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Still Got The Blues #6

Bentornati cari MusicOffili, in questa sesta puntata andremo ad analizzare nel dettaglio alcune ritmiche "high range" e parleremo di uno stile denominato Uptown Blues; con questo termine in genere s'intende uno stile meno rurale (Robert Johnson non è ad esempio un'esponente dell'uptown blues) che non è però neanche

Bentornati cari MusicOffili, in questa sesta puntata andremo ad analizzare nel dettaglio alcune ritmiche “high range” e parleremo di uno stile denominato Uptown Blues; con questo termine in genere s’intende uno stile meno rurale (Robert Johnson non è ad esempio un’esponente dell’uptown blues) che non è però neanche jazz/blues (Wes Montgomery per intenderci). È appunto una via di mezzo fra quello che definiremmo down home blues ed il blues un pochino più contaminato dal jazz.
Ciò che lo caratterizza è proprio la presenza di accordi più sofisticati, per cui anche nei soli troveremo scelte melodiche più affini al jazz come concezione.
L’esponente principale di questo stile fu T-Bone Walker (“Strollin’ with Bone“, “Stormy Monday“).

Negli esempi a seguire, che saranno progressivi rispetto alla sofisticazione dei vocing, vedremo ancora una volta come la chitarra elettrica possa prendere il posto di una sezione fiati. Come per le ritmiche low range e medium range, la peculiarità dei riff che vedrete negli esempi sarà quella di essere brevi e ripetitivi.

Se ricordate i due esercizi high range della prima puntata, sicuramente il primo esempio che segue non vi sembrerà molto differente se non per il pattern ritmico.
Abbiamo dunque un blues in A che inizia non con il classico A7 ma con A6 diteggiato sulle prime 4 corde in quinta posizione. Il primo attacco è sul levare dell’1 ed è importante mantenere il suono dell’accordo per tutta la sua durata fino alla duina sul 3 dove eseguiremo prima G#6 sul battere per poi tornare al A6 sul levare. La stessa figurazione si ripete spostata sul battere dell’1 nella seconda misura.
Lo stesso pattern ritmico delle prime due misure si ripete identico per gli altri accordi del blues cambiando solo nel turnaround finale (che è uguale a tutti quelli che abbiamo visto nelle puntate precedenti).
Di nuovo abbiamo visto come possiamo abbellire le nostre ritmiche con dei passaggi cromatici di semitono.


Possiamo però anche usare abbellimenti con passaggi di tono? Certamente sì!
A tal proposito una “mossa” molto comune nell’uptown blues è quella di passare su uno stesso grado dall’accordo di sesta a quello di nona.
Prendiamo come esempio il A6 che abbiamo suonato finora; è composto dalle note A-C#-F#-A. Se spostiamo il voicing un tono sotto otteniamo G-B-E-G, che è appunto un rivolto del A9 senza la terza. Dunque i due accordi sono intercambiabili tra di loro.
Ed è esattamente quello che vedrete nel secondo esempio sulle prime 4 misure del primo grado.
Applichiamo lo stesso metodo anche al quarto e quinto grado, dove però non prendiamo l’intero accordo di nona dominante, ma soltanto il voicing sulle prime 3 corde.
Fate molta attenzione all’acciaccatura con lo slide: non è necessario premere troppo sulle corde per mantenere una buona presa. Il mio consiglio come sempre è quello di studiare il passaggio molto lentamente all’inizio in modo da acquisire il giusto agio ed ottenere il miglior sound possibile in termini di pulizia e volume.


Il terzo esempio invece prende spunto da un voicing che spesso troviamo nel funk (“Kiss” del grande Prince ne è un perfetto esempio) ma che era già in uso negli anni ’50 da parte di Robert “Junior” Lockwood. L’accordo di nona dominante, con la settima al basso, sulle prime 4 corde.
Piccolo flash su Robert Lockwood: il suo patrigno fu Robert Johnson, ecco il perché del “Junior”.
Fu il chitarrista del grande armonicista Little Walter e insegnò più di qualche trucco del mestiere anche al mitico Freddie King (incluso il voicing di cui sopra che trovate in “Hide Away“).

Questo voicing funziona molto bene se vi trovate in una sezione ritmica con un tastierista o un secondo chitarrista. Inoltre vi da la possibilità di lasciare molto spazio al cantante o ad interventi solistici dato il ritmo più dilatato.


Come sempre per tutti gli esempi avete il file audio di riferimento (grazie infinite a Damir Rapone per aver registrato la traccia di basso).

Nella prossima puntata vedremo altre ritmiche uptown con dei voicing più “duri” a livello sonoro e più tendenti al jazz come linguaggio.
C’è ancora bisogno vi ricordi di studiare trasportando gli esempi in tutte le tonalità?
Armatevi di ventilatore o condizionatore e… Long Live the Blues!Fabiana Testa