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Conviene davvero comprare un sommatore audio?

Oramai presente in tantissimi home recording studios, il sommatore serve a superare alcune mancanze che rendono il mix in the box differente dal mix su un vero banco analogico.

Oramai presente in tantissimi home recording studios, il sommatore serve a superare alcune mancanze che rendono il mix in the box differente dal mix su un vero banco analogico.

Infatti proprio le DAW essendo esse stesse delle piattaforme digitali, dove primeggia la precisione e la perfezione con cui manipolano i segnali audio, mancano di queste peculiari caratteristiche.
Ma proprio quelle piccole imperfezioni derivate dal mondo analogico creano una “magia”, termine poco scientifico certo, ma per ora atto a dare un’idea di cosa accade su un mixer vero. Ma cosa è che piace tanto ai fonici che si ostinano a lavorare sui banchi mixer o ad utilizzare outboard analogico?

Un’altra domanda che spesso mi viene rivolta su Facebook è “il costo di un sommatore da effettivamente un vantaggio sul mio mix pari alla qualità che effettivamente viene aggiunta?” Ossia, conviene comprare un sommatore?

Partiamo dalla DAW. Generalmente quando si registrano diverse tracce che poi vengono assommate al bus master, gli algoritmi di somma cercano di correggere gli errori di fase, non possono calcolare gli infinite variazioni elettriche di un circuito analogico sollecitato proprio in questo processo.
Questo fa sì che sicuramente saremo in grado di fare un buon mix, stampare e vendere i nostri album anche senza un sommatore, ma quando poi ascoltiamo i mix e i master dei “big” sentiamo quella profondità e tridimensionalità ce non riusciamo ad ottenere in digitale.

Il comportamento elettrico di un Mixer è molto particolare e si differenzia da mixer a mixer. Cosa rende un mixer analogico unico?
Quello che spesso si sente in giro è che il mixer è più “caldo”, il suono sommato è più “tridimensionale” e “profondo”. Il timbro invece tipico di ogni mixer, sarà differente nei mixer e sarà più o meno “caldo”, ma la tridimensionalità e la profondità sono caratteristiche che si vengono a creare grazie ai problemi di fase che le tracce audio creano nel momento in cui si sommano su alcune frequenze.
Questo fattore è impossibile da ricreare fedelmente, ci sono sistemi di emulazione certo, anche molto validi, ma non sono esattamente la stessa cosa. Studio One stesso possiede la tecnologia CTC1 e MixFX che emula queste caratteristiche molto bene ma a discapito di un peso CPU notevole.

Il mixer analogico ha poi spesso la caratteristica “fastidiosa” di far risuonare una porzione di segnale anche nel canale adiacente, in gergo questo fenomeno si chiama “crosstalk” ed aumenta il fenomeno delle fasi sovrapposte. I trasformatori del mixer, inoltre, inseriscono un noise sempre caratteristico e a volte interessante, senza contare che i mixer reali non hanno mai tutti i canali elettricamente identici.

Nei mixer professionali, inoltre, le dinamiche sviluppate fanno anche molta fatica ad essere convertite dai DAC non professionali e quindi elaborate correttamente dalla DAW.
Non a caso negli studi dove vengono utilizzati questi mixer, ad esempio SSL o Neve, vengono utilizzati anche convertitori in grado di sopportare dinamiche oltre i 120db. Ovviamente stiamo parlando di casi limite, uno l’home recording con la scheda audio semi-pro, l’altro è uno studio Pro come Abbey Road, Universal, Capitol, Forum, PPG ecc.

Esiste ovviamente una via di mezzo nella quale ci possiamo muovere per rendere i nostri Mix più professionali di quelli ottenibili con il mix in the box. Attraverso l’uso di un sommatore analogico.

