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Costruisci la tua pedalboard #4: le alimentazioni

Dopo aver disposto i nostri pedali e deciso che percorso far fare al nostro segnale audio, è tempo di alimentare come si deve il tutto.

Dopo aver disposto i nostri pedali e deciso che percorso far fare al nostro segnale audio, è tempo di alimentare come si deve il tutto.

Partiamo da una considerazione semplicissima: l’alimentatore è il cuore pulsante di una pedaliera, è ciò che “manda avanti la baracca”, quindi se questo è ben fatto dal punto di vista progettuale si potranno evitare una serie di spiacevoli eventi, quali ronzii e interferenze.

Per assurdo il sistema migliore per alimentare i pedali sono le pile da 9V che si trovano nei negozi, supermercati e altro, perché sono una sorgente di energia indipendente per ogni pedale ed esente da rumori vari (il residuo di corrente alternata in uscita da un alimentatore in corrente continua, meglio conosciuto come ripple audio e oscillazioni varie che provocano frequenze che vengono poi amplificate dai vari pedali in tutta la catena, principalmente quelli di dinamica, ma in caso anche di modulazioni).

Ovviamente, per forza di cose, le pile sono scomode e costose a lungo termine (nonché inquinanti, NdR), quindi non sono certo la scelta migliore, a meno che non abbiate davvero pochi pedali.

Gli alimentatori migliori per i pedalini sono quelli detti “in serie”, dove il circuito è costituito da un trittico composto così:

  • Trasformatore
  • Ponte 
  • Stabilizzatore 

Tutto questo circuito taglia l’eccesso di tensione, mantenendo però costante la tensione stessa indipendentemente dalla corrente che viene assorbita, dissipando in calore l’eccesso; inoltre, una rete di condensatori collabora a rendere più pulita possibile la corrente fornita ai nostri pedali.

Questo è il migliore sistema per i pedalini, dato che la potenza sulla singola uscita generalmente non supera i 1000 mAh  che sono i limiti dati dai singoli stabilizzatori.

I sistemi switching invece sembrerebbero essere la soluzione a tutti i problemi del mondo, dato che sono molto piccoli, erogano una quantità incredibile di corrente e la loro costruzione ha un costo molto basso.
Questi funzionano in una maniera abbastanza semplice, alterando la frequenza in ingresso, portandola a seconda dei vari modelli a 5000/10000 Hz, tagliando la semionda inferiore e di fatto ottenendo una corrente continua.
Però questi sistemi non dissipano praticamente calore e non necessitano di trasformatore, se non di un piccolo trasformatore di disaccoppiamento dalla rete in ingresso.

Alimentatore Valvolari Clemente

Alimentatore Valvolari Clemente

Il problema è che all’interno di queste frequenze di creano una serie di armoniche a altre frequenze che vengono in molti casi captate dal pedalino e successivamente amplificate, ovviamente più la catena è complessa, maggiori saranno le probabilità che queste vengano captate.

Non tutti i pedali sono sensibili a queste frequenze, quindi capita spesso che sia possibile alimentarli senza problemi, mentre in altri non appena alimentati parte immediatamente un piccolo sibilo o comunque un’oscillazione che viene captata non appena il gain del segnale viene alzato. 

L’adozione di una daisy chain peggiora la situazione, infatti capita spesso che un’incompatibilità tra i pedali provochi dei piccoli ground loop tra la massa di un pedale e l’altro, ma talvolta in questi casi è sufficiente scollegare il negativo di alimentazione per risolvere il problema alla radice (ma non è una soluzione professionale e consigliabile).

Per questo è importante in una catena complessa poter disporre di più uscite separate galvanicamente, che sono di fatto più alimentatori separati ma tutti presenti nello stesso chassis, per poter gestire al meglio l’alimentazione della catena. Ovviamente i pedali in fronte e quelli in send/return vanno comunque alimentati separatamente.

In conclusione, i sistemi switching sono generalmente economici e potenti, ma spesso inadatti a una catena effetti, sopratutto se lunga e complessa.
Un test estremamente veloce è quello di far passare il segnale attraverso un pedale e alimentarlo a batteria, successivamente si provvede ad alzare di un poco il gain e controllare cosa accade. Si sente il normale fruscio, anche a pedale su off, ma non appena si inserisce un alimentatore qualitativamente scadente parte quasi immediatamente fruscio, hum e, talvolta, una piccola frequenza.

Abbiamo nominato le prime due casistiche di alimentatori, ma riassumiamo più nello specifico:

1 – Alimentatori switching

Rappresentano la maggior parte degli alimentatori per pedali in commercio. Hanno il pregio di essere piccoli e molto potenti, ma occhio alla qualità.
Gli alimentatori di questo tipo generano oscillazioni ad altissima frequenza, normalmente inudibili e trascurabili ai fini del rumore, ma in alcuni modelli economici possono diventare più che udibili. 

