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Suonare tonale e modale #1

Premessa: l’argomento è molto spinoso e si presta a delle interpretazioni spesso fantasiose che portano più confusione che chiarezza; il nostro scopo dovrebbe essere proprio quello di fare chiarezza in questa giungla di informazioni dispersive e aleatorie. Per comprendere al meglio ciò che segue, è di fondamental

Premessa: l’argomento è molto spinoso e si presta a delle interpretazioni spesso fantasiose che portano più confusione che chiarezza; il nostro scopo dovrebbe essere proprio quello di fare chiarezza in questa giungla di informazioni dispersive e aleatorie. Per comprendere al meglio ciò che segue, è di fondamentale importanza aver assimilato il meccanismo riguardante l’armonizzazione di una scala maggiore.Oggi parleremo di due approcci differenti nel modo di suonare la parte melodica (solo), cioè suonare in modo tonale oppure modale. Leggo da wikipedia: Per musica modale si intende una concezione musicale basata su delle scale dette scale modali, ed una pratica di sviluppo della musica che si concretizza nei modi, secondo criteri caratteristici propri dell’approccio modale, differenti da quelli della musica tonale, che è basata sulle regole della tonalità e della armonia tonale.Con il sistema tonale improvvisiamo su un giro di accordi appartenenti ad una stessa tonalità (vedi armonizzazione scala maggiore) usando la scala che li ha appunto generati. Esempio: G-Em-C-D = tonalità di G maggiore (I-VI-IV-V), suoniamo con la scala di G maggiore su tutti gli accordi.Con il sistema modale invece pensiamo che ad ogni accordo corrisponda una o più scale da poter utilizzare. Questo sistema è certamente più complesso ma ci torna utile in due casi tipici:

  • quando si vogliono creare delle sonorità particolari su accordi statici.
  • quando gli accordi che si susseguono non appartengono ad un’unica tonalità.

In questo articolo ci occuperemo in maniera più approfondita del primo caso.Per capirci meglio, ascoltiamo qualche esempio.Pensando tonale ci verrebbe da pensare, come scala da usare per improvvisare, alla scala maggiore di G.Pensando modale invece potremmo usare il modo lidio di G (pensandolo come IV della tonalità di D maggiore):Oppure, sempre pensando modale, potremmo usare il modo misolidio di G (pensandolo come V della tonalità di C maggiore):Potremmo anche usare il modo ionico di G (pensandolo come I della tonalità di G maggiore). In quest’ultimo caso a livello sonoro non cambia nulla rispetto la scala maggiore di G, resta diverso invece il senso. Mentre con il modo ionico pensiamo a una scala da usare solo sull’accordo di G maggiore, con la scala maggiore potremmo continuare a suonare su più accordi derivati dall’armonizzazione della scala di G maggiore. Ma questo è un concetto che approfondiremo nei prossimi articoli.L’orecchio dovrà abituarsi alla possibilità di usare questi modi sullo stesso accordo, in maniera tale da distinguere la sonorità di un modo rispetto ad un altro. Per farlo al meglio ovviamente è preferibile riconoscere ed enfatizzare, su ogni modo, le note caratteristiche evitando di pensare solo sul piano geometrico pensando la diteggiatura.
Qui sta la differenza sostanziale tra una scala ed un’altra.Alla prossima puntata,Alberto Lorenzini
Matteo “Willi” Procopio

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