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Il lavoro del “pedal builder”

Ogni cammino inizia dal primo passo. Il mio primo passo risale oramai a molto tempo fa, quando mi chiesero di riparare un vecchio booster Aria ridotto piuttosto male. Riportandolo in "vita" mi resi conto che aveva un suono davvero bello, ricco e caldo; mi lasciò di stucco il fatto che questo oggetto, dall’appar

Ogni cammino inizia dal primo passo. Il mio primo passo risale oramai a molto tempo fa, quando mi chiesero di riparare un vecchio booster Aria ridotto piuttosto male. Riportandolo in “vita” mi resi conto che aveva un suono davvero bello, ricco e caldo; mi lasciò di stucco il fatto che questo oggetto, dall’apparenza così modesta, potesse suonare così bene.
Negli anni a seguire ho avuto l’occasione di lavorare presso il laboratorio di Vincenzo Tabacco a Roma, potendo così mettere le mani su amplificatori, chitarre ed effetti che hanno fatto la storia della musica moderna.
Grazie a questa esperienza ho potuto convincermi che per un grande suono servono due soli ingredienti: la semplicità del progetto e la scelta dei componenti migliori.Questo è stato il minimo comun denominatore che mi ha portato in questi anni ad andare avanti per la mia strada, cercando soluzioni semplici per un suono grande e originale. Il booster della Aria fu solo il primo progetto che studiai, la sua semplicità era a dir poco disarmante: un transistor, quattro resistenze e due condensatori.
Cercai di costruirmene uno, ma il transistor era andato in obsolescenza, per cui mi diedi da fare per trovare un suo equivalente sonoro. Alla fine ne trovai uno che era anche migliore dell’originale poiché aveva lo stesso timbro, ma faceva molto meno rumore. Lo stesso discorso avvenne per i condensatori: all’epoca per me montarne un tipo o un altro era lo stesso, l’importante era rispettarne il valore.
Mi sbagliavo, me ne accorsi perché non avendo a disposizione esattamente gli stessi del booster originale, ne presi due qualunque del valore corretto. Poi ne provai altri due fabbricati con un’altra tecnologia e, facendo un po di confronti, mi resi conto di quanto e come la voce del circuito cambiasse in modo sensibile.Senza dilungarmi troppo nei dettagli, è stata questa la via che ha portato a trasformare la mia curiosità prima in passione e poi in un mestiere. Sono trascorsi tanti anni dal mio primo pedale, ma il metodo di lavoro non è cambiato. Certo che oggi ho molte certezze in più e molta più esperienza, ma in fondo continuo ad essere spinto dalla stessa curiosità di capire il perché delle cose, esattamente come il primo giorno.
Se siete animati dalla stessa curiosità e se volete cimentarvi nella costruzione di un pedale, potreste trovare interessati le righe che seguono. Oggi infatti vorrei raccontarvi come mi comporto quando mi accingo a realizzare un nuovo progetto. Premetto che si tratta della mia modesta esperienza e nulla di ciò che dirò rappresenta una legge universale.pedalbuild1Quando ho un’idea su un nuovo pedale, di solito questa ha già dei connotati precisi nella mia testa. Questo non è un fatto vincolante, molte volte sono partito da un punto preciso per poi arrivare ad un altro completamente diverso. Ma quando mi metto a pensare a come realizzare un certo suono, è quasi come se lo sentissi già in testa. Cerco di partire da un riferimento, qualcosa che conosco già, una base su cui poter apportare dei cambiamenti per arrivare ad una soluzione differente. Quindi, con l’ausilio di carta, penna e calcolatrice, decido in che direzione orientare il nuovo circuito.
La conoscenza delle leggi dell’elettronica in questa fase è importante. Si possono tentare delle soluzioni per “sentito dire”, ma sapere prima dove si andrà a parare utilizzando una certa rete al posto di un’altra aiuta moltissimo e fa risparmiare molto tempo durante la fase di ascolto. Bene, messa l’idea sulla carta, passo alla realizzazione del prototipo.pedalbuild2La scelta dei componenti in questa fase è piuttosto libera, l’obiettivo primario è quello di accendere e sentire come suona. Per costruire il prototipo utilizzo delle schede mille fori e il filo wire wrap. Sui componenti che so già essere i candidati di futuri cambiamenti monto degli zoccoli per rendere la sostituzione più rapida.
Terminato il prototipo, faccio un rapido test con l’oscilloscopio e un segnale di prova, così verifico che non ci siano errori di montaggio o, peggio, di concetto. Se tutto è in ordine, collego chitarra e amplificatore e passo all’ascolto.
L’esperienza mi insegna che se un progetto ha futuro, questo si intravede subito, anche se per costruirlo ho usato i componenti peggiori del mondo; vuol dire che potrà soltanto migliorare. Viceversa, un’idea poco felice, anche se realizzata col meglio che offre il mercato, resterà sempre un’idea di serie b. Se si palesa questa seconda ipotesi preferisco tornare a sedermi con i miei fogli e la mia calcolatrice per capire che cosa non va.Quando ascolto un nuovo circuito, cerco di farlo sempre riferendomi a qualcosa che conosco bene. Questo serve per capire l’effettiva valenza del nuovo pedale. Provare un circuito da solo non dice molto su come questo sia effettivamente, necessita un riferimento e che sia di qualità. Ho la fortuna di possedere buoni pedali, chitarre e amplificatori, quindi la prova di ascolto è in genere è piuttosto articolata, ma al contempo decisamente veritiera.
Per prima cosa, faccio un primo giro con diverse chitarre cercando di capire il comportamento del circuito con i vari pickup e i vari legni. Allo stesso modo, cerco di ascoltare il pedale con diversi amplificatori. Poi passo alle comparazioni con i pedali di cui mi fido maggiormente.
Per esempio: se ho costruito un overdrive, non può certo mancare il confronto diretto col mio TS808 d’epoca.
Dopo questo primo ascolto, di solito lascio passare un po’ di tempo per far riposare le orecchie e per riflettere a mente fresca sul da farsi. Appena ho un’idea precisa su che cosa mi è piaciuto e cosa invece non mi ha soddisfatto, rimetto il circuito sul tavolo e inizio ad apportare dei cambiamenti. Questa fase prevede sia variazioni a livello circuitale che a livello di componentistica. Il lavoro viene fatto con lo schema sott’occhio, in modo da poter annotare tutti i cambi.pedalbuild3La fase di affinamento è in genere la più divertente ma anche la più lunga. Per risparmiare tempo, qualche anno fa mi sono costruito un semplice ma utile strumento che mi permette di valutare in tempo reale la differenza tra due componenti su cui sono indeciso.
Dato che la memoria uditiva dura pochissimo, con questo strumento posso ascoltare due versioni a confronto commutandole con un click. Così, quando sono indeciso se usare questo o quel tipo di componente, con questo sistema tutto diventa più semplice perché posso confrontarli direttamente.
In genere, durante questa fase cerco di concentrarmi su una linea di principio, quindi utilizzo solo una chitarra e un amplificatore, altrimenti le considerazioni da fare sarebbero tante e rischierei l’inconcludenza. Una volta ottimizzato il circuito ripasso all’ascolto con i vari amplificatori e con le varie chitarre.
Normalmente nella fase valutativa finale, ma a volte anche in quelle intermedie, mi faccio aiutare da qualche amico competente, questo per non fossilizzarmi sul mio unico parere. Ho la fortuna i conoscere molti chitarristi professionisti, pertanto spesso li coinvolgo nella fase sperimentale e nell’ascolto finale di un nuovo progetto.Le prove comparative sono alla base di una scelta timbrica. La memoria di un suono, come detto, dura pochi secondi nel nostro cervello, quindi giudicare una chitarra, un amplificatore o un pedale preso singolarmente, spesso non dice l’esatta verità su come esso sia veramente.
Normalmente predispongo le prove di ascolto in modo che si possa cambiare da una soluzione all’altra in un istante, come per la scelta dei componenti. Un altro fattore che influenza la valutazione è certamente la nostra psiche. Spesso il cervello si rifiuta di credere che un prodotto blasonato possa suonare peggio di un prodotto modesto. In questo modo, tendiamo a decretare migliore il prodotto dalle credenziali più alte a priori.
Per evitare influenze di questo genere, quando paragono le possibili soluzioni di un mio lavoro, lo faccio con dei blind test. Normalmente la prova si fa in due persone (a volte anche in tre), scambiandosi i ruoli e ripetendo la prova, se necessario anche più volte. Alla fine si confrontano le opinioni per capire se il test ha messo in evidenza una soluzione rispetto all’altra.
Forse tutto questo potrà sembrarvi anche un pelino esagerato o ossessivo, ma di sicuro porta a un risultato oggettivo, che è ciò che serve. Il fatto di non sapere che cosa si sta ascoltando, libera il giudizio da qualsiasi tipo di influenza. Per ultima precauzione, aziono gli switch più volte rapidamente, in modo tale da non far sapere se chi suona stia ascoltando la soluzione B oppure di nuovo la soluzione A. Questo viene fatto perché il cervello potrebbe associare un certo timbro al numero di click dell’interruttore e per un giudizio onesto anche questo va evitato.pedalbuild4Quando il circuito è definitivo, cerco di provarlo col maggior numero di amplificatori e chitarre possibile. Questo non viene fatto per questioni di universalità, ma soltanto per capire quali sono gli abbinamenti migliori con cui usare il nuovo pedale. Alla base di tutto questo lavoro c’è un fatto molto importante: al di là delle soluzioni tecniche, del timbro, delle armoniche e quant’altro, ciò che ho costruito deve emozionarmi e devo sentire come risponde “sotto le dita”. Esattamente come quando scelgo una chitarra, si deve instaurare il giusto feeling tra essere umano e oggetto. Se questo non succede è probabile che abbia sbagliato qualcosa.
Concludendo, per chi magari mastica un po’ della materia e volesse cimentarsi nella costruzione di un pedale originale, riassumo gli aspetti salienti di questo lavoro e gli step che seguo per portarlo a termine:

