HomeStrumentiStoriaLa nascita della polifonia, tra antichità remota e Medioevo

La nascita della polifonia, tra antichità remota e Medioevo

La comparsa della Polifonia nella Storia della Musica è generalmente presentata come un evento straordinario. Da qui in avanti la strada compositiva raggiungerà vette sempre più importanti.

L’armonia che utilizziamo oggi, senza fare mirabolanti accostamenti, è debitrice di codesto percorso. La domanda a cui proveremo a rispondere oggi è la seguente: quando è nata?

Possiamo fornire varie risposte. Le elenco brutalmente per poi entrare nel merito. La prima è la più evidente, ovvero nel IX secolo d.C. all’interno del manuale Musica Enchiriadis. Potete vedere un esempio qui sotto

Polifonia, Musica Enchiriadis
Polifonia, Musica Enchiriadis

Esiste anche una risposta più criptica che andrebbe a retrodatare l’immagine che avete appena visto. Nel senso che ciò che vediamo scritto per la prima volta nel IX secolo sia in realtà già conosciuto e tramandato oralmente.

Possiamo fornire anche una risposta più complicata che andrebbe ulteriormente a retrodatare la questione. In fondo pensando alla moltitudine di raffigurazioni di strumenti che suonano assieme del mondo antico verrebbe difficile immaginare un suono costantemente all’unisono.

Mosaico Pompei, musici ambulanti
Mosaico Pompei, musici ambulanti

Dunque quale strada percorrere? A parer mio sono tutte vie ragionevoli e plausibili.

Musica Enchiriadis è un trattato al cui interno viene spiegato in maniera palese e senza dubbio alcuno come costruire una diaphonia, ovvero un andamento a due voci. La polifonia che possiamo studiare qui si basa su un’imitazione di una voce preesistente ad una distanza di quinta o di quarta. Chiamate rispettivamente Diapente e Diatessaron.

L’andamento parallelo delle due voci lascia immaginare come questo tipo di tecnica potesse essere già praticato in precedenza, senza l’ausilio di notazione. Nel senso che un cantore, conoscendo già l’andamento di un brano, potesse intonare ad una distanza stabilita la medesima melodia. Per questo motivo potremmo retrodatare la faccenda. Tuttavia verrebbe complicato stabilirne un periodo preciso.

Non resta che l’ultima opzione, altamente probabile e palese, ma difficilmente dimostrabile, ovvero l’uso durante l’antichità. Ciò che conosciamo ad esempio del mondo Greco è che in modo analogo al Gregoriano la musica procedeva per monodia, ovvero semplicemente all’unisono.
Tuttavia le raffigurazioni strumentali greche, così come quelle etrusche, o di epoca romana, se non addirittura tutte quelle dei popoli del Mediterraneo antico fino ad Oriente ci mettono di fronte ad una domanda: suonavano all’unisono o conoscevano forme di polifonia?

La differenza col trattato Musica Enchiriadis è l’evidenza scritta. L’episodio e tutto ciò che seguirà orbiterà attorno a questo clamoroso traguardo, ma è altamente probabile che la polifonia fosse già conosciuta.

Ad ogni modo prima di invitarvi calorosamente a vedere il video vi saluterei con questa immagine. La Lira di Ur, uno sfavillante esempio di cordofono antico, parliamo indicativamente di 4500 anni fa.

Cosa dovremmo pensare? Veniva suonata unicamente attraverso note separate e profonde, o talvolta il suonatore pizzicava più corde simultaneamente? 

Lira di UR
Lira di UR

Senza cascare in sensazionalismi, lascio a voi la sentenza. Nel video troverete anche una riflessione finale di natura più “etnomusicologica”.

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