Grazie alla svariata scelta di attrezzatura che ci offre il mercato attuale, corriamo subito ai “ripari” e alla ricerca del nostro suono ideale e se invece ci mettessimo in difficoltà?! Ricordiamoci sempre che il suono prima di tutto parte da noi, dalle emozioni, le orecchie e le mani.
Una domanda che mi sono fatto tante volte è “perché quell’artista riesce a suonare così anche senza la sua attrezzatura e fuori dal suo contesto?” La risposta? Perché non hanno paura di esprimere se stessi e conoscono bene la loro personalità.
Mettersi in difficoltà per crescere
Avete mai provato a suonare un brano in particolare solo con la chitarra e l’ampli? E per esagerare anche quelli non adatti al genere?
Se non lo avete mai fatto provateci, questa è forse la cosa che più in assoluto mi ha aiutato a sviluppare il mio modo personale di suonare.
Mettersi in difficoltà non solo ci aiuta a sviluppare il nostro suono ma ci aiuta anche ad affrontare nel modo giusto le situazioni complesse e a mettere a fuoco la ricerca della “nostra voce”.
Lo studio e il live
In fase di studio ci aiuta a capire come fare, come poter utilizzare il plettro, quanta forza imprimere nella sua impugnatura e quanta forza mettere nella mano sinistra, per quanto riguarda il sustain delle note; se però trasportiamo questa cosa nel live dobbiamo avere un focus preciso ed essere reattivi.
Chiaramente le situazioni live spesso non ci permettono di sperimentare questa cosa, ma le jam session sì. Ricordo molto bene quando iniziai ad approfondire questa ricerca, mi ritrovai ad una jam session con una chitarra semiacustica in stile 339 e un amplificatore Vox e nient’altro. Sicuramente era un rig molto lontano da me, ma come si dice bisognava uscirne vivi.
Quella è stata una delle esperienze che più hanno formato l’esplosività che utilizzo nella pennata. Sicuramente quel contesto ha dato una spinta decisiva: per far uscire il suono che volevo e il playing che volevo avevo a disposizione solo le mani, e sia durante la ritmica che in fase di improvvisazione ho cercato di esplorare i suoni che potevo ottenere in maniera rapida.
La mano come strumento principale
La mano destra con grinta e senza paura di “fare male allo strumento” mi ha fatto capire quanti colori abbiamo a disposizione se sfruttiamo bene le nostre mani. Da lì è cominciata tutta una ricerca personale, basata sugli strumenti che tutti abbiamo: le mani e le orecchie.
Certo, durante gli anni ho sperimentato anche tanti overdrive, delay ecc.. Non dico che dobbiamo escludere questa parte, ma per tirare fuori la nostra attitude mettersi in difficoltà ci può aiutare. In più, allo stesso tempo, ci aiuta anche nel lato puramente tecnico.
Un esercizio pratico con il plettro
Un esempio pratico: pensiamo di dover studiare una scaletta, oppure dei determinati brani. Può sembrare una banalità ma provare a cambiare plettro, ad esempio utilizzare un plettro che non ci è per nulla comodo e puntare comunque a suonare bene determinate note o ritmiche, automaticamente la concentrazione tende a spostarsi su: “questo plettro è davvero scomodo”.
Però se invece concentriamo il focus sull’esecuzione inizieremo a compensare, a pensare esattamente al suono che vogliamo e a quanto e come vogliamo quella nota in particolare.
Una volta fatto questo per un po’ di volte, torniamo alla nostra comfort zone: il plettro che usiamo solitamente ci farà sentire a casa, ma l’esecuzione sarà cambiata, perché ci siamo esercitati con un focus diverso, mirato al voler suonare come siamo noi e al tirare fuori la nostra personalità anche in una situazione di difficoltà.
Evitare distrazioni superflue
Questo perché spesso abbiamo il famoso tarlo in testa che ci dice: “vorrei farla suonare così ma come faccio??!”. È una domanda corretta ma tende a spostare il nostro pensiero da un’altra parte, ovvero: magari mi serve quella chitarra lì, però mi servirebbe quel pedale ecc… Partiamo dalla base: la chitarra che abbiamo, un cavo, un ampli/plug-in che sia e via. In qualche modo dobbiamo farla uscire.
Abituarsi a provare questo tipo di studio aiuta tantissimo a sviluppare la personalità. Inizialmente è difficile e in alcuni casi risulta una forzatura e un andare contro a noi stessi, ma se vogliamo far uscire al 100% la nostra essenza, penso che sia un passaggio da fare. Ci aiuta a concentrare il focus dove serve e non sulle cose superflue.
Ma cosa più importante ci aiuta a dire/far sentire chi siamo: mi trovo in una situazione scomoda ma so come gestirla, senza gestirla un po’ a caso un po’ per fortuna. Mentre se ci si trova con il proprio rig e in una situazione quasi ottimale, a quel punto il nostro rig diventa davvero un’estensione di noi stessi.
L’esempio dei bending
Un altro piccolo esempio: ricordo quando iniziai a imparare come fare i bending. Da neofita avevo la convinzione che avere delle corde più grosse mi avrebbe dato un suono più deciso e grosso. Così montai delle 0.12 sulla mia prima chitarra, una vecchia Pacifica. A quel punto fare i bending era diventato impossibile, ma con non poca testardaggine volevo in tutti i modi far uscire il bending iniziale del solo di “Nothing else matters” con quella potenza.
Con un po’ di lavoro ci ero arrivato, poi il mio insegnante di allora mi disse che non funzionava proprio così la scelta delle scalature delle corde. Una volta tornato alle 0.10 che utilizzavo, non riuscivo a gestire la tensione minore. Anche qui, con un attimo di assestamento, il problema si è risolto, ma l’esplosività era rimasta la stessa, tanto da poi riuscire a fare i bending in quel modo anche sulla chitarra acustica.
Negli anni questa cosa l’ho tenuta a mente ed ho cercato di migliorarla ancora. Ma cosa mi ha insegnato? Dagli errori possiamo imparare. Sempre a mio avviso, questo “errore” mi ha aiutato a capire poi negli anni come volevo io il bending e a gestire le diverse tensioni. Risultato: personalità e tecnica. Un errore che mi ha aiutato a prendere due piccioni con una fava.
Ora, con consapevolezza, cerco di replicare quella situazione e riadattarla in base a quello che devo studiare o che voglio studiare e imparare. Ma sul palco sicuramente mi ha aiutato a tirare fuori il mio modo di suonare, il mio modo di interpretare lo strumento.
Una ricerca personale e consapevole
Quindi mettersi in difficoltà da soli è autolesionismo? Rallenta il processo di apprendimento? Non ci aiuta a suonare come vogliamo??
No, io credo invece che in questo modo cercare il vostro suono non sarà una passeggiata, ma sicuramente avrete delle grandi soddisfazioni e ci arriverete in modo più centrato e personale!














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