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Daniele Camarda

Daniele Camarda, un musicista nei 5 continenti

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Come costruttore di strumenti, ho avuto un rapporto speciale con Daniele Camarda. Daniele è un musicista originale ed alla ricerca di suoni e sonorità non scontate...

Proprio per questo, le sue richieste, mi hanno dato ispirazione e la possibilità di spingere la ricerca costruttiva soprattutto verso lo strumento semiacustico o parzialmente acustico. 

Daniele Camarda è nato nel ’77 ed è cresciuto a Messina, in Sicilia. Nel ’98, dopo aver vinto una borsa di studio, si trasferisce a Boston dove studia al Berklee College of Music, ricevendo un premio come Outstanding Performer ed un Bachelor Degree – Summa Cum Laude. Durante gli anni a Berklee  ha suonato tra Boston e New York.
Nel ’01 si trasferisce a NY dove suona in una varietà di contesti differenti. È stato in tour in Sud Africa con la rock-band Swim, in India con il progetto di danza e musica “Akhra ” (con la giapponese Chieko Mori al Koto) ed in Svizzera con il  vibrafonista Dave Samuels.
Il compositore argentino Nicolas Sorin ha scritto per Daniele una composizione per basso preparato, loops e big band.

Daniele Camarda

Nel ’04 ha adottato uno stile di vita nomade, per approfondire la sua formazione musicale e soddisfare curiosità antropologica. Ha esplorato il sub-continente indiano ed il Medio Oriente, l’ Europa ed il Nord Africa.
Innumerevoli le collaborazioni e tournée. È stato attivo come turnista per major labels con il cantautore Ivan Segreto (Sony) e la latin pop star Miguel Bosè (Warner); in tour in Italia ed in Germania con il Lionel Loueke Trio e il Sebastian Muller 5tet.
Nel ’13 pubblica “Sound Act”, solo performance per 7 corde ed elaborazione digitale.

È stato un piacere sottoporgli qualche domanda per capire meglio il suo mondo musicale. 

Quale pensi sia la funzione di uno strumento musicale?

Permettere l’espressione del musicista per mezzo del suono.

Qual è l’elemento più importante di uno strumento: la dinamica la sonorità la praticità?

La capacità di cogliere il tocco e le nuances dello strumentista con la maggiore trasparenza e dettaglio possibile.

Meglio versatile o con un focus preciso su una caratteristica specifica?

Nel mio caso gli strumenti nascono sempre da esigenze soniche e/o di registro molto specifiche ma questo non ne pregiudica necessariamente la versatilità. Il mio 7 corde, strumento principale durante gli ultimi dieci anni, mi ha accompagnato in contesti diversissimi dal pop al metal-jazz, dal flamenco alla solo performance, dalle installazioni multimediali al noise.

Dal vivo ed in studio, quali le caratteristiche specifiche per le situazioni?

Come sopra, trasparenza nella resa dei dettagli.

Una volta c’era solo il Fjazz con cui si suonava dal punk al jazz.  Quanto il riferimento sonoro (degli anni 60-70-80) è importante oggi?

Non lo è nel mio caso, ciò che conta è ricercare il mio suono ed avere uno strumento trasparente e dettagliato.

Qual è la qualità più interessante che stimola il musicista? 

Uno strumento che ti spinge in nuove direzioni é l’ideale nel mio caso per questo ognuno dei mie Manne è un universo a se stante.

Daniele Camarda
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Quanto uno strumento elettrico modifica la voce con il tempo, succede con tutti gli strumenti? 

Credo che le camere tonali facciano parecchio la differenza in questo caso. I miei strumenti cambiano suono molto rapidamente, si “aprono” nella direzione nella quale il mio playing li spinge. La stessa cosa avviene con gli strumenti solid body ma con tempi parecchio più lunghi.

Alcuni affermano che negli strumenti elettrici conta solo il pickup, o che sia il pickup il responsabile del 90% del suono. È una opinione superficiale?

Sicuramente i magnetici possono colorare parecchio e volutamente il suono e dunque possono essere responsabili principali del timbro dello strumento. Esistono però pickup volutamente più trasparenti, come i piezo installati nei miei Woody e Multi che catturano la vibrazione della corda e di tutto lo strumento ed in questo caso la scelta dei legni, la presenza di camere tonali ed il tipo di aggancio del manico finiscono per influire parecchio sul suono finale.

Quale pensi siano i metodi migliori per un giovane musicista per apprendere la tecnica e sviluppare la propria musicalità. Qual è la differenza tra le scuole italiane, europee, americane e la recente esperienza in medio oriente?  

