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Usare il tapping (e farlo bene) sui brani storici del Rock

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Come promesso, in questo terzo appuntamento vi mostro alcuni esempi di come ho applicato le tecniche di tapping mostrate la scorsa volta.

Nella mia carriera molto spesso mi sono trovato a suonare in situazioni in cui non era presente un tastierista, così molti brani cover non potevano essere eseguiti, oppure venivano provati senza quelle parti, sacrificandone spesso la resa.
Ad un certo punto ho iniziato a trovare una terza soluzione: provare a riprodurle con quello che avevo. A volte la strada scartata da qualcuno è quella che porta a tesori nascosti e inesplorati per qualcun altro.

Sono sufficienti un po’ di fantasia e di pazienza, insieme all’attitudine di voler vedere le cose da altri punti di vista. In fondo è anche per questo motivo che ho imparato ad usare il tapping: essendo stato per molti anni autodidatta, non c’era nessuno a dirmi cosa fare e come farlo, così mi ero inventato la soluzione per sopperire alle mie mancanze tecniche.
Non potevo saperlo, ma questa tecnica mi avrebbe aiutato in molte altre situazioni musicali. Condivido quindi volentieri con voi alcune di queste idee, sperando che un giorno vi siano utili e che siano di stimolo per proseguire in questa strada.

I Want It All (Queen)

Nel 2007 ero stato chiamato per una serata con un gruppo di miei amici. In scaletta c’era anche “I Want It All” dei Queen, ma il tastierista del gruppo non riusciva a fare l’intermezzo che precede il solo della chitarra.
Non avevano sequencer o altri mezzi per contare su una base pre-registrata, dunque in prima analisi l’alternativa era di arpeggiare semplicemente gli accordi con una chitarra.
Mi sono dunque armato di partitura originale e ho adattato la parte del synth alla mia chitarra.

Si tratta di una sequenza di arpeggi di nona suonati a partire dalla loro settima. Dato che gli accordi in questione sono tutti maggiori, la diteggiatura si ripete per ciascuno di loro, soltanto cambiata di corde e di tasti.
Prestiamo attenzione all’intervallo di quarta giusta suonato col tapping: per non sacrificare la fluidità di esecuzione ho preferito suonarlo sulla stessa corda, allargando bene la mano. Se non abbiamo molta familiarità con questo movimento, esercitiamoci per abituare la mano anche a questi allargamenti, altrimenti si può tentare la via delle due corde adiacenti, l’importante è non “staccare” troppo le note per non interrompere l’andatura.

L’esempio che ho registrato è suonato con un suono “simil-synth”, per ricalcare quello originale. Quando lo suono dal vivo col gruppo uso un suono lievemente distorto e un riverbero. Infine, per avere più pulizia di suono, uso un elastico per capelli attorno al manico sistemato sui primi tasti.

I Want It All Tapping

Baba O’Riley (The Who)

Nel 2012 col mio gruppo si era deciso di suonare “Baba O’ Riley” degli Who. Non avendo né tastiere né altro, la prima idea era quella di non suonare affatto la parte di synth. Riascoltandola però, avevo intuito che non fosse davvero impossibile e che per farla dovevo usare un approccio diverso.
Avevo deciso fin da subito di non usare una loop station (meglio non dipendere troppo dalle macchine e dai pedali), così dovevo studiare un sistema alternativo.
Trovata la trascrizione mi ero messo all’opera… et voilà: il sottoscritto aveva preso le sembianze di un Moog e il pezzo era in scaletta!

Per prima cosa sistemiamo un elastico per capelli fra secondo e terzo tasto, in modo da avere il massimo effetto di smorzamento possibile.
Dopodichè selezioniamo un suono pulito dall’ampli, regoliamo un compressore in modo che Attack e Sustain siano sopra il 50% e un delay settato a 130 ms, una sola ripetizione (feedback = 0) e mix al 100%.

Ora comincia il divertimento vero: la parte originaria è suonata con un Moog ed è costituita da una ripetizione ciclica di tre note su cui se ne inseriscono altre ad intervalli stabiliti.
Attenzione dunque alla sincronia delle mani: non devono uscire fuori dei sedicesimi “puliti”, ma leggermente fuori sincrono, per darel’effetto della “macchina”. Le ripetizioni, sovrapponendosi, fanno in modo che le note si inseguano una sull’altra in una specie di balbettio elettronico.

Sullo spartito ho indicato degli sfasamenti di un trentaduesimo, ma sono puramente indicativi, in quanto non sono sempre uguali: basta ascoltare bene l’originale per rendersene conto.
Il pezzo va studiato prestando bene attenzione al fatto che la mano che esegue le tre note in loop (Fa, Do, Fa) lavori in automatico, in modo da rivolgere l’attenzione a quella che suona le frasi. Ci vuole un po’ di pazienza, ma lo sforzo ne vale la pena.

Road Trippin’ (Red Hot Chili Peppers)

Alcuni anni dopo ero in un trio composto da voce, basso e chitarra. Per buona parte del repertorio suonavo l’acustica, ma per un pezzo facevo un’eccezione e prendevo l’elettrica.
Il pezzo in questione è “Road Trippin’” dei Red Hot Chili Peppers. In origine il brano è suonato da una sezione d’archi e da pochi altri strumenti.

