HomeMusica e CulturaDischi & LibriL’atmosfera fantastica di un Jazz particolare

L’atmosfera fantastica di un Jazz particolare

Tra i vari e noti benefici, la Musica ha un potere totalmente affascinante: quello di poterci condurre all'interno della fantasia del nostro prossimo.

È un immaginario inusuale quello che ci attende nel disco di cui vi parlo qui, un mondo fantastico descritto in musica da una prospettiva a metà strada tra quella del bambino e quella dell’uomo.

Bob Salmieri e il Bastarduna Quintet +

L’artefice di questo racconto è Bob Salmieri, artista del sassofono e musicista il cui orientamento jazzistico è fortemente influenzato dalle proprie radici mediterranee, con tutte le suggestioni artistiche che questo può comportare.
Persino il nome del collettivo di musicisti riuniti in questo album richiama fortemente all’area a cavallo tra il meridione italiano e il nord-Africa: il Bastarduna che battezza il gruppo altro non è che una particolare varietà di ficodindia che fiorisce nel tardo periodo dell’anno.

In questo caso è però fiorito un bel quintetto di musicisti: alla tromba c’è Giancarlo Romani, Vincenzo Lucarelli si occupa di organo e piano Rhodes, mentre la sezione ritmica è curata da Maurizio Perrone (contrabbasso) e Massimiliano De Lucia (batteria); ad arricchire ulteriormente questa interessante esperienza, nel disco suona anche il vibrafonista di origine polacca Mateusz Nawrot.



“… And mama was a belly dancer”

Un simile titolo parrebbe voler suggerire atmosfere orientaleggianti, le quali però si manifestano al massimo come sottilissime impressioni sparse qua e là. Il riferimento è piuttosto indirizzato al concept del disco, incentrato su un immaginario a metà strada tra il circense e l’avanspettacolo, con storie e personaggi a tema a ispirare la narrazione musicale.

Un racconto guidato da un sax tenore, quello di Salmieri, che si presenta dichiaratamente in un ruolo quasi da flauto magico, strumento principale che tuttavia non si prende mai tutta la scena e gode anzi di un ottimo interscambio melodico con la tromba e con gli strumenti a tastiera. È di questa amalgama che va a beneficiare la resa dell’atmosfera desiderata, assolutamente compatibile con le intenzioni esposte dall’artista (approfondite successivamente all’ascolto dell’album per evitare influenze a priori).

Si parlava di Jazz e sicuramente è il riferimento, anche se non di quelli più canonici: il contributo di organo, vibrafono e Rhodes è infatti tale da fugare il rischio di associazioni con le espressioni più standardizzate del genere.
A conferire un carattere distinto e affascinante ci pensano poi la particolarità del fraseggio degli strumenti a fiato e una sezione ritmica che non forza mai la mano più del necessario, scelta che a mio parere paga degli eccellenti dividendi nell’esperienza di ascolto.

In conclusione…

… And mama was a belly dancer è un disco che sa stimolare l’immaginazione dell’ascoltatore, obiettivo dichiarato e per quanto mi riguarda conseguito senza dubbio.
Il lavoro rivela i frutti di un vissuto musicale esperto e consapevole, la partecipazione di ciascuno degli abili musicisti coinvolti è finalizzata alla narrazione in musica dei temi che hanno ispirato il disco e in generale l’impressione che se ne ricava è quella di consistenza e chiarezza di intenti.
Caratteristica, quest’ultima, davvero meritevole di essere messa in evidenza.


Immagine di copertina a cura di Bob Salmieri © su gentile concessione