15 anni di attività e centinaia di strumenti costruiti dagli studenti di Franco De Filippo e Leonardo Petrucci. Anche in una sola settimana e sul mare.
Quello di giugno è un appuntamento fisso che dura ormai da una dozzina d’anni, da quando Franco, titolare della Fusion School romana, e il collega Leonardo hanno deciso di provare a proporre dei corsi residenziali nella splendida cornice dell’isola del Giglio, in Toscana. Quest’anno, per la prima volta, si parla addirittura di un terzo corso a settembre.
Dal 2008 a oggi, nei locali messi a disposizione dal camping Baia del Sole, sopra le rocce che scendono al mare e di fronte a uno dei più bei tramonti del mare Tirreno, è passato un bel numero di allievi. Tutti sono andati orgogliosamente a casa con lo strumento costruito sotto la supervisione dei due intraprendenti maestri liutai
Molti poi sono tornati una o più volte e qualcuno alla fine ha deciso di farne in qualche misura una professione. La formula è semplice. Una settimana sull’isola, alloggiati nei bungalow del camping, per una full immersion nella costruzione degli strumenti e qualche bella serata sugli scogli.
Ogni anno i corsi residenziali del Giglio sono due, posizionati in due settimane successive in ognuna delle quali vengono costruiti un massimo di 4/5 strumenti tra elettrici e acustici.
Sei giorni effettivi di lavoro intensivo con una settima giornata jolly tenuta da parte per risolvere eventuali problemi sorti durante la lavorazione e recuperare il danno o errore.
L’immagine scelta come simbolo è significativa: una paletta di chitarra che spunta dal mare al posto del faraglione della baia di Campese. La tentazione è forte, quella di immergersi per qualche giorno non solo in quell’acqua cristallina ma nel lavoro appassionante di chi prova ogni volta a dar vita a una struttura in legno che si trasforma in una vera e propria scatola magica.
Quello del liutaio è un mestiere antico che ha ancora il suo fascino e la proposta di Di Filippo e Petrucci, professionisti con una lunga e articolata attività alle spalle (collaboratori tra l’altro di storiche riviste come Fare Musica e Chitarre, rispettivamente), è una preziosa occasione per farne la conoscenza in maniera pratica e immediata.
A questo link il servizio girato dal TG2 della RAI sulla Fusion School nel dicembre 2018.
Com’è possibile costruire e finire uno strumento in una sola settimana, soprattutto uno strumento acustico?
Petrucci: Rispettando dei criteri costruttivi che sono dettati dallo studio che abbiamo fatto nel corso degli anni e i tempi di lavorazione che si basano sull’asciugatura delle colle, su quelli dei vari tipi di vernice, in base ai quali i giorni della settimana sono suddivisi in sezioni di lavorazione ben studiate. Ogni giorno sappiamo cosa si farà.
Chiaramente è importante non usare legni troppo difficili da lavorare, come il palissandro o l’acero, ad esempio. Noi tendiamo a usare moganoidi perché sono più facili da utilizzare, filetti in legno e non in materiali plastici perché più facili da piegare e incollare.
Ovviamente conta molto l’esperienza. Quando abbiamo iniziato i corsi il primo anno li abbiamo presentati in una fiera di strumenti e ricordo una persona che è tornata indietro dopo aver letto i volantini che distribuivamo per dire: “Io sono un liutaio. Che volete fare voi? Costruire delle chitarre in una settimana?”
Quando gli abbiamo confermato la cosa, come risposta ci ha mandato a quel paese. Come a dire che per lui era impossibile… E adesso, dopo 15 anni e oltre 500 chitarre realizzate tra i corsi al Giglio e quelli a Roma direi che in quel posto ce lo possiamo mandare tranquillamente noi!
Quali sono state le cose più difficili da affrontare in questi anni nei vari corsi?
Di Filippo: il problema principale è stato quello di individuare step di lavorazione molto efficaci rispetto ai tempi stretti perché sei/sette giorni compresa la verniciatura richiedono velocità nella costruzione.
Partite sempre da zero?
Dipende. Quando ci sono allievi che vengono da Roma possiamo preparare prima qualcosa qui con loro, ma tutti quelli che arrivano da fuori partono da zero e per noi zero significa che le uniche cose che portiamo già preparate – per un’acustica – sono il collaggio della tavola armonica, del fondo e della paletta, che viene girata rispetto al manico.
Queste tre cose le facciamo prima per vari motivi perché farebbero perdere troppo tempo. Il resto si fa nel corso del workshop, piegatura delle fasce compresa. Ovviamente arriviamo con le fasce in questione già calibrate al giusto spessore.
E la verniciatura? Si riesce a tornare a casa con lo strumento già verniciato?
Usiamo una finitura a nitrocellulosa, un fondo nitro che ha un’essiccazione abbastanza rapida, e se ne dà un numero di mani diverso a seconda del tipo di legno. Il limite categorico è quello dei tempi obbligati, quindi quando si arriva al giovedì all’una – deadline per la carteggiatura e finitura – gli strumenti vanno in verniciatura.
