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I microfoni russi Soyuz

Un nuovo marchio di microfoni implica sempre qualcosa di molto interessante per l'importanza nella catena audio del trasduttore iniziale che può introdurre colorazioni o distorsioni difficilmente aggiustabili nelle fasi successive! Ed ecco a voi Soyuz, "unione" in italiano, che rievoca la famiglia di veicoli spaziali

Un nuovo marchio di microfoni implica sempre qualcosa di molto interessante per l’importanza nella catena audio del trasduttore iniziale che può introdurre colorazioni o distorsioni difficilmente aggiustabili nelle fasi successive! Ed ecco a voi Soyuz, “unione” in italiano, che rievoca la famiglia di veicoli spaziali che festeggia i 50 anni ed è l’unica attualmente in grado di trasportare astronauti sulla stazione spaziale internazionale… ma rischiamo di andare fuori tema.
Soyuz raccoglie l’eredità dell’indispensabile precisione nella costruzione meccanica per realizzare microfoni di alta qualità ed affidabili nel tempo, raccoglie l’eredità estetica russa con l’unione di forme e colori quali bianco e oro che ricordano (più o meno vagamente, non chiedetemi cosa io abbia bevuto!) le cattedrali ortodosse, insomma si propone nel XXI° secolo con un background invidiabile… seppure dal sito non si evinca null’altro dell’azienda e del percorso che ha portato i ghost-designers a produrre tali raffinatezze!

I microfoni russi Soyuz

Il primo ad essere stato prodotto è stato il modello SU-017, un condensatore valvolare a capsula larga che offre un suono ricco, caldo e solido, come la costruzione artigianale ed il design raffinato. La possibilità di sostituire la capsula cardiode di default (accordata a mano!) con capsule opzionali omni e otto rendono questo microfono ad alte prestazioni ideale per un’ampia gamma di applicazioni di registrazione critiche, dalla voce a strumenti orchestrali.
Il modello SU-011 utilizza la stessa cura artigianale ma adotta una capsula stretta ed è caratterizzato da una minuscola valvola originale prodotta in Unione Sovietica nel 1986 (ascolto consigliato “Back in USSR” by The Beatles & George Martin) ed ora è pressoché introvabile. La capsula cardioide in dotazione può essere cambiata con una ipercardioide o una omnidirezionale; per soddisfare le richieste dei fonici che preferiscono fare riprese con una coppia stereo calibrata, sono disponibili confezioni con coppia cardioide e con tre coppie con tutti i tipi di capsule. Ma se volete potete anche sperimentare ulteriori possibilità sonore montando sul corpo dell’SU-011 le capsule dell’SU-017!

Ultimo nato è il microfono SU-019, presentato con successo al Musikmesse 2016, che stavolta unisce la pregiata capsula larga (modello K67) dell’SU-017 ad un’elettronica FET, un trasformatore toroidale specifico per questo microfono con avvolgimento del cavo fatto a mano per garantire la massima accuratezza del lavoro di cablaggio che riveste una particolare importanza con i sottili trefoli del microfono.

I microfoni russi Soyuz

Come dico sempre “il suono non si racconta” ma ci sono diversi fonici e produttori che ci possono spiegare perché hanno preferito i microfoni Soyuz ad altri. Iniziamo dal produttore dei Coldplay, Rik Simpson, vincitore di tre Grammy: “Ho fatto prove comparative fra cinque microfoni di fascia alta fra nuovi e vintage a Malibu nel Woodshed Recording prima di scegliere l’SU-017 per la voce di Chris Martin nell’album A head full of dreams. Trovo che sia ricco e grande, caldo, ma ha anche una meravigliosa presenza che non è in alcun modo aspra… insomma un vincitore!“.
Nigel Godrich, produttore dei Radiohead, Paul McCartney e Beck nonché vincitore di un Grammy afferma “Prima di tutto devo dire che (l’SU-017) suona davvero alla grande e mi ha impressionato. Per la mia prova l’ho confrontato con il mio miglior U47 valvolare… non un U47 qualsiasi ma proprio quello che preferisco per la voce! Insomma ho potuto sentire una leggera differenza tonale, ma era talmente simile che con ascolti ciechi quasi non sentivo la differenza. Anche la qualità costruttiva è impressionante: è solido e bello. Sicuramente userò molto questo microfono“.
Il produttore e fonico di Teldex Studios, Berlino Tobias Lehmann, vincitore di 3 Grammy, afferma che “L’SU-011ha un suonon molto aperto, una meravogiosa immagine stereo, un’estesa risposta in frequenza ed è molto naturale… probabilmente gli unici microfoni a diaframma piccolo intorno che possono tenere il passo con i suoi preferiti KM54 e KM84” invece l’SU-017 lo ha lasciato senza fiato, trovandolo molto simile al suo mitico U67. 

Sylvia Massy, premiata per i suoi lavori con Prince (Cream e Diamond’s And Pearls), Red Hot Chili Pepper (One Hot Minute), Paula Abdul (Spellbound), Skunk Anansie (Paranoid And Sunburnt), Tool (Opiate e Undertow) etc… , afferma “Ci vuole molto per spodestare spostare un leggendario microfono iconico, per me è accaduto dopo 25 anni: il mio storico Telefunken U47 è stato spinto verso il fondo dell’armadio dal Soyuz SU-017, che non è una scopiazzatura né un impostore accattivante: ha il proprio carattere brillante ed unico, sostanziale, suona pieno e caldo, con alti cremosi e bassi organici. Riproducendo il suono, ma presentando la sua originale propria luminosità, è diventato il mio microfono preferito per voce, chitarra acustica e qualsiasi altra priorità musicale“.
Davide Palmiotto, il fonico residente di Forum Music Village è stato fra i primi in Italia a provare esaurientemente i microfoni e ci dice: “La cosa più bella è la coerenza di fase di ambedue i modelli sulle basse frequenze. Il modello SU-011 ha una compostezza sui transienti e una grana che non ho trovato finora in nessun altro diaframma piccolo, il modello SU-017 mantiene alle alte ed altissime frequenze un grande impatto in termini di frequenza non diventando quasi mai acido“.

Alla luce di quanto sopra, consiglio a tutti almeno una sessione di ascolto… budget (si tratta di un prodotto artigianale, non industriale) permettendo!
I microfoni Soyuz sono distribuiti in Italia da Tedes.

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