 Suono Elettrico 70% – Suono Acustico 30%

Principalmente questo metodo di produzione sonora si riesce a ottenere solo in studio di registrazione, in quanto posizionare un microfono a condensatore in una situazione live sarebbe ad altissimo rischio di inneschi e feedback indesiderati.
Quindi dal vivo ci dobbiamo accontentare di un suono elettrico, mentre in studio possiamo riprendere anche la componente acustica e miscelarla a piacere con il segnale elettrico.

Come ultima considerazione faccio questa semplice analisi.
Il suono si traduce soprattutto in un certo quantitativo di frequenze acute, più fresco e aperto, brillante e presente, caratteristiche fondamentali a mio avviso per quando si equalizza successivamente il suono elettrificato: ascoltare la propria semiacustica da spenta, cercando poi di renderle giustizia attraverso l’amplificazione e la sua peculiare regolazione, è sicuramente oggetto di riflessione, studio e applicazione.