Questo significa che per la stessa ora del giorno dopo, il venerdì, le chitarre devono essere verniciate. Nell’arco delle 24 ore è possibile dare anche tre mani di vernice, perché dopo sei ore quel prodotto si può già carteggiare, ma ovviamente dipende dai materiali.
Per quelli meno porosi possono bastare due mani, per quelli più porosi ne può servire una terza. Va precisato che parliamo di una finitura “matt”, satinata, ma il vantaggio della nitrocellulosa è quello di poter anche intervenire in un secondo momento per ottenere una lucidatura maggiore.
E la scelta degli strumenti affrontati in questi 12 anni? Quale è stato più difficile da realizzare?
Beh, nei primi tre o quattro corsi tutti venivano per costruire chitarre o bassi elettrici o comunque almeno l’80-90 per cento dei partecipanti. In seguito, invece, la situazione si è rovesciata e hanno preso piede le acustiche per cui ora, le proporzioni si sono quasi invertite.
Questo ci ha fatto molto piacere perché ci piace di più fare strumenti acustici, ma negli anni abbiamo costruito diversi bassi – sia con manico avvitato che neck-thru-body – resofoniche con cassa in legno, chitarre manouche, ukulele, mandolini, mandoloncelli…
Molto impegnativo è stato costruire una chitarra archtop e infatti ora rientra in un corso che è diventato master class. L’allievo che l’ha realizzata aveva alle spalle già due-tre corsi e aveva esperienza sia nella costruzione delle elettriche che delle acustiche e classiche.
Per l’archtop, in realtà, ci sono voluti 14 giorni ma siamo partiti da zero, visto anche che l’allievo arrivava dalla Svizzera. Negli anni ci siamo resi conto che per alcuni strumenti ci vuole più tempo. È necessario anche valutare bene le capacità dell’allievo. L’anno scorso abbiamo realizzato una Les Paul con il top scolpito, ma anche in quel caso sei giorni non bastano.
La cosa bella e stimolante per noi a livello professionale è stato il fatto di dover trovare sistemi di lavorazione molto efficaci e che effettivamente hanno funzionato. Solo nei corsi al Giglio siamo arrivati a oltre 100 strumenti realizzati negli anni e sono circa 500 in totale contando tutti quelli costruiti con gli allievi anche a Roma in 15 anni complessivi della scuola.
Di tutti questi allievi ce ne sono alcuni che hanno poi intrapreso sul serio la liuteria come professione, anche solo part-time?
Molta gente si è avvicinata proprio per capire se poi poteva sul serio affrontare questo tipo di attività. Dagli inizi della scuola sono stati aperti almeno 15-16 laboratori dagli allievi in varie parti di Italia…
Petrucci: A Cremona, nell’ultimo Acoustic Guitar Village, ad esempio, c’era uno dei nostri ex-allievi che esponeva i suoi strumenti.
Di Filippo: Alcuni hanno aggiustato il tiro strada facendo, perché puoi capir bene che non può bastare un corso, un anno o due soli, per poi iniziare a fare chitarre per professione. Ci vuole tempo, ma c’è tanta gente che ancora continua…
Petrucci: Alcuni magari non costruiscono, ma hanno aperto un laboratorio per fare assistenza, quindi customizzazioni, setup, cambio tasti, etc
Di Filippo: quel che diciamo sempre a chi viene a chiedere informazioni è di vederla come un’occasione per mettersi alla prova e magari scoprire di avere effettivamente delle capacità. Oppure no. Ogni volta è un’incognita…
Questo significa che in alcuni casi è necessario il vostro intervento pratico?
Dipende dallo studente e dal suo grado di abilità manuale. In generale il nostro ruolo è quello di un’attenta e costante supervisione, ma è anche chiaro che in certe parti della lavorazione è necessario almeno avviare il loro lavoro facendo vedere inizialmente il modo corretto di procedere.
La percentuale del nostro intervento è inversamente proporzionale alla bravura di chi abbiamo davanti. Fa parte dell’aspetto didattico, molte volte non è possibile spiegare a parole ed è necessario dare un esempio pratico…
Petrucci: nei primi anni al Giglio abbiamo portato sempre una chitarra in più che costruivamo noi assieme agli studenti in modo che avessero davanti un modello della costruzione. Era possibile quando si costruivano quasi solo elettriche, ora invece c’è sempre una varietà di strumenti.
I due corsi residenzali del 2019, programmati all’Isola del Giglio dal 7 al 15 e dal 15 al 23 giugno, sono già esauriti, ma la buona notizia è che per la prima volta è in corso di definizione un corso straordinario nel mese di settembre.
La sede ufficiale della Fusion School è a Roma in Via Riccardo Grazioli Lante 62. Per maggiori informazioni sui corsi e per contattare Franco Di Filippo c’è la pagina web della scuola.
Il laboratorio di Leonardo Petrucci è sempre a Roma, in via Minucio Felice 15, ed è possibile contattarlo direttamente attraverso il sito liutaiomagico.com.
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