Come possiamo quindi ottenere un effetto di tridimensionalità e profondità elettrica migliore di quella emulata?
La soluzione è simulare quello che accade negli studi professionali, ossia uscire dalla DAW con tutti i canali possibili attraverso le diverse uscite della scheda audio oppure implementare la scheda audio con un convertitore aggiuntivo ed avere quindi più out a disposizione.
Una volta usciti con tanti cavi dalla nostra scheda audio dovremo portare questi segnali all’interno di un mixer vero. 

Sembra facile ma dove lo mettiamo un mixer vero nella nostra cameretta o nello studio home? Senza contare i problemi di spazio avremo sicuramente anche problemi di alimentazione elettrica considerando che un mixer professionale si porta via 3KW o più.
La soluzione è il sommatore, ossia uno strumento che elettricamente è costruito per simulare solo lo stadio di somma dei canali del mixer. Somma i segnali audio in formato elettrico e non matematico, ricreando quindi l’effetto tridimensionale tanto ambito.

Nel mio studio sto utilizzando una scheda audio RME UFX+ che già possiede 12 out analogici, ma che ho espanso con un convertitore Ferrofish A16 MK2 per disporre di altri 16out analogici.
In questo modo ho potuto utilizzare le connessioni Adat per portare 16 canali a 48kHz 24 Bit all’interno de convertitore Ferrofish oppure posso collegare il convertitore alla UFX+ attraverso le connessioni MADI e disporre sempre di 16 canali ma a 96kHz o a 192kHz.
Lavorare a 48 o 96kHz sarà oggetto di un’altro tutorial dove scopriremo le differenze di questi files e come vengono gestiti all’interno della DAW.

Al momento collegherò in MADI il convertitore e utilizzerò le tracce audio stems del mio mix a 96kHz come normalmente faccio. Il sommatore può essere di due tipi fondamentalmente.
Un sommatore passivo, ossia un circuito non alimentato ma che somma elettricamente i segnali in ingresso che arrivano dal convertitore, semplice da costruire ci sono tanti schemi in giro per la rete o prenderlo già realizzato, o un sommatoreaAttivo in cui la circuitazione di somma viene alimentata e processata sempre elettricamente all’interno di un preamplificatore analogico che ne “colora” la somma proprio come farebbe un mixer reale.

Per i miei test utilizzo un sommatore analogico VintageMaker progettato da Paul Taylor e costruito secondo le mie specifiche, in grado quindi di ricevere segnale analogico da 24 ingressi mono e sommarlo in una uscita stereo.
In questo percorso posso decidere se utilizzare la somma passiva o attivare anche il circuito di somma Neumann costruita utilizzando proprio il circuito di somma e preamplificatore di un mixer vintage degli anni ’80 costruito dalla Neumann di cui ho scelto in particolare solo una delle tre versioni realizzate nel tempo, vedremo poi perché.

Ovviamente Paul mette a disposizione del cliente anche altri stadi di somma sempre vintage come il Filtek o Lawo che danno altre caratteristiche timbriche al mix.
La comodità di scegliere Vintagemaker è quella di poter dialogare con Paul e farsi fare il sommatore su misura come da un sarto. Nella mia versione ho inoltre richiesto la possibilità di avere il canale 1 e 2 mono selezionabili in base all’esigenza di mix, e due insert sul master sempre analogici dove poter inserire outboard esterno come un compressore VCA o un Opto.
Per evitare di avere tonnellate di cavi jack ho fatto fare a Paul gli ingressi DB25 sul retro ed infine il logo del mio studio sul frontale per regalarmi un po di soddisfazione puramente ludica.

Prima di collegare tutto e iniziare a mixare bisogna capire come testare e controllare tutte le connessioni dalla DAW fino al sommatore. Capita spesso che amici o followers non abbiano capito o non siano riusciti a configurare il proprio sommatore per come dovrebbe essere effettivamente utilizzato.

Il lavoro del sommatore è simile a quello di un mixer analogico per cui vanno rispettate anche le stesse regole, sopratutto quelle del Gainstaging.

