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In un disco le influenze del bassista Andrea Balasso

Si intitola "Time to Leave" il disco del bassista Andrea Balasso che prende spunto dal periodo d'oro della musica Fusion.

Cosa può succedere quando un bassista decide di raccogliere le sue influenze musicali in un album? Una bella risposta è in Time to Leave di Andrea Balasso.

Ed è una risposta a colpi di Jazz-Fusion forti e chiari quella data da questo disco strumentale pubblicato in formato fisico e download digitale tramite Setticlavio Edizioni: un album dalla gestazione triennale realizzato da Andrea con l’importante contributo di alcuni stimati artisti della scena nazionale del genere, a cominciare da Andrea Braido che ha prestato la sua celebre abilità di chitarrista solista in tre tracce del disco.

Didatta, turnista ed endorser di marchi di riferimento nel mondo del basso elettrico a livello nazionale, in questo lavoro Balasso si rivela come musicista versatile e assolutamente capace di andare oltre le corde grosse, occupandosi anche delle tracce di chitarra ritmica e della programmazione delle tastiere, oltre ovviamente a divertirsi con le varie declinazioni del basso presenti in Time to Leave.

Che sia fretted o fretless (non sfugge una certa predilezione per i Jazz Bass alla Jaco Pastorius), a quattro, cinque o sei corde, elettrico o acustico, il basso è per forza di cose un elemento portante del disco, all’interno del quale viene, a seconda dei casi ma con identica efficacia, messo al servizio del ruolo di accompagnamento o elevato al rango di strumento principale, con un’ispirazione stilistica nella quale si riscontrano valide tracce del lavoro di giganti come Marcus MillerAlain Caron e il già citato Pastorius.

Ma sarebbe riduttivo ricondurre il contenuto di Time to Leave esclusivamente alla produzione di esponenti del basso, perchè il disco fa riferimento all’espressione del periodo più fortunato del mondo Fusion includendone molteplici sfaccettature.
Da una prevalenza di groove tirati e dal sapore funky (sapientemente declinati con l’apporto del batterista Marco Andrighetto) si scivola in momenti dal più riflessivo mood jazzistico, ma anche in situazioni dal taglio più caratterizzato come l’etnica “Mianasong“, lo swingato “Mud Blues” e la traccia di apertura “Baba Club” con il suo tempo rilassato dal vago richiamo al Reggae; contaminazioni arricchite qua e là dalla partecipazione di Giovanni Forestan (sax, presente in quasi tutte le tracce), Luca Nardon (percussioni) e Ascanio Scano (piano).

Con questo disco Andrea Balasso ci regala insomma un’ulteriore e importante dimostrazione di quanto la creatività di un bassista non possa mai dirsi a prescindere relegata al mondo della ritmica e delle basse frequenze: le dieci tracce di Time to Leave sono qui a testimoniarcelo con il loro carattere multiforme e dalla profonda ispirazione.