  • L’idea: il suono che cerchi lo hai in testa, si tratta solo di trovare il modo per farlo vivere tramite un circuito.
  • Trascrizione su carta, concretizzata con reti, calcoli, valori esatti dei componenti, scelte definite, anche se non definitive in prima battuta.
  • Costruzione del prototipo, lasciandosi gli spazi per modifiche, migliorie e cambiamenti.
  • Test di ascolto: il circuito va ascoltato e confrontato con ciò che già si conosce per farsi un’idea di cosa c’è che gira bene e cosa invece non va.
  • Correzioni: sedersi al tavolo e modificare sulla carta ciò che non ha soddisfatto.
  • Secondo test: ripetere questi ultimi due punti fino ad arrivare ad una soluzione soddisfacente; le modifiche si apportano una alla volta, non si possono modificare due parti del circuito contemporaneamente, perché così non si potrà sapere l’effetto dell’una e dell’altra variazione.
  • Ascolto con chitarre e amplificatori diversi: serve per capire come si comporta il nuovo circuito in situazioni diverse e quali sono gli abbinamenti migliori.
  • Blind test, con uno o più amici competenti che ci aiutino nelle nostre scelte.

Spero di aver dato il mio piccolo contributo a chi, mosso da curiosità o passione, volesse incamminarsi sulla via del DIY.
Vi saluto e alla prossima!

Costantino Amici – CostaLab