;
HomeStrumentiChitarra - SpecialCameriere di giorno, chitarrista di notte: lavoro, sacrifici e opportunità

Cameriere di giorno, chitarrista di notte: lavoro, sacrifici e opportunità

Coltivare una passione, molto spesso, può risultare non semplice soprattutto se, per farlo, bisogna far fronte a questioni economiche e/o logistiche. Questo potrebbe sembrare un buon motivo per gettare la spugna ma, al contrario, cela dentro di sé una prova che, se recepita nel giusto modo, aumenterà a livello esponenziale la motivazione e gli stimoli per rafforzare e rinnovare l’amore verso ciò che si sta facendo.
Il mio modo di recepirla non lo cambierei, ancora oggi, con nulla.

Il bivio tra università e musica

Avevo appena finito la scuola superiore e, nell’incertezza di quelle che potrebbero essere le dinamiche di vita di un adolescente che si affaccia al “mondo vero”, decisi di iscrivermi all’università per coltivare l’altra mia passione che era la scienza e la progettazione, facendo ingegneria.
È chiaro che questo mi fece arrivare ad un bivio: l’università aveva dei costi, come li avevano anche le lezioni di musica e la strumentazione che cominciavo ad adocchiare e comprendere.

I miei genitori non potevano permettersi di gestire economicamente entrambe le cose e, sicuramente, pur volendo la mia felicità, avrebbero preferito un percorso più sicuro. Dunque arrivai alla fatidica ed implicita domanda: “quanto e cosa sono disposto a fare per la musica?”.

Il primo lavoro in un pub rock

In quel periodo studiavo da un anno sulla chitarra elettrica (che mi avevano regalato al mio diciottesimo compleanno) e, preso dalla voglia di continuare presi, con non troppe difficoltà, la decisione di trovarmi un lavoretto per mantenere viva la mia passione e il “dove” sarebbe stato cruciale per il mio percorso.

Da qualche anno aveva aperto, vicino casa mia, un pub basato sul rock, con i cimeli raccolti negli anni da uno dei titolari, grandi appassionati del genere, e una programmazione settimanale di musica dal vivo. Era proprio lì che mi accingevo a fare il primo colloquio lavorativo della mia vita.
Quasi come un rituale musicale, sperando mi prendessero senza alcuna esitazione, indossai la mia bellissima maglietta degli Who. Mi presero…

David Zellaby – CC BY-NC-ND 2.0

Crescere dietro il bancone e sopra il palco

Fu così che iniziò un’inaspettata avventura dove il ruolo del cameriere fu “oscurato” da tutti gli input e gli stimoli che ricevetti in quell’ambiente. Ho conosciuto amanti dell’arte, artisti, musicisti che mi hanno ispirato, mi hanno fatto crescere culturalmente e mi hanno dato la possibilità di trovare i miei punti di forza.

Stare a contatto con gli addetti ai lavori, i professionisti del settore, ma anche i semplici appassionati, mi ha aperto gli occhi su un mondo che era più grande di quello che pensavo fino a quel momento. Il fatto che sia avvenuto in un ambiente dove mi avevano preso a cuore, essendo il “piccolo di casa”, ha creato i presupposti perché io mi innamorassi ancora di più della chitarra, della musica.

Sì, perché durante le serate in cui lavoravo, capitava molto spesso che, nelle periodiche jam session, i titolari stessi mi dicessero: “fermati un attimo, vai a suonare!”.
Tutto questo mi ha consentito di prendere, molto più velocemente, padronanza dello strumento, dell’ascolto e migliorare l’interazione con gli altri componenti sul palco oltre a consentirmi di stringere nuove amicizie e far partire collaborazioni fondamentali per la mia vita artistica e non.

Modern Music School Elmshorn 2018 – CC BY-SA 4.0

Lezioni rubate tra soundcheck e jam session

Le sere in cui suonavano i gruppi, tra una portata e l’altra, le passavo ad origliare e “rubare” le cose che mi interessavano per poi riprodurle a casa; il momento del soundcheck era per me sacro perché conoscevo le band, vedevo come lavorava il tecnico del suono ed iniziavo a capire il funzionamento di uno stage, seppur non di grandi dimensioni.

Ho capito che, in generale, per un musicista in fase di crescita, è importante frequentare gli ambienti in cui viene messa in pratica la propria arte; ci si scontra con la realtà e con l’esperienza di chi ha vissuto quella scena da molto più tempo, traendo informazioni importanti per indirizzare al meglio il proprio percorso.

Il valore sociale della musica dal vivo

Sicuramente non è necessario lavorarci ma, in tutta onestà, questo mi ha fatto capire anche i retroscena organizzativi, dietro ad un evento o una serie di essi.

Oltre agli aspetti “tecnici” di crescita non è da sottovalutare il grande potenziale sociale che si genera ad un concerto/evento frequentato da gente con interessi affini; a prescindere che sia un piccolo o grande club/locale.



MUSICOFF NETWORK

Musicoff Discord Community Musicoff Channel on YouTube Musicoff Channel on Facebook Musicoff Channel on Instagram Musicoff Channel on Twitter


🎉 BLACK FRIDAY: -30% SUI CORSI