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La storia di Pino Rucher, un chitarrista da scoprire

C'è una inimmaginabile presenza di artisti dal nome relativamente altisonante ma che hanno lasciato un contribuito in momenti musicali di spessore storico.

In questa cerchia di personaggi rientra colui di cui si parla in questa sede, vale a dire Pino Rucher. Un nome che non sfuggirà ai veri cultori della musica nazionale dell’ultimo secolo, ma che invece potrebbe non dire molto ai più: come vedremo, si scoprirà che ad aver ascoltato la voce della sua chitarra, seppure inconsapevolmente, sono tuttavia tantissimi.

Una storia che inizia da lontano

Rucher nasce nella foggiana Manfredonia il giorno di capodanno del 1924. Il legame con la chitarra era evidentemente scritto nel destino di questo personaggio, dato che inizia già a nove anni con lo strumento portatogli in dono dal padre tornato da oltreoceano.

Dopo i primi passi da autodidatta e il percorso di formazione didattica e artistica nella regione, Pino subisce la forte influenza musicale portata dalla presenza delle truppe americane sul territorio: sono infatti quelli gli anni in cui la componente jazzistica, e lo Swing in particolare, iniziano la semina che porterà a dei rigogliosi germogli di uno stile che sarà elaborato in chiave nazionale da quello originario a stelle e strisce.

In quel periodo il percorso chitarristico di Pino Rucher prenderà una decisa svolta verso il Jazz, un orientamento testimoniato dalle successive opere di trascrizione di grandi chitarristi del genere come Wes Montgomery e Joe Pass.
Di tale vena possiamo ascoltare una bella testimonianza in questa raccolta di performance su apprezzati standard del genere:


Tra radio, televisione e cinema

Nel periodo tra gli anni ’50 e i ’70 Rucher prestò la sua arte in una serie di incisioni che contano i nomi di artisti cardine della musica tradizionale italiana e che diedero voce alle radio di tutto il paese: da Domenico Modugno a Mina, da Claudio Villa a Rita Pavone, da Gianni Morandi a Gino Paoli. Occasioni in cui il chitarrista e arrangiatore pugliese portò il suo contributo di stile, assolutamente compatibile con la contaminazione d’oltreoceano tutt’altro che inusuale nella musica popolare nazionale di quegli anni.

Da menzionare una lunga militanza tra le fila di organici orchestrali televisivi, su tutti quello della RAI, con la partecipazione a eventi di grande popolarità come il Festival di Sanremo.
Dal punto di vista stilistico, è particolarmente rilevante il suo contributo nella musica per film, al fianco di Maestri della colonna sonora come Luis Bacalov ed Ennio Morricone. Fu al servizio di quest’ultimo che Pino Rucher contribuì in maniera decisiva a sdoganare l’utilizzo della chitarra elettrica nel genere western all’italiana, suonando tra le altre cose le tracce da solista nel cult “Per un pugno di dollari“.

Una visione dello strumento in anticipo sulle sonorità più moderne, quantomeno per gli standard italiani dell’epoca, si manifesta anche nel tema della pellicola “Un dollaro tra i denti“, realizzata con il Maestro Benedetto Ghiglia:

L’eredità stilistica

Lo spessore del lascito musicale di Pino Rucher si può riscontrare nei tanti attestati di stima eccellenti che gli sono stati tributati, come quello del Maestro Morricone udibile in sottofondo nella home page del sito web ufficiale, oppure quello toccante del paroliere Franco Migliacci, non tacendo infine sull’omaggio del grande Lucio Dalla.

Ma al di là delle parole, per autorevoli e preziose che siano, resta valido l’invito all’ascolto e alla visione dei contributi che ci permettono di mantenere viva la memoria di questo artista, come ad esempio quelli presenti sul suo canale YouTube ufficiale.
Pino Rucher ci ha purtroppo lasciati nel già lontano 1996, ma gli sopravvive un contributo artistico che è davvero degno di essere conosciuto.

Immagini di copertina su gentile concessione © pinorucher.it