Inoltre hanno il difetto di “innescare” i pedali di modulazione analogici come chorus, flanger, phaser, tremolo, vibrato e uni-vibe, generando un rumore di fondo simile a un jet in partenza che può passare dal trascurabile al più che udibile.
No problem con i pedali di altro tipo o digitali, sono una scelta valida per salvaguardare lo spazio alimentando molti pedali senza problemi.

2 – Alimentatori con trasformatore tradizionale

Sono normalmente molto silenziosi e non esageratamente ingombranti. Se la qualità costruttiva non è adeguata, possono generare ronzii di fondo importanti, quindi occhio: quelli dei venditori ambulanti non vanno assolutamente bene.
Nessun problema coi vecchi pedali analogici, ma possono soffrire di disturbi se più di un alimentatore viene affiancato. 

3 – Alimentatori con trasformatore toroidale

Silenziosissimi e praticamente immuni ai disturbi elettromagnetici, hanno l’unico difetto di essere molto ingombranti, motivo per cui sono usati molto raramente.

4 – Power banks

Questo sistema ricaricabile ultimamente molto in voga ha gli stessi pregi e difetti del sistema switching, a causa della presenza di un convertitore di voltaggio (da +5V a +9V): la qualità dipende proprio da quest’ultimo.

Nella nostra pedaliera abbiamo ipotizzato due soluzioni che appartengono a due filosofie costruttive estremamente diverse:

  • Lo Strymon Zuma R300 
  • Un alimentatore Custom costruitomi su misura da Valvolari Clemente

Quali sono le differenze sostanziali tra questi due alimentatori?
Lo Zuma è un alimentatore estremamente ridotto, offre cinque uscite di corrente isolate individualmente, dal bassissimo rumore di fondo, ognuna dotata del suo regolatore di tensione dedicato, e trasformatore custom. 

Strymon Zuma R300

Strymon Zuma R300

Progettato per soddisfare tutti i bisogni del musicista moderno, ogni uscita fornisce ben 500 mA di corrente; di queste, un’uscita permette di scegliere un voltaggio tra 9, 12, o 18V. Lo speciale design a due stadi dello Zuma, le uscite pre-regolate e un filtro a più stadi, concorrono a creare un alimentatore che permette ai pedali di raggiungere il più alto rango dinamico possibile.

Il circuito completamente analogico dello Zuma offre un doppio stadio di isolamento, eliminando così completamente i ground loop ed ogni altro problema di rumore dato dalla linea di corrente. Grazie alla compatibilità internazionale predisposta, Zuma può fornire l’alimentazione in qualsiasi palco del mondo.

Il secondo invece è una soluzione quasi “da banco”, senza quasi nessun compromesso che utilizza un alimentatore toroidale dalle dimensioni e peso considerevoli (molto considerevoli rispetto allo Zuma), la principale differenza è ovviamente la capacità di poter alimentare molti più pedali (anche molto più esosi in termini di mAh e di voltaggi, infatti abbiamo uscite da 9v, da 12v e una variabile fino a 20v).

Nel nostro caso abbiamo testato entrambi gli alimentatori, tenendo collegata tutta la pedaliera per circa otto ore e controllando le temperature, nessuno dei due ha raggiunto temperature allarmante, lo Zuma risultava più caldo per via delle sue dimensioni estremamente ridotte che limitano per ovvie ragione l’airflow ma la cosa è fortemente dipendente dal tipo di pedale che si sta alimentando (Timefactor o Korg SDD 3000).

Per via della diversità di connessioni, abbiamo collegato:

Allo Zuma:

  • Masotti OD Box
  • LAA Custom Phil X
  • Cicognani Echofet Baby
  • Korg SDD 3000
  • Ibanez Tubescreamer

Al Clemente:

  • Masotti OD Box
  • Ibanez Tubescreamer
  • LAA Custom PhilX
  • Wrampler talent booster
  • Clemente CLM Looper
  • Korg SDD 3000
  • Eventide H9
  • Cicognani Echofet Baby

Entrambi fanno il loro lavoro e una buona alimentazione fa in modo che non ci siano ronzii non richiesti all’interno di tutta la pedaliera, lo Zuma ha fatto una bellissima figura nonostante abbia attaccato pedali “esosi” in termini di corrente, ma per risolvere ulteriormente il problema del rumore possiamo usare cavi di buona fattura.

Quali?
Li vedremo nel prossimo episodio

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