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Il dolce “veleno” nella chitarra di Richie Kotzen

I Poison erano una della tante band che durante gli anni '80 si unirono al filone del Glam Metal, lasciando pure qualche hit che ha continuato ad avere successo durante gli anni a venire, come ad esempio la sdolcinata Every Rose Has Is Torn.

Oggi facciamo un salto nell’hard rock vecchia maniera, grazie a un grande chitarrista, Richie Kotzen, e alla sua fugace esperienza coi Poison.

I Poison erano una della tante band che durante gli anni ’80 si unirono al filone del Glam Metal, lasciando pure qualche hit che ha continuato ad avere successo durante gli anni a venire, come ad esempio la sdolcinata Every Rose Has Is Torn.

Richie Kotzen with Poison

Insomma una band che bene o male aveva luce proprio perché apparteneva a un filone musicale abbastanza in voga fino alla fine degli anni ’80, di fatto dall’inizio dei ’90 iniziò bene o male il declino, dovuto pure ai continui cambi di line-up, o meglio, di chitarrista.
In ogni caso, nel lontano 1993 fu pubblicato Native Tongue, primo e ultimo disco che vede la presenza di Richie Kotzen, che oltre a suonare parti di chitarra degne di nota (non poteva fare diversamente), è stato lasciato libero di mettere le mani sulle composizioni e gli arrangiamenti, creando così un sound molto più orientato al soul e al blues, e quindi decisamente lontano dalle vecchie sonorità glam.
Ritengo che Native Tongue sia stata davvero una bella parentesi per i Poison, oggi vorrei portare alla vostra attenzione un brano tratto proprio da quell’album, una ballad a tratti potente con un solo magnifico. 

Vi presento “Until You Suffer Some (Fire & Ice).

0.00 – Apre con una chitarra pulita, con uno di quei suoni legnosi che portano subito alla mente l’immagine di una Stratocaster e un Marshall JCM d’annata, il tutto colorito con un paio di accordi ala Hendrix. L’hammond impreziosisce il tutto con un paio di note.

0.12 – Entra la voce con la prima strofa, sostenuta di tanto in tanto dai cori super soul di Kotzen. Chiaramente si parla di un amore finito.

0.36 – Entra il resto della band con basso e batteria, dando nuovo slancio alla seconda strofa che continua sempre con il duetto Kotzen/Michaels.

1.07 – Tutto va in crescendo e qui arriva il ritornello, sostenuto da una chitarra distorta ma non troppo, il giusto crunch che sistema le cose, pulita e decisa, i cori fanno il resto.

1.41 – Si torna giù con una nuova strofa, niente di particolare da dichiarare, molto simile alle precedenti.

2.08 – Sale di nuovo il ritornello, con qualche break nel mezzo, porta pian piano a un bridge che carica un solo meraviglioso melodico e liquido, in pieno stile Richie Kotzen. Come al solito potete trovare la trascrizione e il video tutorial qui:

3.06 – Riparte un bridge che decolla verso il ritornello finale. Il brano finisce esattamente come è iniziato, con chitarra e organo.

Bene anche questa nuova analisi è arrivata al termine, come sempre spero sia stata di gradimento e spero sia un modo per esplorare un disco che probabilmente molti hanno tralasciato giudicandolo dalla copertina, e mi riferisco alla dicitura “Poison” più che all’immagine.