I collegamenti

Come si collega un sommatore? Per prima cosa prendiamo le uscite della nostra scheda audio o del nostro convertitore e fisicamente colleghiamole al sommatore, cerchiamo di utilizzare dei cavi non vecchi, possibilmente assemblati da un professionista, che non raccolgano masse, ronzii ecc. e che soprattutto non siano lunghissimi. 

Nel mio caso il sommatore è posto sopra la scheda audio e i cavi sono lunghi solo un metro. Ho scelto cavi Klotz per affidabilità e costruzione. Le uscite stereo del sommatore vanno riportate in due ingressi della scheda audio per poter essere registrate e quindi stampare quello che viene sommato al suo interno, oppure collegate a una seconda scheda audio su un altro computer, o ancora collegate a un registratore a nastro se volessimo rimanere nel dominio analogico.

Una volta collegato tutto dobbiamo, all’interno della DAW, verificare che i collegamenti siano stati fatti bene e che nessuna connessione presenti difetti. Per fare questo ci avvarremo degli strumenti di analisi che tutte le DAW hanno a bordo di serie. Nel mio caso utilizzo Studio One e quindi ci occorre un generatore di tono ed un oscilloscopio. Lanciamolo e creiamo una nuova Song Vuota dove creeremo un Loop Back.

Un Loop Back è la situazione in cui un segnale esce e rientra nella scheda audio, portandosi dietro anche la latenza della scheda audio stessa. Nel nostro esempio ho utilizzato una RME UFX+ che ha di suo una latenza prossima allo zero, quindi impercettibile. Ma non è la latenza che ci interessa controllare in questo momento e che verrà affrontata in un’altro video.

Utilizziamo per il nostro esperimento 16 canali mono o 8 stereo.
Creiamo all’interno di Studio One 8 tracce audio stereo vuote. Inseriamo in ognuna di esse un Tone Generator o un qualsiasi altro plugin di generazione del tono, o anche una traccia di tono a 440hz o 1000hz. Per evitare che il master out vada in clip abbassiamo il volume di ogni generatore a -12db, e facciamo anche lo stesso sui fader del mixer abbassando di altri -12db: in questo modo ogni canale svilupperà un volume nominale di -24db.
Andiamo nella nostra configurazione audio IO e verifichiamo che la DAW riconosca le uscite separate, nel mio caso utilizzando il convertitore Ferrofish A16 collegato in MADI. Troverò le uscite MADI selezionate nell IO come in foto.

Torniamo nel nostro arrangiamento e dal mixer inviamo ogni canale stereo alla relativa uscita stereo quindi canale 1-2 all’usicta 1-2ecc. In questo modo ogni canale uscirà separato nel convertitore. I segnali dal convertitore verranno portati nel sommatore attraverso i cavi già citati.

Siamo pronti per creare un canale di ritorno nella DAW per registrare quindi “stampare” la traccia stereo sommata proveniente dal sommatore.
Collego l’uscita stereo del sommatore all’ingresso 11-12 della mia UFX che in questo caso chiamerò VintageMaker per riconoscerla all’interno del mixer e creerò una nuova traccia che abbia come ingresso proprio 11-12. Attivando ora il pulsante Monitor dovrei poter ascoltare il segnale di ritorno dal sommatore nella DAW.
Se tutto è collegato correttamente dovremmo poter ascoltare il segnale che esce dal sommatore processato.

Nel setup generale bisognerebbe anche eseguire dei test approfonditi su ogni canale per verificare che tutti i cavi siano collegati perfettamente e che non vi siano inversioni di fase o saldature fatte male, ma anche questo lo affronteremo in un’altro video dedicato ai test in studio.

Come usare il sommatore

Generalmente possiamo utilizzarlo in due modi.

