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Effetti e processori – Compressore e Gate

Come promesso, inizia la trattazione dei processori ed effetti in dettaglio. Non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo subito da dove eravamo rimasti. Prendiamo in analisi oggi il "compressore" ed il suo collega di lavoro "gate". Poniamo il caso di registrare una batteria acustica.Abbiamo i nostri bravi

Come promesso, inizia la trattazione dei processori ed effetti in dettaglio. Non perdiamoci in chiacchiere ed iniziamo subito da dove eravamo rimasti. Prendiamo in analisi oggi il “compressore” ed il suo collega di lavoro “gate”. Poniamo il caso di registrare una batteria acustica.Abbiamo i nostri bravi microfoni posizionati in maniera ottimale; il batterista inizia la sua esecuzione e noi arriviamo al momento del rullante, o più professionalmente e brevemente detto “snare”.
Mettiamo in modalità “solo” il canale ed ecco qui che, oltre a sentire il rullante forte e chiaro, distinguiamo in maniera fin troppo evidente tanti altri suoni; Il charleston, i piatti, la pelle del timpano che vibra e così via.
Corre in nostro aiuto la coppia compressore-gate.
Il risultato da ottenere è l’isolamento del solo suono del rullante, visto che stiamo facendo una registrazione multitraccia, dove dedicheremo un canale ad ogni pezzo della batteria.
Analizziamo passo passo cosa succede al segnale e cosa, ma soprattutto come, bisogna impostare le macchine per ottenere il risultato desiderato.

Iniziamo facendo la carta d’identità al segnale in ingresso.
Conoscendo le caratteristiche del suono, sappiamo che avremo a che fare con una certa ampiezza ed uno spettro di frequenze.
Dobbiamo eliminare ad esempio il suono del timpano che vibra ad ogni colpo di rullante, ma anche se conoscessimo esattamente la gamma di frequenze emesse dal timpano, non potremmo semplicemente sottrarle dal segnale proveniente dal microfono del rullante.
I due strumenti hanno sicuramente delle frequenze in comune, se poi ci inoltriamo nel discorso delle armoniche (non approfondiamolo ora però =)), è matematicamente impossibile che due suoni non abbiano nessuna frequenza in comune.
Quindi il risultato della sottrazione sarebbe un rullante snaturato di alcune componenti, più o meno fondamentali e più o meno udibili, ma pur sempre importanti e facenti parte del “bagaglio” spettrale del suo suono.

Scartata questa ipotesi proviamo ad intervenire sull’ampiezza del segnale.
E’ facile intuire come, essendo il microfono posizionato e diretto in prossimità del rullante, il suono di quest’ultimo prevalga su tutti quelli che per vicinanza entrano e “sporcano” il segnale.
Questa “prevalenza”, in termini più appropriati, si traduce in un’ampiezza maggiore, ovvero ad un numero più elevato di dB (decibel), per il suono che a noi interessa.
Quindi basta trovare la “soglia” di ampiezza (tenete a mente questa parola perché è uno dei parametri fondamentali del compressore), sotto la quale non troviamo più il suono del rullante, ma solo le “sgradite presenze” di altri strumenti.
Tagliamo via tutto quel che c’è sotto ed il gioco è fatto?
Fondamentalmente il processo è questo, ma ci sono “piccoli” dettagli che complicano un poco la situazione.
Per chiarire questi dettagli e comportarci meglio in ogni situazione simile, andiamo a vedere ed a studiare i parametri modificabili dei compressori.
Partiamo con il parametro di cui parlavamo prima ovvero la “soglia di intervento” o “threshold“.
Questo parametro regola il punto di inserimento, indicato in db, del compressore, e lavora in sinergia con il parametro “ratio” che, con un valore numerico, indica con quale intensità lavora il compressore.
Spieghiamoci meglio con un esempio ed uno schema illustrato.  Facciamo finta che quello illustrato sia il nostro segnale in ingresso.
Sull’asse Y è indicato il valore in dB che varia nel tempo.
Se prendiamo in analisi ogni punto dell’onda possiamo, con una semplice sottrazione, trovare la differenza tra il valore istantaneo dell’ampiezza e quello della threshold da noi impostata.
Per conoscere quele sarà il nuovo valore in dB del punto in esame basta dare un’occhiata al parametro ratio.
Il compressore infatti non diminuisce il segnale in maniera indiscriminata di x dB, ma diminuisce la differenza che c’è tra questo e la soglia impostata.
Se il ratio nel nostro caso fosse di 1:3, la differenza di 18dB sarebbe ridotta di un terzo, ovvero di 18/3=6dB.
Il nuovo valore sarà quindi 18-6=12dB

Attenzione!!!
Non commettiamo l’errore di pensare che l’ampiezza verrà ridotta a 6dB!!!
Ovviamente se il segnale si trova al di sotto della threshold, la riduzione della differenza avrà l’effetto di un aumento di volume.
Ecco perchè bisogna stare molto attenti in questa regolazione, perchè rischiamo di innalzare rumori di fondo e suoni che invece dobbiamo eliminare.

Dopo aver visto i parametri fondamentali parliamo dei dettagli, ovvero le modalità di funzionamento “hard knee” e “soft knee” ed “attack-release“.
Attack indica il tempo di reazione del compressore non appena viene rilevato un segnale da comprimere, mentre release ci permette di stabilire con che velocità il compressore interrompe la sua azione, e sono entrambi generalmente indicati in millisecondi.
Le modalità hard-knee e soft-knee invece, ci consentono di scegliere se il compressore debba entrare istantaneamente al 100% della sua funzionalità (Hard knee) o arrivare al massimo dell’intervento progressivamente (soft-knee).
Per quanto riguarda il “gate” possiamo dire che è un compressore esasperato, in quanto elimina completamente tutto il segnale che si trova al di sotto della soglia impostata; anche questo è comunque soggetto ad un tempo di attacco e di rilascio.
E’ molto frequente trovare questi due processori usati in sinergia, infatti, nel caso del nostro rullante, potremmo settare in maniera “fine” il gate per eliminare i segnali che entrano nel microfono con un’ampiezza molto bassa, e diminuire quindi il rischio di elevarli quando attiveremo il compressore.
E’ tutto per oggi.
Arrivederci a tutti e… comprimiamo musicoffili, comprimiamo =)

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