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Tra teoria e realtà nei live

Ciao Musicoffili, dopo aver affrontato i precedenti argomenti, in questo articolo e nel successivo, vedremo più da vicino la realtà dell'essere professionisti della musica, oggi in Italia, in particolare sul suonare dal vivo; ossia la cosa che personalmente ho sempre preferito fare rispetto al dare lezioni o registra

Ciao Musicoffili, dopo aver affrontato i precedenti argomenti, in questo articolo e nel successivo, vedremo più da vicino la realtà dell’essere professionisti della musica, oggi in Italia, in particolare sul suonare dal vivo; ossia la cosa che personalmente ho sempre preferito fare rispetto al dare lezioni o registrare o quanto altro rientri nel lavoro di un musicista.

In effetti la cosa più bella per un musicista (dal mio punto di vista), è suonare dal vivo, esibirsi e vivere il rapporto con il pubblico, quella magia e quella energia che si può ottenere solo sopra un palco, piccolo o grande che sia.

Tra teoria e realtà nei live

Col passare del tempo e durante la vostra crescita musicale, vedrete che esiste molta differenza tra quello che noi tutti immaginiamo o abbiamo immaginato, e la realtà quotidiana del lavoro di musicista, che si deve confrontare anche con la realtà economica del Paese in cui vive.
Parlo da chitarrista, e il presente articolo è basato sulla mia diretta esperienza e quella condivisa di altri musicisti che ho incontrato durante il mio viaggio musicale, con cui mi sono spesso confrontato sulla realtà quotidiana.

Quello che segue non vuole essere una generalizzazione sull’argomento, essendo ben consapevole che come in tutti i campi e in tutte le cose, esistono ed esisteranno sempre le eccezioni e punti di vista diversi, pertanto le mie sono semplici riflessioni del mio vissuto musicale durante 20 anni e più di concerti e vita di palco.

È inutile nascondere che oltre alla passione che ci porta a studiare uno strumento, il sogno di tutti è quello di calcare palchi importanti e suonare magari con i nostri eroi e miti musicali che abbiamo ascoltato e consumato nei dischi, e grazie ai quali abbiamo magari avuto la spinta iniziale di cominciare a suonare il nostro strumento.
Personalmente, e immagino come tanti,ho cominciato a suonare la chitarra dopo aver sentito da piccolo i dischi, in particolare, di Van Halen, Clapton e Malmsteen (in realtà quando ho sentito per la prima volta il virtuoso svedese ho pensato di smettere subito di suonare…); tre generi di chitarristi molto diversi, tre suoni diversi, tutti bellissimi.

Tra teoria e realtà nei live

Dagli anni in cui ho cominciato a suonare dal vivo (anni ’90) ad oggi, sono cambiate molte cose sia a livello di locali e club dove esibirsi, sia lo stesso mercato discografico, sia la realtà economica dell’Italia stessa.
Inutile dire che prima vi erano molti più locali dove esibirsi e dove suonare ed era più facile respirare e vivere la musica; rimanendo a Roma era facile fare una jam con un musicisti più bravi di noi e più famosi, e magari con musicisti stranieri che erano in pausa da qualche tour.

Di conseguenza era anche più facile guadagnare con la musica; ricordo che facilmente si arrivavano a fare anche tre o quattro serate a settimana con la propria/e band, e parlo di band che non avevano agenzie, ma che si autogestivano e provvedevano a trovare ingaggi e serate da sole.
Anche le possibilità di fare tournée erano maggiori, giravano più soldi nel mondo della musica pertanto era un mondo vivo, che per chi l’ha vissuto, ha dato tantissime possibilità di suonare live.

Tra teoria e realtà nei live

Oggi è cambiato molto (purtroppo), ci sono meno locali, meno soldi e pertanto meno possibilità di suonare dal vivo rispetto a prima; questo a discapito sia della professione e dei guadagni, sia di una vera e propria crescita musicale, che per quanto mi riguarda e dall’esperienza vissuta, si può ottenere solamente suonando live e calcando il maggior numero di palchi.

Il palco è tutto per un musicista, ed è il percorso obbligatorio per crescere musicalmente; solo lì vi è la sublimazione completa di ciò che si è e di ciò che si suona.
Oggi la diffusione dei social network, di YouTube, ha contribuito non poco ad alzare la bravura media dei musicisti, è molto più facile rispetto a prima accedere a nuove tecniche e imparare e vedere come suona un nostro eroe, accedere a spartiti e brani, etc…

Anni fa tutto ciò era solo impensabile e l’unico modo di studiare era tirarsi giù e scriversi i brani direttamente da vinile o cd. Se da un lato tutto ciò rappresenta un importante mezzo che ha dato tutti la possibilità di studiare più facilmente e di accedere a qualsiasi tipo di tecnica, dall’altro non deve andare a discapito della caratteristica più importante per un musicista, che ripeterò all’infinito è e rimane il palco e l’esperienza che si fa live; tutto il resto conta relativamente poco (ovviamente per chi vuole suonare e/o fare il turnista).

Con quello che sto dicendo non voglio dare colpe della crisi dei concerti e ai social, tutt’altro, se colpa ci sta, è solamente la minore presenza di locali e di club dove esibirsi e la quasi impossibilità di fare tournée come prima; i mezzi che si hanno in più oggi sono solo un positivo plus che prima non c’era.

Il consiglio che sento di dare a chi comincia ed a chi si affaccia alla carriera di musicista, soprattutto con una propensione per la musica dal vivo ed una attività concertistica, è quello di rimboccarsi (e molto) le maniche; la prima regola è non scoraggiarsi e darsi da fare per trovare concerti, locali e magari agenzie, per poter suonare il più possibile, magari anche all’estero per confrontarsi con realtà diverse e fare esperienze “on the road”, che sono fondamentali per una crescita personale e anche musicale.

Tra teoria e realtà nei live

Un altro consiglio è quello di frequentare altri musicisti, frequentare jam session ed esibirsi e farsi sentire in giro; poco importa se si è bravi nel video musicale fatto a casa e condiviso con tutto il mondo, l’esperienza si fa calcando palchi e suonando dal vivo.
Ricordatevi inoltre che l’unione fa la forza, e sarebbe buona regola anche mettere da parte il tipico e piccolo comportamento solo italiano dell’ “io sono io e tu non sei nulla“; infatti poter e voler collaborare con più colleghi e musicisti possibili è un altro motivo e fattore di crescita musicale e umana. Ricordiamoci sempre di vedere un nostro collega come un amico e non un nemico da osteggiare, come una persona ed un musicista da cui possiamo sempre imparare cose nuove.

Ultima regola fondamentale: non svendetevi! Non andate a suonare per un prezzo non consono e non adeguato, ricordatevi che siete musicisti, offrite una prestazione lavorativa anche se artistica, ed il lavoro va pagato, sempre.

Inoltre ricordatevi che così facendo uccidete il mercato, la qual cosa vi potrà sembrare ininfluente all’inizio perchè magari vi dà la possibilità di suonare di più; ma ricordatevi invece che la stessa cosa sarà un boomerang contro voi stessi dopo tanti anni, perchè quando sarete più bravi, più conosciuti e con più esperienza, sarete voi a combattere contro chi va a suonare in un locale per due lire, portando anche il proprio seguito di pubblico.

Nel prossimo articolo vedremo più da vicino proprio la realtà dei live club italiani, confrontati con quelli europei.

Buona musica a tutti,

Francesco Savarese

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