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Dio salvi la regina (e il punk)

La BBC annuncia la messa al bando del secondo singolo dei Sex Pistols. Il brano si chiama "God Save The Queen", Dio salvi la Regina, e viene bollato dalla televisione di Stato inglese come "volgare e di cattivo gusto".

L’associazione della stampa britannica ammonisce tutte le stazioni radiofoniche a trasmettere il suddetto brano: si rischia di contravvenire agli articoli contenuti nel Broadcasting Act, il documento ufficiale di regolamentazione dei programmi radiotelevisivi del Regno Unito.
La canzone non ha, musicalmente, nulla a che vedere con l’omonimo inno nazionale inglese.

Originariamente, infatti, il pezzo (che paragona la gestione della famiglia reale al regime fascista e sostiene che l’Inghilterra non ha un futuro) doveva intitolarsi proprio “No Future”.

Dio salvi la regina (e il punk)

Ma poi, Malcolm McLaren, scafatissimo manager dei Sex Pistols, approfittando degli imminenti festeggiamenti per il Giubileo d’Argento della Regina Elisabetta, se ne esce con la trovata a effetto. Non solo: per lanciare il brano, proprio nel giorno dei festeggiamenti per il Giubileo, il 9 giugno 1977, fa salire i Sex Pistols su un barcone sul Tamigi e fa loro suonare “God Save The Queen di fronte a Westminster.

Pubblicata il 2 giugno 1977 la canzone va al secondo posto in classifica, dietro al brano “The Firts Cut Is The Deepest” di Rod Stewart. Qualcuno sostiene che il pezzo dei Pistols abbia venduto di più ma che, essendo politicamente scorretto, non poteva essere il Numero Uno.