Parlare di Sun Ra non è facile, e non lo farò certo in poche righe, e neanche mi è così semplice parlare di questo album del 1973, Space is the Place, senza fare riferimento al suo modo di interpretare non solo la musica, ma anche la vita.Difatti, l'album va a braccetto con un lungometraggio video omonimo realizzat
Parlare di Sun Ra non è facile, e non lo farò certo in poche righe, e neanche mi è così semplice parlare di questo album del 1973, Space is the Place, senza fare riferimento al suo modo di interpretare non solo la musica, ma anche la vita.
Difatti, l’album va a braccetto con un lungometraggio video omonimo realizzato l’anno prima (e divulgato il successivo al disco, nel ’74) che è una sorta di opera celebrativa dell’Afrofuturismo… ecco con questo termine già vi ho spiazzato vero?
Si tratta di una corrente culturale prettamente afroamericana degli anni ’70 abbracciata da molti artisti, ovviamente legata alla lotta per i diritti civili ma decisamente con lo sguardo proiettato al futuro neanche troppo immediato. Fantascienza, misticismo, antiche religioni, tutto si fonde per estraniarsi dalla classica, e piccola, visione di un mondo diviso in “razze” (ci piacerebbe dire “etnie”, ma in quegli anni purtroppo non si era così morbidi con le parole…) e prendere coscienza di una grandezza superiore.
Ecco il motivo quindi del riferirsi a mondi e pianeti lontani, a provenienze aliene e quant’altro, con il servo, lo schiavo, equiparato a un robot degno dei racconti di Asimov.
Ma sto divagando, approfondirete da soli ne sono sicuro…

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