Credo che sia fondamentale dedicarsi tanto ed a fondo all’ascolto ed allo studio delle tradizioni musicali, quante più possibile ed a prescindere dallo strumento che si suona. Comprendere cosa è stata la musica in relazione ai luoghi, ai tempi ed agli accadimenti.
In questo momento storico si ha grande facilità di accesso a qualsiasi musica online e c’è il rischio che per questo si tenda ad ascoltare un po’ di tutto in modo relativamente superficiale.
Fino a prima dell’avvento dello streaming anche una semplice vacanza o un viaggio richiedevano una scelta oculata di quali nastri o cd portarsi appresso, bisognava ascoltarsi attentamente dentro per scegliere di conseguenza e per poi vivere (abitare quasi) quelle musiche ascolto dopo ascolto, assorbendo lezioni importanti e formative per osmosi.
Il rischio per le giovani generazioni, e parlo tanto degli studenti quanto dei giovani musicisti con già progetti propri, è che si finisca con l’avere tutti più o meno un’unico suono conseguenza delle stesse influenze conseguenti agli stessi trends, popolari o di nicchia che siano; e che si perda la connessione con come la musica si sia sviluppata sul pianeta secolo dopo secolo.

Detto ciò può essere di grande aiuto avere un punto di riferimento forte, un musicista più esperto con il quale instaurare un percorso formativo one-on-one.

Riguardo la mia recente esperienza a Dubai invece, posso dirti che sono stato chiamato ad immaginare e progettare una scuola di musica ed un centro di produzione multimediale da zero e come parti di un dipartimento di arti performative all’interno di una facility di 6000 m2 che include corsi di yoga, pilates, meditazione, bodywork e fitness.
Ho lavorato con loro dall’Italia per tutto il ‘17 e ‘18 per poi trasferirmi negli Emirati dove ho trascorso poco piú di un anno per supervisionare i lavori, occuparmi del recruitment e training del team di docenti, selezionare le tecnologie, gestire le operazioni di marketing per il lancio e scrivere e commissionare curriculum per corsi propedeutici per bambini (ispirati al sistemi Montessori, Steiner e Dalcroze), Voice Circles, Drum Circles per principianti, corsi di strumento in musica moderna ed araba, e corsi di performance, composizione e produzione elettronica.
È stato un lavoro entusiasmante, complesso e profondamente formativo da vari punti di vista, incluso quello manageriale, e che ho voluto mi coinvolgesse solo fino al primo trimestre dall’apertura per poi essere libero di tornare a dedicarmi ai miei lavori musicali a tempo pieno.
Adesso vivo in Italia ma se passate da Dubai vi consiglio di visitare StudioRepublik, il suo dipartimento di musica e tutto il resto di ciò che vi accade all’interno.

Qual è l’esperienza che ti ha fatto crescere di più professionalmente? Quali sono state le collaborazioni più stimolanti?

Sono una persona che tende all’apprendimento in ogni istante ed in ogni circostanza ma se devo citare solo un’ esperienza musicalmente determinante è stata senza alcun dubbio l’opportunità di una serie di sessions in duo ed in trio con Rakalam Bob Moses al New England Conservatory di Boston tra il ‘00 ed il ‘01.
Erano appunto delle lunghe sessions inframezzate da lunghe discussioni e Rakalam mi ha trasmesso tantissimo proprio in un momento cruciale, quando stavo uscendo da Berklee ma cominciavo già a suonare a NY dove mi sarei trasferito di li a poco.

Daniele Camarda e Andrea Ballarin
Daniele Camarda e Andrea Ballarin

Parlaci dei tuoi progetti futuri...

Sto terminando adesso un nuovo lavoro in solo per 7 corde ed elettronica, rimasto in standby durante gli ultimi 2 anni e frutto di un periodo di ricerca e sperimentazione a cavallo tra il ‘16 e ‘17 dopo aver terminato un ciclo di solo performances dal vivo in Europa e Medio Oriente. Uscirà subito dopo l’estate.
Seguirà un lavoro in duo con il chitarrista Lionel Loueke.  Entrambi i progetti dovrebbero andare on the road tra primavera ed estate del prossimo anno.

Parallelamente a ciò, sul fronte didattico ho inaugurato in primavera un programma di coaching online che sta dando ottimi frutti e che mi vede coinvolto tanto con studenti giovani quanto con già affermati musicisti di fama internazionale.
Gli argomenti trattati variano di caso in caso ed i corsi sono creati su misura per ogni singolo individuo: dal coding in max/msp per creare i propri sistemi di processing digitale alla tecnica per strumenti a corda (non solo per bassisti, ma anche per chitarristi e suonatori di oud ad esempio), da approcci all’improvvisazione (per tutti gli strumenti) all’ottimizzazione delle proprie schedule di studio e produzione, da strategie per solo performance alla composizione e tanto altro. 

Inoltre, in autunno inaugurerò il mio Online Studio che offrirà un ampio ventaglio di corsi pre-registrati per musicisti in genere, per strumentisti a corda e per bassisti nello specifico.
Sul fronte del design, ho creato una linea di plettri in legno a tre punte diversificate in collaborazione con Zwart Plectrums e prevedo di ampliare la gamma di chitarre e bassi Multi, una serie co-creata su cui sai già tutto perché sarà creata proprio con te e la tua Manne Guitars.

Un articolo a cura di Andrea Ballarin – Manne Guitars