HomeStrumentiBatteria & Percussioni - Test & DemoThe Dry Side of the Paiste

The Dry Side of the Paiste

La serie Masters, lanciata dall'azienda elvetica nel 2011 come collezione di 12 ride realizzati in bronzo B20 (lega che Paiste chiama CuSn20), da allora ha conosciuto una serie di periodiche espansioni, particolarmente significative nel 2014, con l'aggiunta di crash e hi hat, e l'anno passato, quando sono stati aggiunt

La serie Masters, lanciata dall’azienda elvetica nel 2011 come collezione di 12 ride realizzati in bronzo B20 (lega che Paiste chiama CuSn20), da allora ha conosciuto una serie di periodiche espansioni, particolarmente significative nel 2014, con l’aggiunta di crash e hi hat, e l’anno passato, quando sono stati aggiunti numerosi modelli di peso leggero per venire incontro a una chiara richiesta in tal senso da parte del mercato. 

Anche quest’anno, in occasione dell’edizione invernale del NAMM Show, Paiste ha arricchito questa sua serie professionale con diversi modelli, alcuni dei quali abbiamo potuto provare in anteprima (clicca qui per l’articolo sui crash).

I Dry Ride da 21″ e 22″ hanno la superficie superiore che presenta, procedendo dal bordo verso il foro al centro della campana, un’alternanza di cerchi concentrici brillanti e scuri, frutto di livelli diversi di tornitura. La superficie inferiore è invece interamente non tornita e presenta una colorazione che tende al grigio scuro.

Sempre nella parte inferiore si trova, serigrafato, un piccolo cerchio all’interno del quale troviamo il logo Paiste e un numero di serie, le cui prime due cifre identificano l’anno di fabbricazione (ad esempio, 17xxxx indica il 2017; 18xxxx il 2018). Lo spessore dei due piatti è medio: il 21″ pesa 2.300 grammi circa, che diventano più o meno 2.600 per il modello da 22″ ed entrambi presentano campane poco pronunciate.

Paiste Masters Dry Ride 2018

L’aspetto sonoro che maggiormente li contraddistingue è la straordinaria definizione del ping – ossia dei colpi portati in serie con la punta della bacchetta sul corpo del piatto – che rende possibile l’esecuzione di pattern d’accompagnamento anche molto articolati. 

Il suono prodotto è decisamente asciutto, ma non privo di calore, con un’intonazione complessiva alquanto scura e un wash (l’alone generato dal ‘cuscino’ di armonici messo in vibrazione dalla percussione) di molto ridotto, ma comunque piacevolmente presente soprattutto nel Dry Ride da 21″. Colpito con forza sul bordo, quest’ultimo reagisce in modo accettabile, anche se la ‘crashabilità’ non è certo la sua dote migliore.
Buono in termini di volume e abbastanza definito il suono della campana, ben integrato nella sonorità complessiva di un piatto che può risultare perfetto per suonare diversi generi contemporanei, dall’R&B all’Hip-Hop, passando anche per il Jazz ‘elettrico’.

Paiste Masters Dry Ride 2018

Il Dry Ride da 22″ possiede anch’esso un timbro asciutto e controllato, con un’intonazione medio-bassa accentuata per via del suo peso non elevatissimo. Gli armonici sono quasi totalmente assenti e sarà meglio evitare la tentazione di colpirlo forte al bordo a mo’ di crash. La campana è piccola, ma fa onestamente il suo dovere. Come nel caso del Dry Ride da 21″, anche questo è un piatto che può dire la sua come strumenti principale di accompagnamento nei generi più contemporanei.

Per dare un occhio ravvicinato alla serie Masters visita il sito ufficiale Paiste, i cui piatti sono distribuiti in Italia da Aramini Strumenti Musicali.

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