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Il Rock guarda avanti con i Piqued Jacks

Possiamo crederci: ha davvero ancora senso parlare di musica Rock inedita nell'anno di grazia 2021, e il merito va anche a proposte come quella di cui parlo qui.

E non si dica che nel nostro paese non si guarda alle nuove sfumature del genere, perché il gruppo artefice del disco Synchronizer è italianissimo, a dispetto del nome e degli orientamenti musicali spiccatamente internazionali.

Chi sono i Piqued Jacks

Dalla natia Buggiano (provincia di Pistoia), le origini dei Piqued Jacks risalgono alla formazione nel 2006, sulla scorta della principale ispirazione del Funk-Rock targato Red Hot Chili Peppers; in seguito, come sentiremo nel disco, i riferimenti del gruppo si sono spostati su espressioni musicali più moderne come The Killers e Biffy Clyro.

Dunque un quartetto tutt’altro che esordiente, che in Synchronizer vede il terzo capitolo della propria carriera discografica.
Un percorso costellato di esperienze e collaborazioni che hanno contribuito a proiettare i Piqued Jacks ben oltre i confini nazionali, come vedremo parlando della realizzazione dell’album.



Sincronizzazione, isolamento, creazione

Già dal titolo del disco si intuisce un significato particolare. Synchronizer sancisce infatti una ritrovata forma di equilibrio del progetto, resa necessaria da un avvicendamento nel ruolo di chitarrista avvenuto agli inizi del 2019, e consolidatasi durante il tour internazionale a supporto del precedente LP The Living Past.

Come la maggior parte delle uscite discografiche recenti, anche questo album ha vissuto la propria genesi con l’ingombrante sfondo del lockdown e della pandemia.
Le registrazioni si sono svolte durante l’apparente pausa di normalità della scorsa estate e hanno avuto luogo in un periodo di isolamento pressoché totale vissuto dai quattro componenti nelle campagne tra Modena e Reggio Emilia, un modo per rimanere nei paraggi dello studio di registrazione Esagono ma anche per restare focalizzati a tempo pieno sul lavoro da svolgere.

Il secondo, importante passo è stata la partenza alla volta della Gran Bretagna, dove i Piqued Jacks hanno avuto modo di collaborare al completamento del disco con i produttori Julian Emery (Nothing But Thieves), Brett Shaw (Florence + The Machine) e Dan Weller (Enter Shikari).

Cosa aspettarsi da Synchronizer

Vuoi per i riferimenti musicali esposti, vuoi per il percorso di sviluppo del progetto e dei componenti, vuoi per le suddette, autorevoli collaborazioni nella realizzazione, il risultato di tutto questo è che il disco ha un impatto estremamente fresco e moderno già dal primo ascolto.

I quattro componenti (cui si è affiancato Francesco “Fry” Moneti al violino in due tracce) si dimostrano musicisti curati ed espressivi, ma quello che colpisce, oltre ovviamente alla qualità della performance e della produzione, è la capacità di amalgamare una serie di influenze ben chiare in un prodotto che comunque suona tutt’altro che “già sentito”.
Merito di una valida ispirazione creativa, capace di spaziare senza colpo ferire tra situazioni ballabili e atmosfere più riflessive e di raccontare in questo modo influenze ricavate anche da generi musicali esterni al vasto mondo del Rock.

Mi risulta che l’album stia avendo un riscontro decisamente positivo tanto in Italia quanto all’estero, e di questo non posso che compiacermi: in un contesto così numericamente competitivo, è bello veder emergere un progetto che riesce a imporre la qualità negli aspetti creativi e produttivi, associandola (dettaglio che mi sento di sottolineare per via del mio orientamento professionale) a una presenza mediatica curata e costruttiva.
La speranza è dunque che i Piqued Jacks abbiano ancora molte soddisfazioni da togliersi ed emozioni da regalarci.

Foto di copertina a cura di Marika Miniati © su gentile concessione