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Keith Tippett, addio al jazzista del Prog Rock

Se n'è andato a 72 anni un simbolo del jazz-rock e del progressive inglese, Keith Tippett, sinonimo di libertà e creatività musicale.

È un anno decisamente sfortunato questo 2020, in generale per tutti e in particolare per la musica. Forse per i più giovani non sarà un nome tra i più famosi, ma tutti gli appassionati di musica anni ’70, in particolare della matrice jazz-rock-prog inglese, sanno chi era Keith Tippett e cosa ha rappresentato.

Originario di Bristol, Keith non era nato in una famiglia di musicisti, tutt’altro, il padre era un poliziotto e dalla madre aveva ereditato la sua parte di sangue irlandese. A lei fu molto legato, tanto da dedicargli anche brani dopo la sua morte.
L’amore per la musica scattò in Keith sin da giovane, come molti coetanei della sua epoca, pur tuttavia non per ciò che da oltreoceano arrivava a tinte blues, ma per l’altra faccia della medaglia, il Jazz.

Iniziò a studiare pianoforte ed ebbe modo di perfezionarsi anche sull’organo da chiesa, fino a trasferirsi a Londra nel 1967, l’anno della “Summer of Love”, in piena esplosione giovanile e musicale.

Nel 1970 Keith, oramai ben conosciuto nell’ambiente, partorì uno dei suoi primi bizzarri ma interessantissimi esperimenti: Centipede.
Definirla una big band è dire poco, si trattava di una vera e propria “orchestra”, un collettivo formato da alcuni dei più grandi esponenti della musica del tempo, ben 50 elementi!
Tra loro ritroviamo musicisti classici, jazzisti, esponenti del rock e del prog, da Robert Wyatt a Mike Patto, da membri dei Soft Machine a quelli di Nucleus King Crimson.

Il loro album fu prodotto nientemeno da Robert Fripp, sotto la direzione musicale di Tippett: si intitola Septober Energy, certo non di facilissimo ascolto (decisamente avanguardistico, a tratti cacofonico), ma resta una vera chicca dell’epoca, oggi molto ricercata dai collezionisti di dischi.

Abbiamo parlato di Robert Fripp e King Crimson non a caso, visto che Tippett è stato uno dei protagonisti (anche se sempre figurante come session man) di ben 3 album con questa band, fondamentali nella loro discografia: In the Wake of PoseidonLizard e Islands.

Ma la discografia di Tippet è decisamente corposa, parliamo di decine e decine di album tra dischi studio e live (davvero innumerevoli le sue esibizioni dal vivo, una vita sui palchi), che vanno da quelli con la compagna Julie, agli arrangiamenti della classica Pierino e il Lupo (con Phil Collins, Bill Bruford, Stephane Grappelli, Brian Eno e molti altri), passando per formazioni da duetti a ottetti, a intere orchestre, con improvvisazioni, riletture e quant’altro.
C’è stato anche spazio per una parentesi italiana, in Puglia con una band di 20 elementi, i Canto Generale.
La sua ultima produzione è datata 2016, Murmuration, insieme ai Blazing Flame.

La musica di Tippett era musica libera, “free” potremmo dire, se questo termine paradossalmente non avesse finito per racchiudere anch’esso un genere musicale.
Era jazz, ma non era solo free jazz. Le connotazioni musicali nelle opere di Tippett sono davvero innumerevoli, si tratta di un artista che ha vissuto più di mezzo secolo di musica assorbendo tantissime influenze diverse, a volte agli opposti, cercando sempre di andare verso nuove e personalissime direzioni.

Cover Photo: Getty Images

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