Vista l’andatura del pezzo non ci ho messo molto a trovare questa ritmica “gypsy-jazz”. Qui la sinistra suona gli accordi nei registri bassi, alternando la tonica all’accordo, mentre la destra scandisce gli accenti con dei bicordi ricavati dalle altre forme degli accordi, creando anche una piccola melodia.
Con un po’ di fantasia è possibile partire da questo esempio per crearne di altri, variando gli accenti o l’ordine delle note, rendendo più interessante la ritmica.

Purple Rain (Prince)

Da alcuni anni sto suonando in un gruppo composto da due chitarre, un basso, una batteria e una voce. Il genere è principalmente pop rock, tutte cover, dagli anni ’60 fino ad oggi.
Proprio con questa formazione mi sono trovato a suonare un altro bellissimo brano: “Purple Rain”, dell’indimenticato Prince. Anche in questo caso non c’era (e non c’è tutt’ora) un tastierista a fare i “tappeti” e la chitarra del mio compagno di palco non era sufficiente a sostenere tutto.

Dunque mi sono ingegnato a trovare una soluzione. Ho ripreso il mio solito effetto synth, ho regolato l’attacco in modo che fosse il più rapido possibile e ho aumentato il sustain del compressore.
Ora veniva la parte più interessante: la musica. Per comodità del cantante il pezzo era stato trasposto in Do maggiore, il che mi lasciava il vantaggio di sfruttare le forme più complete di FA e di SOL e, di conseguenza, una migliore libertà di movimento.
La parte che vi propongo qui, tuttavia, è in Sib, in rispetto della tonaità originale, ma è del tutto analoga a quella che suono col mio gruppo.

Il pezzo si divide in due parti: la strofa, in cui le mani sono invertite (cioè la mano tappante suona le note basse, l’altra le note alte) e il ritornello, in cui sono in posizione tradizionale.
Nella strofa sono presentati alcuni dei voicings che uso in questo tipo di accompagnamenti: la mano tappante suona una triade sus2 e l’altra mano è libera di muoversi sulla tastiera per suonare altri voicings in hammer-on, in modo del tutto simile ad una tastiera.

Nel ritornello invece ho usato un mio sistema per abbellire ed estendere gli arpeggi. In pratica si tratta di suonare un accordo in hammer-on, seguito da coppie di note con la mano tappante ad intervalli e gradi definiti, per poi fare dei pull off e alternare così alle note di colore le note dell’accordo.

Alle battute 12 e 13 trovate i segni di “upstroke” (V) sotto alcune note. Questo è perché a volte, arpeggiando gli accordi col tapping, è possibile far suonare una corda semplicemente muovendo il dito verso l’alto, come si fa di solito in fingerstyle.
In questo modo si può suonare una nota che al momento è pizzicata dalla mano sinistra senza dover ricorrere ad un hammer-on. Una volta posizionato il dito del tapping sulla nota desidarata, basta semplicemente tirarlo verso l’alto, in modo che il polpastrello suoni la corda sopra.

Tengo a precisare che questo è solo un esempio di quello che faccio in questo brano: molto spesso mi piace variare la mia parte, colorandola e a volte cambiando anche le diteggiature degli accordi.
In allegato trovate un file audio con solo la parte di chitarra e uno in cui ho suonato la linea vocale del cantato.

This Love (Maroon 5)

Sempre con questo gruppo qualche tempo fa avevamo preparato “This Love” dei Maroon 5. A fare la parte del piano ci ha pensato il sottoscritto, rifacendola con la chitarra.
Armonicamente il pezzo è costituito da un giro di quattro accordi: SOL/Si, Dom, Fam7 e SI°/Re, ma a renderlo interessante è il “walking bass” che collega gli accordi. Questi ultimi li suono con la sinistra, tutti in hammer on, mentre con la destra mi occupo del walking bass.
A semplificarci la vita c’è il fatto che gli accordi sono ribattuti ad ottavi, seguendo il groove del pezzo, il che ci lascia liberi di suonare agevolmente le note basse. Il suono da impostare è un pulito, meglio se compresso e magari con un chorus per ammorbidire un po’ il timbro. Non dimenticate il solito elastico per capelli per smorzare le corde.

This Love Tapping

Bene, MusicOffili, per ora ci fermiamo qui. Il discorso sul tapping sarebbe ancora lungo e mi auguro di potervi ritrovare qui per continuare a parlarne.
Spero che quello che vi ho proposto in questi appuntamenti vi possa tornare utile, magari per un arrangiamento, una composizione o anche solo per arricchire il vostro bagaglio di conoscenze. Vi ringrazio come sempre per l’attenzione e l’ascolto.

Buone tappate e buona musica a tutti!

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Giancarlo Zaffoni

Giancarlo Zaffoni, classe 1978, ha iniziato a suonare la chitarra all’età di 13 anni. Dopo la laurea in ingegneria aerospaziale conseguita all’età di 25 anni, prosegue gli studi di musica privatamente.
Nel 2008 si iscrive all’Accademia Musicale Lizard dove, sotto la guida del M° Tony De Gruttola, si diploma con il massimo dei voti. Chitarrista e compositore, inizia l’attività didattica nel 2009. Attualmente è insegnante presso la scuola di musica Atria di Torino, il Centro di Formazione Musicale di Collegno (TO) e la stessa Accademia Lizard di Torino, presso cui tiene anche un corso dedicato alla tecnica del tapping chitarristico.
All’attività didattica affianca quella di chitarrista sia sul palco che in studio per alcuni artisti e band del torinese.

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