Si è da poco conclusa l’edizione 2025 del Guitar Summit, che si tiene ogni anno a Mannheim, in Germania. Un numero di espositori sempre più alto e un’offerta sempre più ampia in termini di intrattenimento e masterclass fanno pensare che potremmo essere sempre più vicini a un NAMM europeo.
Più espositori, ma stesso spazio
Il complesso del Rosengarten era assolutamente gremito di espositori, forse anche troppo, se vogliamo essere onesti. In diversi casi – soprattutto per quanto riguarda gli stand dei piccoli produttori di pedali – si trovavano letteralmente attaccati l’uno all’altro, situazione che ha creato non poca scomodità sia per chi espone sia per chi visita. Spesso, infatti, risultava difficile associare un prodotto al relativo stand di riferimento.
In questa edizione, parte dell’Acoustic Village è stata ceduta alla sezione dedicata alla chitarra elettrica, agli accessori e alla componentistica, mentre sono rimaste pressoché invariate le aree riservate ai brand più noti come Ibanez, Yamaha, Engl, Harley Benton e altri.
Rimane la celebre “sala delle meraviglie” di Musik Produktiv, con 150 amplificatori (e altrettante casse) collegati a una mesa matrice che consente di abbinare liberamente qualsiasi amplificatore a qualsiasi cassa, senza limiti di volume. Una vera manna per qualunque chitarrista che non sopporta le cuffie, considerando che anche quest’anno la fiera si è confermata totalmente “silent”, con l’aggiunta dei Silent Stage, già visti al Guitar Show di Bologna.
L’area Boutique e le masterclass
Il pezzo forte resta la sezione dedicata alle chitarre boutique, che ospita nomi di altissimo profilo come Jens Ritter, Tom Anderson e Nik Huber. Un’esperienza di pregio anche solo poter osservare da vicino strumenti di tale caratura.
Un’altra parte fondamentale della fiera è quella delle masterclass, tenute da nomi decisamente noti del mondo della musica come Frank Bello (bassista degli Anthrax), Andy Timmons e Misha Mansoor, solo per citarne alcuni.
I posti erano però limitati. Durante le sessioni si sono toccati temi di composizione, tecnica e produzione, affiancati da talk gratuiti su argomenti specifici, come quello sul mercato dei pedali condotto da Beetronics ed Earthquaker.
Una fiera sempre più orientata al business
Come nelle edizioni precedenti, la componente business resta parte integrante dell’evento per gli addetti ai lavori. Numerosi gli incontri a porte chiuse per presentare in anteprima le novità in arrivo (su cui vige embargo), così come gli approfondimenti sui prodotti già annunciati – tra cui la tanto discussa Helix Stadium – e le prime prove pratiche.
La presentazione è avvenuta insieme al nuovo cabinet dedicato, utilizzato da Chris Buck durante gli eventi live.
Concerti che valgono da soli il prezzo del biglietto
Andy Woods, Andy Timmons, Martin Miller e Chris Buck nella stessa sera: difficile immaginare di meglio per qualunque chitarrista. Eppure è stata solo una parte del programma live. Philip Sayce ha incendiato la serata di sabato prima del main event, con un’esibizione che definire “commovente” è dire poco: un concerto viscerale, sanguigno ed estremamente musicale, con un interplay tra gli artisti davvero notevole.
Un NAMM europeo?
Forse mancano ancora alcuni eventi “dedicati”, come quelli che caratterizzano il NAMM, ma probabilmente è solo questione di tempo prima di vedere, anche in Europa, un John Mayer suonare allo stand PRS, o un vivace post-fiera in stile Whisky a Go Go.
Il tempo ci dirà la risposta, soprattutto considerando che il Guitar Summit è nato solo nel 2017, mentre il NAMM vanta ormai oltre tre decenni di storia.
Vale la pena andare fino in Germania?
Francamente sì. La fiera si svolge nel pieno centro di Mannheim, una città cosmopolita – una delle meno “tedesche”, se così si può dire – in cui si accede facilmente a ogni tipo di servizio nel raggio di dieci minuti a piedi. Il costo degli alberghi non è eccessivo (si può restare sotto i 300 euro per una doppia di cinque giorni se si prenota per tempo), mentre il volo può risultare più caro: nel mio caso, partendo da Napoli Capodichino e prenotando con alcuni mesi di anticipo (febbraio o marzo), ho speso circa 240 euro.

Il vero neo riguarda i prezzi dei beni primari, decisamente più alti rispetto all’Italia, ma basta un po’ di organizzazione per trovare soluzioni di comodo.
In ogni caso, se si vuole restare aggiornati sulle ultime novità – e anche su quelle ancora da presentare – rimanendo in Europa, questa è la fiera a cui vale davvero la pena partecipare senza pensarci due volte.


















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