  • Mix: nella fase di Mix possiamo indirizzare direttamente le tracce Bus Gruppi alle uscite del sommatore ed ascoltando dal Bus di ritorno fare un mix direttamente con i segnali nel sommatore. In questa situazione ci troviamo fisicamente coinvolti nel mix come se stessimo su una console reale. Influenzando la somma con le varie programmazioni di volumi e pan. Dopodiché esportiamo il mix e passiamo al mastering stereo.

  • Mix Mastering o multitrack mastering: in voga da qualche anno, il multitrack mastering consente un lavoro più dettagliato sul processo di mastering utilizzando gli stems esportati nella fase di mix, verrano quindi sommati direttamente nel sommatore che creerà  tridimensionalità nel mix già fatto in precedenza. In questa fase ogni bus può essere ulteriormente lavorato compensando di volta in volta l’effetto inserito per evitare di stravolgere il mix. Questo processo da flessibilità alla daw in quanto le tracce sono già processate e quindi prive di plugin, e possiamo, come nel mio caso, lavorare con tutti gli stems a 96kHz per arrivare ad una somma molto dettagliata. Ulteriore outboard può essere impiegato con la Pipeline XT all’interno della Daw o direttamente negli insert del sommatore in analogico.

Cosa NON è un sommatore

Il sommatore non è un compressore, non spara, comprime o lavora dinamicamente, quindi non vi aspettate questo genere di comportamenti da questo strumento, i vostri mix non diventeranno magicamente più “grossi” o cattivi, se il sommatore che state utilizzando fa questo include effetti di processing dinamico al suo interno, come ad esempio il Dangerous

Stiamo parlando di sfumature, significative certo, ma non invasive. Potremmo avere delle differenze timbriche come vi dicevo e qualche lieve taglio in frequenza dato dal tipo di circuitazione attiva applicata.
Nel mio è montato un Neumann V475-2B che è il meno invasivo timbricamente parlando al momento rilevato in ambiente vintage. Le versioni 2A tagliano ed enfatizzano un poco i bassi ed tagliano gli altissimi, la versione 2C invece ha un piccolo taglio sui sub bass. La versione 2B è dritta ed abbastanza lineare.
Questo perché lavorando conto terzi sono spesso a contatto con diversi generi musicali, tra cui la classica e quindi non voglio intervenire timbricamente sul mix che mi viene affidato.

Esempi

Ho preparato diversi esempi per poter ascoltare il risultato della somma analogica contro quella digitale della DAW. Come noteremo in base al brano, ma soprattutto in base al genere musicale, avremo dei risultati differenti. Sarà nostra la scelta relativa a quale poi impiegare nella produzione, non esiste un sistema giusto o sbagliato, ma con caratteristiche diverse a volte più convincenti a volte meno, gli esempi prendono in considerazione anche l’uso della somma passiva e la somma attiva mostrandoci la differenza timbrica di un preamplificatore scelto all’interno del sommatore. 

A volte potrebbe essere anche controproducente impiegarlo perché magari non aggiunge nulla di rilevante, o peggiora la scelta timbrica del mix. È, come vi dicevo,uno strumento in grado di modificare in profondità e tridimensionalità il mix rispetto al pura somma digitale della DAW.
Una cosa importante a mio parere è di non scegliere un sommatore che alteri troppo il segnale in ingresso, in quel caso il mix originariamente creato nella DAW potrebbe cambiare drasticamente e non piacere più.
Ogni sommatore ha un suo sound, il mio consiglio è quello di cercare di provarne diversi, magari andando da amici, o in altri studi che li hanno parlando con i proprietari e cercando di capirne pregi e difetti.

Mastering

Avendo quindi più spazialità e profondità nel nostro mix potremo passare poi alla fase di Mastering del nostro brano o inviarlo allo studio di mastering con più “sound” rispetto al classico mix in the box.

Spero vi sia stato utile, condividete il video, non dimenticate di iscrivervi al mio canale youtube e di seguirmi su Musicoff per aggiornamenti settimanali sull’audio recording e lezioni gratis.