Nello showbiz, sette anni di pausa sono un abisso che cambierebbe radicalmente chiunque. Anche chi non esiste? Dopo The Plastic Beach e The Fall del 2010, i Gorillaz ritornano in grande stile con Humanz, quinto album in studio della virtual band capitanata da Damon Albarn e dal fumettista britannico Jamie Hewlett.
I fan non ci speravano più a causa di dichiarate divergenze tra i due sul progetto, ma tra un disco solista e un ritorno dei Blur, Albarn ha ricominciato a comporre per quello che con tutta certezza è il più stravagante (e riuscito) progetto della sua poliedrica carriera.
Come ogni artista degli anni ’00 che si rispetti, 2D, Noodle, Russel e Murdoc sono riusciti a gonfiare egregiamente l’hype dei fan e della scena con un’efficacissima campagna marketing tra concerti segreti, app e videoclip giroscopici.
“Imagine a night where everything that you believed in was turned on its head. How would you feel?”
È questo il concetto intorno al quale gli artisti che han preso parte alle registrazioni si dovevano focalizzare, il leitmotiv di Humanz.
In tour con i Blur, Albarn inizia a comporre arrangiamenti quando ancora i maggiori avvenimenti politici degli ultimi anni, Trump presidente e Brexit, erano solo ipotesi.
Ebbene, da oscure possibilità, le preoccupazioni dell’idolo Britpop sono divenute realtà, caricando il nuovo progetto dei Gorillaz di post-negatività quotidiana.
Da qui la trasformazione: la band non è più un semplice cartone animato bidimensionale ma si evolve, guadagnando con la terza dimensione visiva anche i problemi, le preoccupazioni e la negatività urbana di noi, esseri reali, umani.
Ad accompagnare le quattro silhouette digitali è una vastissima schiera di guest-star: da sempre la band può vantare le più variegate collaborazioni, tanto da aver avuto Lou Reed e Snoop Dogg nello stesso disco (The Plastic Beach).
Nella nuova avventura fa da padrona la vena più Hip-Hop e Dance del gruppo, accentuata e contemporanea come non mai. Sono presenti punte di diamante come Vince Staples, Popcaan e i De La Soul, quest’ultimi già collaboratori anni prima nel leggendario pezzo “Feel Good Inc.”; Albarn ha dichiarato di aver reclutato Staples e Danny Brown per impressionare la giovane figlia (e a noi va bene così).
Photo by Rama – CC BY-SA 2.0
Le atmosfere oniriche non sono più la chiave di volta del gruppo ma una solida cornice capace di accentuare le tematiche affrontate. In “Ascension” i bpm viaggiano incuranti degli autovelox, lasciando scie di parole taglienti come vetri rotti: “Police everywhere/It’s like a nigga killed a white man” riassume brevemente il concetto di ‘album politico’.
Tra le molte odi ai problemi del nuovo millennio spicca sicuramente “Halleluja Money”, dove l’eclettico Benjamin Clementine inneggia al Dio Denaro con una spettrale preghiera voodoo, rilasciata in rete il giorno precedente all’insediamento del Presidente Trump (nonostante siano stati volutamente rimossi dall’album i molti riferimenti anti-Trump previsti in origine).
Tra pezzi Dance in vecchio stile Gorillaz come “Strobelite” e “Submission”, riesce ad amalgamarsi al sound puramente elettronico anche una vena Gospel come in “Carnival” o “Let Me Out”, brano che coinvolge il bizzarro duo formato per l’occasione da Mavis Staples e il rapper Pusha T, creando uno di quei mix che solo Albarn e soci-cartoon possono riuscire a combinare.
Non mancano canzoni che richiamano lo stile dei vecchi dischi, “Andromeda” e “She’s My Collar” sono due esempi, ma la presenza strumentale dei quattro scanzonati è marginale, quasi come la voce di 2D/Damon, che troppo spesso si riduce a mero sottofondo d’accompagnamento per buona parte dei brani.
L’album nasce da loop, sussurri e accordi arrangiati sull’iPad di Albarn poi sviluppati in studio, frutto di piccole valvole di sfogo quotidiane, fugaci idee da registrare al volo con un ‘click’, proprio come nell’album The Fall. Non ve lo ricordate? Appunto.
Tra i diversi intermezzi l’album scorre veloce, senza però regalarci uno dei tormentoni a cui la band ci ha abituato negli anni, singoli del calibro di “Clint Eastwood”, “On Melancholy Hill” o “Feel Good Inc.”, che entrano in testa (e nelle classifiche) e non escono più.
Ciò che rimane è un sentimento di smarrimento esistenziale non indifferente (“Busted and Blue” è una lenta, siderale, fuga da noi stessi), colmabile solo dal brano finale, “We Got the Power”.
Il cerchio si chiude con un vivace inno alla speranza tipico di chi l’ha persa, accompagnato dalla voce di Jehnny Beth delle Savages, l’elettronica del leggendario Jean Michel Jarre e, udite udite, la chitarra di Noel Gallagher (sì, il leader degli Oasis con cui negli anni ’90 Albarn si scambiava quotidiane minacce di morte insieme ai compagni Blur). Forse è davvero possibile andare avanti e superare il fattore umano che ci ancora a noi stessi (e la neonata amicizia Albarn/Gallagher ne è la prova):
“We got the power to be loving each other/No matter what happens, we’ve got the power to do that”.
A conti fatti Humanz è un album al passo coi tempi che forse è riuscito a creare un’attesa maggiore del suo contenuto effettivo, non compiendo nessun passo avanti nella discografia del gruppo ma restando comunque un gradito ritorno; umano, nel bene e nel male.
Tracklist:
- 1. Intro: I Switched My Robot Off
- 2. Ascension (feat. Vince Staples)
- 3. Strobelite (feat. Peven Everett)
- 4. Saturnz Barz (Spirit House) (feat. Popcaan)
- 5. Momentz (feat. De La Soul)
- 6. Interlude: The Non-Conformist Oath
- 7. Submission (feat. Danny Brown & Kelela)
- 8. Charger (feat. Grace Jones)
- 9. Interlude: Elevator Going Up
- 10. Andromeda (feat. D.R.A.M.)
- 11. Busted and Blue
- 12. Interlude: Talk Radio
- 13. Carnival (feat. Anthony Hamilton)
- 14. Let Me Out (feat. Mavis Staples & Pusha T)
- 15. Interlude: Penthouse
- 16. Sex Murder Party (feat. Jamie Principle & Zebra Katz)
- 17. She’s My Collar (feat. Kali Uchis)
- 18. Interlude: The Elephant
- 19. Hallelujah Money (feat. Benjamin Clementine)
- 20. We Got the Power (feat. Jehnny Beth)
Deluxe Edition bonus tracks:
- 21. Interlude: New World
- 22. The Apprentice (feat. Rag’n’bone Man, Zebra Katz & Ray BLK)
- 23. Halfway to the Halfway House (feat. Peven Everett)
- 24. Out of Body (feat. Kilo Kish, Zebra Katz & Imani Voshana)
- 25. Ticker Tape (feat. Carly Simon & Kali Uchis)
- 26. Circle of Friendz (feat. Brandon Markell Holmes)
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