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Quel “Bad Hombre” di Antonio Sanchez

Le fonti di ispirazione per un artista degno di questo nome sono sempre state le più disparate. L'avvento alla presidenza di Donald Trump, con le sue politiche restrittive in fatto di immigrazione e la sua retorica contro i latinos, non sono certo fatti che potevano lasciare indifferente un musicista nato in Messico e

Le fonti di ispirazione per un artista degno di questo nome sono sempre state le più disparate. L’avvento alla presidenza di Donald Trump, con le sue politiche restrittive in fatto di immigrazione e la sua retorica contro i latinos, non sono certo fatti che potevano lasciare indifferente un musicista nato in Messico e da poco divenuto cittadino statunitense.

Ecco allora che il batterista Antonio Sanchez – da circa 17 anni collaboratore preferito del chitarrista Pat Metheny, leader di propri eccellenti gruppi jazz e recente vincitore di un Grammy Award per la colonna sonora del film Birdman – si è gettato a capofitto in un progetto del tutto nuovo, composto, arrangiato, suonato e prodotto in prima persona, completamente diverso da quanto sin qui realizzato nella sua brillante carriera.

Bad Hombre raccoglie una serie di performance libere per sola batteria, su ciascuna delle quali Sanchez ha sovrapposto diverse parti elettroniche, creando a posteriori i fondali sonori più adatti per le sue improvvisazioni. Improvvisazioni che spesso hanno riguardato uno strumento ‘preparato’, dal suono alterato grazie a fantasiosi metodi di muffling o ampliato dal ricorso a piccole e grandi percussioni.
Ore e ore di improvvisazioni batteristiche, a volte volutamente limitate a pochi elementi del set, groove e tessiture ritmiche accelerati o rallentati per offrire sempre nuovi stimoli e spunti improvvisativi.

Quel "Bad Hombre" di Antonio Sanchez

Una volta riascoltato, selezionato ed editato il tutto, Sanchez ha creato le parti elettroniche da sovrapporre, riuscendo così a dare un senso unitario a materiale nato in maniera assolutamente spontanea e quasi casuale. Ne viene fuori un vivido racconto del senso di rabbia e frustrazione per il clima ostile creato dalle politiche di Trump negli States, un sentimento condiviso da tanti immigrati, più o meno regolari, non solo messicani.

Un’esperienza liberatoria, un flusso di coscienza di straordinario interesse non solo batteristico, che ha permesso al musicista messicano di far uscire allo scoperto il suo lato oscuro, il Bad Hombre dentro di sé.