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Pavarotti, orgoglio italiano e “Lord” ad honorem

È il 12 ottobre 1935, tra le braccia del padre Fernando, un fornaio e cantante per diletto, e della madre Adele arriva finalmente il piccolo Luciano, appena nato e probabilmente già dotato di possenti vagiti.

È il 12 ottobre 1935, tra le braccia del padre Fernando, un fornaio e cantante per diletto, e della madre Adele arriva finalmente il piccolo Luciano, appena nato e probabilmente già dotato di possenti vagiti.

Per quanto si possa pensare a lui come un giovane studente in uno degli importanti Conservatori italiani, Luciano non è interessato alla carriera musicale e si dedica a diventare nientemeno che insegnante di educazione fisica.
Ama cantare e sì, studia, per suo conto. Lo fa attraverso due maestri, coloro che per lui saranno gli unici in tutta la sua vita: il tenore Arrigo Pola e il maestro Ettore Campogalliani.

Inizia così, non da un’Accademia ma da una sana passione personale, la sua vera carriera, che lo porta in tutto il mondo, acclamato, applaudito, onorato ovunque e da chiunque.

Nel 1991 è in Inghilterra, il suo palco è Hyde Park, di fronte a più di 300.000 persone (e milioni in mondovisione). Ci sono tanti illustri colleghi ad ascoltarlo, della lirica ma anche della musica leggera. E, soprattutto, ci sono Carlo e Diana, eredi al trono.
Il concerto è talmente bello, la sua prestazione talmente sopra qualsiasi standard, che più di duecento artisti e alte personalità inglesi il giorno dopo chiedono a gran voce di conferire a Pavarotti il titolo di “Lord“, solitamente appannaggio dei nobili appartenenti alla Camera dei Pari per nascita o creazione.

Una delle più grandi voci italiane di sempre: