Mai come quest’anno abbiamo avuto bisogno di musica e di dischi, soprattutto nel periodo di lockdown. Che si parli di oggetti fisici, vinili o cd, oppure di streaming e file digitali, ogni persona ha tracciato la sua colonna sonora.
Abbiamo quindi chiesto, come da tradizione, ad ognuno dei membri del nostro staff di scegliere un disco o un singolo che è riuscito a scaldargli il cuore in questi 365 giorni di alti e bassi.
Se il buon Salvatore Pagano ha già lasciato i suoi numerosi consigli nel suo video di Natale speciale di Ti Consiglio un Disco, iniziamo ora con il fondatore e CEO di Musicoff, nonché conduttore quest’anno di tantissime dirette web, Thomas Colasanti, che ha scelto il disco di un chitarrista italiano e nostro grande amico, Claudio Pietronik e il suo Ad Astra.
Lasciamo quindi a lui, e di seguito agli altri componenti dello staff in ordine alfabetico, la parola!
Sono sempre stato affascinato dai temi musicali di grande lirismo e dalle atmosfere suggestive, che generano immagini nella mia mente durante l’ascolto. Di solito me le aspetto da grandi colonne sonore, ma è la prima volta che mi capitano in un disco “chitarristico”.
Claudio Pietronik, con il suo Ad Astra, ha realizzato un album di altissimo livello: composizioni sempre centrate e ispiranti come nella migliore tradizione cinematografica, influenze di elettronica mai scontate e al servizio dell’architrave del mind flowing di Claudio.
Il tutto impreziosito da un chitarrismo eccezionale, estremo a volte, ma che risulta originale e personalissimo ad ogni passaggio.
I temi e gli assoli sono suonati con una precisione e un’intonazione maniacale ed è davvero pregevole la dedizione ad ogni singola inflessione dinamica; segno, da non lasciare in secondo piano, del talento e dell’esperienza di Claudio Pietronik sulla sei corde.
Uno dei dischi più belli che ho potuto gustare negli ultimi anni, che mi ha riportato alla mente lo stile di grandi compositori del ‘900 come Vangelis, Silvestri e Moroder, per quelle colonne sonore che sono rimaste incise nella vita di tanti che, come me, hanno amato ed amano questo filone musicale e cinematografico.
Se a questo ci aggiungi un chitarrista di calibro stratosferico… beh allora il quadro è completo!
Alfredo Romeo ha scelto Trasparency del Dafnis Prieto Sextet
Il formidabile batterista cubano è qui in evidenza non tanto per le pur straordinarie doti tecniche, quanto per la sua vena compositiva nell’amata formazione in sestetto: raffinate parti d’insieme incorniciano le spericolate improvvisazioni dei musicisti chiamati all’impresa (Román Filiú e Peter Apfelbaum, sax, Alex Norris, tromba, Alex Brown, piano, Johannes Weidenmueller, contrabbasso).
Il Latin Jazz è decisamente vivo e in buone mani!
Antonio Cangiano ha scelto Fuori dall’ Hype – Ringo Starr dei Pinguini Tattici Nucleari
Edizione 2020 del loro disco post-sanremese con l’aggiunta di tre brani (Ringo Starr, Bergamo e Ridere) che sono un ulteriore aggiunta alla pubblicazione più pop-oriented del gruppo.
Disco molto leggero all’ascolto, non “estremamente” impegnativo, che accompagna in diversi contesti e momenti della giornata, raccontando (seppur in qualche caso in maniera troppo ripetitiva) alcune tematiche degli under 30 del nostro millennio, con però degli spunti di storytelling molto interessanti e per certi versi anche poetici.
Molti sono i riferimenti alla cultura pop di diverse decadi, il che lo rende appetibile anche a un pubblico leggermente più adulto rispetto a quello di soli adolescenti.
Lo reputo, per chi non li avesse mai ascoltati prima, uno di quei dischi “per iniziare” seppur sia l’ultimo in ordine cronologico, perchè permette un ascolto “mano nella mano” per poi passare a ascoltare brani molto più impegnati dal punto di vista di impronta creativa (vedi Cancelleria o Test di ingresso a medicina), per chi invece è un ascoltatore più navigato potrà apprezzare il loro approccio al pop sicuramente personale per molti aspetti nonostante si possano trovare “banali” alcune scelte di stile.
Carmine “Misterpixel” ha scelto Non C’è di Edoardo Bennato
“Una di notte, c’è il coprifuoco
E pensare che all’inizio
sembrava quasi un gioco
Ora non c’è più tempo per pensare
Tutti dentro, chiusi ad aspettare…”
Sembra l’incipt di una canzone scritta in una delle tante zone rosse del nostro bistrattato paese, un ironico grido di un nuovo e irriverente cantautore che nasconde tra le note l’istinto di di sopravvivenza dell’uomo moderno. Ma non si ferma qui, continua con un messaggio di dubbia tranquillità che sembra venire da un potere che non sa dove affondare le sue sicurezze:
“Bravi, su, bravi ragazzi
Ma non è il caso di agitarsi
Bravi, su, fate i bravi ragazzi
Vedrete che poi sistemeremo tutto”
Attuale e verace ma incredibilmente scritta oltre 45 anni fa!!
È proprio lui con la sua immancabile 12 corde, Edoardo Bennato, che racconta la nostra Italia, le nostre paure, i nostri dubbi, analizzandoli attraverso una sapiente miscela di rock, blues, & folk.
Il tutto prodotto con l’aiuto di un grande musicista come Giuseppe Scarpato, suo fidato chitarrista da molti anni e protagonista anche di una delle nostre ultime dirette.
Le sue favole musica, le sue ballate i suoi nostalgici ritmi ci portano a volare attraverso un’isola che non c’è. Non c’è è per l’appunto il suo ultimo lavoro, un fantastico doppio “vinile” che racconta il passato come attualità sconvolgente e riunisce le sue nuove composizioni che sembrano scritte in un tempo indeterminato, ballate senza tempo coerenti con la realtà.
Canzoni senza tempo che fanno tornare indietro per teneri occhi aperti al futuro .dalla nostalgica un giorno credi, al fantastico quartetto d’archi di “dotti medici e sapienti” per passare alle ”Paure dell’uomo nero” “Perchè” c’è sempre “Una bella addormentata” che “tutti” gli “Italiani” stanchi delle “Maskerate” cercano di “Salvare il Salvabile” con il loro “Geniale” talento …..
Chiudere gli occhi e tornare a 12 anni quando le tue piccole mani si appoggiano su una astronave chiamata 12corde e tutti ti guardavano incantati mentra cantavi: “Bravi Ragazzi…”
Elisabetta Costanza ha scelto Desolation della Paul Audia Band
Lavorando per Musicoff ho la fortuna di conoscere più da vicino talenti musicali e musicisti d’eccezione, e anche quest’anno non posso che confermarlo parlandovi dell’album che più mi ha colpito in questo 2020: Desolation di Paul Audia.
Un disco composto da 7 brani, ciascuno con il suo stile e un sound molto suggestivo.
La voce di Paul – sempre diversa e mai scontata in ogni brano del disco – è perfettamente evocativa di uno stile rock vibrante, iconico e curato in ogni minimo dettaglio, dal retrogusto bohemien.
Ciascun pezzo poi, riascoltato più e più volte, mi ha regalato dettagli sempre nuovi ad ogni ascolto.
Veramente una perla da non perdere!
Filippo Andreacchio ha scelto Namastereo di Yosonu
È il disco del 2020 che voglio condividere con tutti voi. Nove tracce pubblicate il primo di aprile, in piena pandemia e non c’è niente da scherzare.
“Cucumanda” (track 2, la mia preferita) è il primo estratto uscito con videoclip e si pregia della collaborazione dei clarinetti bassi di Enrico Gabrielli. Non mancano altre interessanti partecipazioni che rendono Namastereo un disco prezioso.
È assodato che Giuseppe Costa (in arte Yosonu) soffre di polistrumentite cronica (moderna benedizione!) e il quadro clinico sembra peggiorare: batterie elettroniche, percussioni, voci, kalimba, beatbox, marranzano vietnamita, body percussion, bidoni e oggetti a sublimare l’attitudine da “one man orchestra”.
Namastereo è libero, psichedelico, articolato, evocativo, ossessivo, politico, elettronico, industriale, popolare. Nella seconda traccia una lirica calabra recita: “Cu mangia, cu mbivi e cu mori disiandu” ovvero chi mangia, chi beve e chi muore desiderando… con buona pace per chi crede che dopo la pandemia saremo tutti migliori.
Francesco Passarelli ha scelto il disco omonimo di Viola Nocenzi
10/11/20: lettera da Marte, uno sprazzo improvviso di ottima musica, anche se i sentori e le note erano nell’aria grazie a frammenti che Viola ogni tanto dispensava, fino a questi 7 gioielli 7!
L’immersione per decenni nella “sana musica di famiglia”, i testi (6/7) di Alessio Pracanica, la collaborazione dei ragazzacci dello Zoo di Berlino (che conosco personalmente), la direzione artistica di Gianni e il suo indiscutibile talento sono gli elementi che hanno portato a livelli altissimi in ogni nota, canto, vocalizzo…
Ascoltare bisogna!
Giacomo Pasquali ha scelto il singolo There Is A Dream di Unidentified Flying Project
La mia “release” preferita di quest’anno è sicuramente “There Is A Dream” di Unidentified Flying Project, il primo singolo di questo, a mio avviso interessantissimo, progetto il cui album vedrà luce nel 2021.
Il progetto include qualcosa come 70/80 figure (musicisti/artisti/ecc), una 20ina di studi di registrazione, il tutto orchestrato da Simon Wood Harris, autore, produttore ed arrangiatore dei brani.
In “There Is A Dream”, per fare due nomi, troviamo Jeremy Stacey (Robbie Williams, Steven Wilson, attuale batterista dei King Crimson), Pino Palladino (John Mayer, Elton John, NIN).
Il brano è di una bellezza che mi ha disarmato, non sentivo qualcosa di così autentico e profondo da molto tempo.
È interessante sia godere di questa musica, sia capire e studiare come tanti “grandi” possano sedersi al tavolo di una canzone ed essere al servizio di essa.
Mattia Mei ha scelto Ohms dei Deftones
Uscito proprio mentre ero intento a rispolverare quel capolavoro Nu Metal che è White Pony (vent’anni e non sentirli), Ohms dei Deftones è la novità che meglio rappresenta il mio 2020 alla riscoperta delle origini musicali.
La band non si snatura e resta fedele al proprio mix di rabbia e introspezione, di melodia e crudezza, e fa bene visti certi esperimenti altrui non sempre brillanti.
Quest’anno c’era bisogno di certezze e i Deftones me ne hanno regalata una, senza per questo risultare nè banali nè superati.
Stefano Tavernese ha scelto Dove Tia O Vento di Beppe Gambetta
L’album che Beppe ha pubblicato in quest’anno difficile ha un grande valore sotto diversi aspetti.
Il primo è il salto in avanti come autore e interprete di testi in italiano o nell’amato e suggestivo dialetto genovese come nella canzone che dà il titolo all’album, un piccolo capolavoro giustamente premiato dal Club Tenco.
Il secondo è la qualità oggettiva di un lavoro in cui la chitarra riesce a interpretare gran parte dei sentimenti ed emozioni che ci accomunano in questo periodo impegnativo.
Bellezza!
E voi quale disco consigliereste tratto da questo 2020? Fatecelo sapere nei commenti!
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